Gavin Maxwell, autore e naturista scozzese, entusiasta cacciatore di cervi durante la giovinezza, alla fine della Seconda Guerra Mondiale comprò l'isola di Soay impiantandovi una fabbrica per la lavorazione dell'olio di squalo elefante, un'impresa fallimentare che Maxwell chiuse dopo tre anni rivendendo l'isola. Nel 1959, quando viveva a Londra, un amico gli regalò una casetta disabitata nella baia di Sandaig (da lui ribatezzata Camusfeàrna), sulle Highlands occidentali, lontana da tutto e da ristrutturare.
L'anello di acque lucenti è quello su cui si affacciava la casa. Maxwell la abitò con una certa discontinuità per circa nove anni, fino al 1968 quando venne distrutta da un incendio. Luì morì a Inverness l'anno successivo per cancro ai polmoni. Aveva 55 anni e le sue ceneri sono tornate a Camusfeàrna.
Il cottage era ben più isolato di quanto già non sembri guardando la fotografia, lontano alcuni chilometri dalla casa più vicina e sette miglia marine dal primo villaggio. Maxwell è stato a lungo senza elettricità e otto anni senza acqua corrente. Nella prima parte del libro descrive i disagi, ma anche in vantaggi del vivere lontano dall'inquinamento industriale e dalla vita urbana. Descrive ciò che vede uscendo all'aperto, non solo il mare, ma il torrente, la cascata, il bosco... E racconta di cervi, cerbiatti, foche, orche, gatti selvaggi, agnelli, aquile, gabbiani...
E all'inizio c'era anche un cane, il suo Jonnie. Dopo la sua morte (di vecchiaia) per oltre un anno non ebbe altri animali in casa, finché all'inizio del 1956 fece un viaggio nel sud dell'Iraq. E lì maturò l'idea di prendere una lontra, pensando che in un posto come Camusfeàrna, così circondato dall'acqua, si sarebbe ambientata benissimo.
Le lontre sono animali splendidi di cui mi sono innamorata da ragazzina vedendo un documentario su una lontra domestica. Non ricordo assolutamente dove vivesse, ma con l'avvento dei social ho trovato su YouTube e su Instagram tantissimi canali di persone che convivono con una o più lontre. In Asia non stupisce che qualcuno al posto di un gatto o di un cane abbia una lontra e, da quello che ho visto in rete, sono dei bei terremoti. E sembrano molto felici.
Caratteristica delle lontre è il gioco perpetuo. Non smettono mai nemmeno da adulte e giocano per ore anche da sole. Sono incapaci da sveglie di stare senza fare nulla.
Alla fine del viaggio in Iraq Maxwell comprò un cucciolo di lontra che chiamò Chahala e che morì pochi giorni dopo, prima che lui lasciasse il Paese. Successivamente un amico gliene procurò un altro un maschio già svezzato, che lui chiamò Mijbil. In seguito si scoprì che apparteneva a una specie sconosciuta che venne chiamata Maxwell.
Qui inizia la seconda parte del libro, la migliore, dove Maxwell - che dice di essersi affezionato a Mij più che a qualunque essere umano nella vita - racconta le difficoltà dello spostamento continentale dell'animale, le prime tre settimane di vita nell'appartamento di Londra e quindi il trasferimento in Scozia all'inizio di maggio.
Camusfeàrna confermò di essere il luogo ideale per una lontra, animale gioioso e giocoso, allegro e perspicace, coraggioso e intrepido, dolce e affettuoso con i suoi simili, gentile con i compagni di torrente.
La descrizione di Mij che nuota nel mare in tempesta giocando fra le onde è meravigliosa, commovente e divertente al tempo stesso.
Purtroppo non è vissuto a lungo. Maxwell lo ebbe con sé soltanto un anno prima che un uomo del villaggio più vicino lo uccidesse a picconate per la pelliccia, scambiandolo per una lontra selvatica. E qui avrei molto da ridire: una lontra selvatica non merita di morire uccisa dall'uomo al pari di una lontra domestica. La sola differenza è che per la lontra domestica qualcuno piange e quello che Maxwell visse fu un lutto vero e proprio, che conosco bene.
