venerdì 16 giugno 2023

"La ragazza tatuata", Joyce Carol Oates

 

Carmel Heights (Stato di New York), autunno 2002. Joshua Seigl, ha 38 anni e tanti soldi, in gran parte ereditati dai genitori, come la villa in cima alla collina del suo quartiere borghese. Ma Seigl non vive solo di rendita: è un letterato, un traduttore di opere latine e greche, uno studioso, viene invitato a conferenze e a tenere lezioni in atenei prestigiosi. La notorietà la deve, però, al suo unico romanzo di narrativa, "Le ombre", pubblicato dodici anni prima e che racconta l'Olocausto che a Dachau aveva sterminato la famiglia del padre ebreo.
E' ottobre quando si rende conto di avere bisogno di un assistente, che metta un po' d'ordine fra le sue carte e i suoi manoscritti, ma anche nella sua vita. Iniziano i colloqui e i candidati, tutti dotati di un bel bagaglio culturale e di grande ammirazione verso l'autore, vengono scartati a uno a uno, spesso per futili motivi.
E quando ormai ha smesso di cercare, d'istinto propone il lavoro a una ragazza appena conosciuta la cui ignoranza è forse più vistosa del brutto tatuaggio che le sfigura la guancia destra.

Scritto nel 2003 (e dedicato a Philip Roth), è uno di quei romanzi che non arriva subito. Per buona parte delle sue 357 pagine è stata per me una lettura piuttosto lenta. In ogni attimo ho goduto del piacere della scrittura della Oates, senza però riuscire ad appassionarmi alla storia che mi veniva raccontata.

E mi dispiace di essere stata superficiale non cogliendo subito l'importanza della contrapposizione fra i due protagonisti.
La vita di Seigl facilitata dal denaro di famiglia, una persona che - pur rifuggendo per indole lo sfarzo - è così abituata al benessere da non rendersi neppure conto di vivere al di fuori del mondo comune.
E quella di Alma, cresciuta nel degrado e nell'ignoranza assoluti, senza radici, senza istruzione, vittima di abusi e di sfruttamento. Una ragazza convinta che la violenza di un uomo ai danni di una donna sia il segno di quanto lui tenga a lei e che il modo per addolcirlo sia dimostrargli devozione assoluta. Una ragazza ignorante, pronta a fare sue le teorie negazioniste dell'uomo - altrettanto ignorante e ovviamente violento - a cui si lega.

"Quelli che negavano l’Olocausto sapevano benissimo che l’Olocausto era avvenuto."

Un romanzo intenso, fatto di solitudine e di divario sociale, con un finale spiazzante, che avrei definito coraggioso se a firmare il libro fosse stata un'altra penna, ma che partorito dalla Oates è solo una grande conferma.

PS: una curiosa coincidenza. In questi giorni sto leggendo anche "Una passeggiata nei boschi" dove Bryson descrive le bellezze naturali del lungo sentiero che corre per più di tremila chilometri lungo gli Appalachi. 369 km di quel sentiero fanno parte della Pennsylvania e Alma è originaria di quella zona (nello specifico di Akron) e racconta di come sia scappata perché la sua terra brucia da decenni. Non è un'invenzione letteraria: Akron si trova a un centinaio di chilometri dalla cittadina fantasma di Centralia, dove l'incendio scoppiato nel 1962 nelle miniere di antracite nel sottosuolo brucia ancora e si prevede che non si spegnerà prima di duecentocinquant'anni. La causa di ciò è imputabile all'uomo: per ordine del consiglio comunale i vigili del fuoco bruciarono dei rifiuti in una miniera abbandonata, ma non spensero correttamente il fuoco che finì col raggiungere i depositi di antracite causando il disastro ambientale.


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