Un anno dopo, e dopo aver sperimentato infruttuose convivenze prima con una femmina di lemure e poi con una scimmietta, si decise a prendere un'altra lontra, questa volta una femmina, Edal, che arrivò a Camusfeàrna nel maggio del '59: originaria della Nigeria, aveva otto mesi ed era stata allevata in casa da una coppia di scozzesi che, in procinto di partire per l'Africa, cercava da tempo qualcuno che la volesse per non doverla portare allo zoo.
Il libro termina quando Camusfeàrna non è ancora stata distrutta. Cercando approfondimenti in rete ho letto che in seguito Maxwell prese altre tre lontre e che la povera Edal morì nell'incendio.
Un libro diverso da quello che mi aspettavo: non è un saggio sulle lontre, ma un memoir dove l'autore parla più di se stesso che degli animali. Soprattutto non è, come scritto in copertina, "Una lettura meravigliosa per ogni amante della natura".
Lo sarebbe se Maxwell non fosse stato un cacciatore e un pescatore. Poco importa se nelle pagine finali - descrivendo il suo impegno a salvare animali in difficoltà, da un'avicola cieca a uno svasso cornuto imprigionato da una rete a un gabbiano ferito - ipotizzi di essersi trasformato in un soccorritore spinto dai sensi di colpa per la fame di sangue che da giovane aveva fatto di lui un accanito cacciatore. Se anche a un certo punto della sua vita ha smesso di sparare agli uccelli e alle volpi (per andare ad ammazzare squali...), la sua mentalità era quella di chi ritiene gli animali oggetti di cui noi possiamo beneficiare come meglio crediamo.
Una persona che davvero ha rimorsi per gli animali uccisi non racconta con orgoglio e divertimento di quando uccise una mamma di volpe, facendo sterminare i cinque volpacchiotti dai suoi cani per poi nascondersi aspettando il ritorno del maschio "facendolo secco" con una fucilata a cinquanta metri di distanza.
E questo è solo uno degli odiosi episodi che racconta.
Indubbiamente in quegli anni la sensibilità verso gli animali era un valore assai raro, ma quest'uomo era un naturista di professione.
Reading Challenge 2023, traccia di giugno: libri scelti per la copertina
L'anello di acque lucenti è quello su cui si affacciava la casa. Maxwell la abitò con una certa discontinuità per circa nove anni, fino al 1968 quando venne distrutta da un incendio. Luì morì a Inverness l'anno successivo per cancro ai polmoni. Aveva 55 anni e le sue ceneri sono tornate a Camusfeàrna.
Il cottage era ben più isolato di quanto già non sembri guardando la fotografia, lontano alcuni chilometri dalla casa più vicina e sette miglia marine dal primo villaggio. Maxwell è stato a lungo senza elettricità e otto anni senza acqua corrente. Nella prima parte del libro descrive i disagi, ma anche in vantaggi del vivere lontano dall'inquinamento industriale e dalla vita urbana. Descrive ciò che vede uscendo all'aperto, non solo il mare, ma il torrente, la cascata, il bosco... E racconta di cervi, cerbiatti, foche, orche, gatti selvaggi, agnelli, aquile, gabbiani...
E all'inizio c'era anche un cane, il suo Jonnie. Dopo la sua morte (di vecchiaia) per oltre un anno non ebbe altri animali in casa, finché all'inizio del 1956 fece un viaggio nel sud dell'Iraq. E lì maturò l'idea di prendere una lontra, pensando che in un posto come Camusfeàrna, così circondato dall'acqua, si sarebbe ambientata benissimo.
Le lontre sono animali splendidi di cui mi sono innamorata da ragazzina vedendo un documentario su una lontra domestica. Non ricordo assolutamente dove vivesse, ma con l'avvento dei social ho trovato su YouTube e su Instagram tantissimi canali di persone che convivono con una o più lontre. In Asia non stupisce che qualcuno al posto di un gatto o di un cane abbia una lontra e, da quello che ho visto in rete, sono dei bei terremoti. E sembrano molto felici.
Caratteristica delle lontre è il gioco perpetuo. Non smettono mai nemmeno da adulte e giocano per ore anche da sole. Sono incapaci da sveglie di stare senza fare nulla.
"Una lontra ha bisogno di scoprire ogni cosa e di ficcare il naso ovunque; soprattutto, deve sapere cosa c'è dentro a ogni contenitore costruito dall'uomo o dietro ogni ostacolo da lui eretto."
Alla fine del viaggio in Iraq Maxwell comprò un cucciolo di lontra che chiamò Chahala e che morì pochi giorni dopo, prima che lui lasciasse il Paese. Successivamente un amico gliene procurò un altro un maschio già svezzato, che lui chiamò Mijbil. In seguito si scoprì che apparteneva a una specie sconosciuta che venne chiamata Maxwell.
Qui inizia la seconda parte del libro, la migliore, dove Maxwell - che dice di essersi affezionato a Mij più che a qualunque essere umano nella vita - racconta le difficoltà dello spostamento continentale dell'animale, le prime tre settimane di vita nell'appartamento di Londra e quindi il trasferimento in Scozia all'inizio di maggio.
Camusfeàrna confermò di essere il luogo ideale per una lontra, animale gioioso e giocoso, allegro e perspicace, coraggioso e intrepido, dolce e affettuoso con i suoi simili, gentile con i compagni di torrente.
La descrizione di Mij che nuota nel mare in tempesta giocando fra le onde è meravigliosa, commovente e divertente al tempo stesso.
Purtroppo non è vissuto a lungo. Maxwell lo ebbe con sé soltanto un anno prima che un uomo del villaggio più vicino lo uccidesse a picconate per la pelliccia, scambiandolo per una lontra selvatica. E qui avrei molto da ridire: una lontra selvatica non merita di morire uccisa dall'uomo al pari di una lontra domestica. La sola differenza è che per la lontra domestica qualcuno piange e quello che Maxwell visse fu un lutto vero e proprio, che conosco bene.
Un anno dopo, e dopo aver sperimentato infruttuose convivenze prima con una femmina di lemure e poi con una scimmietta, si decise a prendere un'altra lontra, questa volta una femmina, Edal, che arrivò a Camusfeàrna nel maggio del '59: originaria della Nigeria, aveva otto mesi ed era stata allevata in casa da una coppia di scozzesi che, in procinto di partire per l'Africa, cercava da tempo qualcuno che la volesse per non doverla portare allo zoo.
Il libro termina quando Camusfeàrna non è ancora stata distrutta. Cercando approfondimenti in rete ho letto che in seguito Maxwell prese altre tre lontre e che la povera Edal morì nell'incendio.
Un libro diverso da quello che mi aspettavo: non è un saggio sulle lontre, ma un memoir dove l'autore parla più di se stesso che degli animali. Soprattutto non è, come scritto in copertina, "Una lettura meravigliosa per ogni amante della natura".
Lo sarebbe se Maxwell non fosse stato un cacciatore e un pescatore. Poco importa se nelle pagine finali - descrivendo il suo impegno a salvare animali in difficoltà, da un'avicola cieca a uno svasso cornuto imprigionato da una rete a un gabbiano ferito - ipotizzi di essersi trasformato in un soccorritore spinto dai sensi di colpa per la fame di sangue che da giovane aveva fatto di lui un accanito cacciatore. Se anche a un certo punto della sua vita ha smesso di sparare agli uccelli e alle volpi (per andare ad ammazzare squali...), la sua mentalità era quella di chi ritiene gli animali oggetti di cui noi possiamo beneficiare come meglio crediamo.
Una persona che davvero ha rimorsi per gli animali uccisi non racconta con orgoglio e divertimento di quando uccise una mamma di volpe, facendo sterminare i cinque volpacchiotti dai suoi cani per poi nascondersi aspettando il ritorno del maschio "facendolo secco" con una fucilata a cinquanta metri di distanza.
E questo è solo uno degli odiosi episodi che racconta.
Indubbiamente in quegli anni la sensibilità verso gli animali era un valore assai raro, ma quest'uomo era un naturista di professione.
Reading Challenge 2023, traccia di giugno: libri scelti per la copertina