sabato 24 giugno 2023

"La ragazza della palude", Delia Owens

 

Barkley Cove (Nord Carolina), 1952. Catherine Danielle Clark (Kya) è l'ultima di cinque fratelli  e non ha ancora compiuto sette anni quando la madre - stanca di quella esistenza da reietti nella palude e delle botte del marito - lascia figli e casa senza voltarsi indietro. La sua fuga causa un effetto domino: in rapida successione se ne vanno anche i due fratelli e le due sorelle maggiori, lasciando per quattro anni Kya sola con il padre, finché nell'inverno del '56 anche lui si eclissa come gli altri.
La bambina cresce in solitudine, abbandonata dalla famiglia ed emarginata dagli abitanti della cittadina, perché lei è solo uno scarto di palude da cui mettere in guardia i propri figli.
Ma quando Kya cresce diventando una bellezza selvaggia c'è chi si accorge fin troppo di lei, ad esempio Chase Andrews, il ragazzo più popolare di Barkley Cove. Un grande amore per Kya, un banale divertimento per chi conosce l'indole dissoluta di Chase.
Per questo, quando la mattina del 30 ottobre 1969 il cadavere del ragazzo viene ritrovato alla base della torre antincendio, è lo stesso vicesceriffo a ipotizzare la vendetta di un marito geloso, ma quando la signorina Pansy Price insinua che potrebbe essere stata la ragazza della palude tutti sono pronti a puntare il dito contro Kya anziché verso un onesto membro della società.

Scritto nel 2018, "La ragazza della palude" (titolo originale: "Where the Crawdads Sing", tradotto fedelmente per il film che ne hanno tratto e che recupererò senz'altro) è il primo romanzo di questa autrice, in precedenza coautrice di tre saggi.

Originaria del Nord Carolina, ha scelto di ambientare la storia nell'immaginaria cittadina di Barkley Cove in ricordo di coloro che per quattro secoli, fino alla seconda metà dello scorso, hanno vissuto ai margini della società nelle paludi. Erano persone in fuga: dai creditori, dai padroni di cui erano schiavi, dalla nave che avevano ammutinato o da quella su cui erano naufragati. La palude dava loro da mangiare e permetteva quell'esistenza priva di doveri, ma anche di diritti.

Il libro è entrato nella mia wish list nel 2020, quando è stato tradotto in italiano, e lì è rimasto senza che lo prendessi mai seriamente in considerazione finché a sorpresa (non l'unica) l'ho ritrovato nell'elenco dei 100 classici di nuova generazione stilato da Feltrinelli. E adesso che l'ho letto il suo inserimento mi stupisce ancora di più.

Non perché sia brutto, non lo è affatto, ma non l'ho trovato nemmeno così particolare da poter superare i prossimi decenni senza essere dimenticato.

La storia si sviluppa su due piani temporali diversi, e già qui non si distingue certo per originalità, anche se personalmente amo i libri che hanno uno sviluppo non lineare.
Nel passato conosciamo Kya bambina e ne leggiamo la crescita alternandola al presente, che inizia con la morte di Chase nel 1969, fino a raggiungerlo.

La vicenda presenta alcune inverosimiglianze, soprattutto legate alle capacità di Kya: intelligenza e istruzione sono due cose diverse, ma credo che anche nella nazione del "Yes, we can" sia davvero improbabile riuscire a diventare biologi e autori di libri senza aver studiato.
Ma è grazie alle sue infinite conoscenze che emerge uno degli aspetti migliori del libro: le descrizioni della palude, con la sua flora rigogliosa e la sua fauna selvaggia... dove clamorosamente mancano le zanzare! Immagino che la Owens non volesse rovinare la visione idilliaca che ha fornito, ma l'ha resa ridicolmente irreale e un romanzo serio dovrebbe essere in grado di superare certi rischi.

Dettagli a parte, le 414 pagine scorrono via velocemente e piacevolmente, è un libro che si fa leggere volentieri, ma non è un Gran Libro.
Il difetto principale è quello di voler essere tante cose perdendo sostanza: è drammatico, ma non è semplice narrativa perché c'è un delitto con tanto di processo, però non è un giallo vero e proprio perché l'omicidio di Chase fa sì da perno alla ricostruzione dei fatti, ma né lui né la sua morte sono protagonisti. E non è un rosa perché l'amore, pur diventando movente, resta ai margini.
E' un libro scritto per accontentare un po' tutti ed è forse questo il motivo per cui è finito fra i cento.

Nella classificazione delle mie letture ho deciso di etichettarlo come rosa crime: in copertina avrebbe potuto esserci il nome di Nora Roberts, il genere è quello. E dubito fortemente che fra cent'anni la Roberts e la Owens verranno ancora lette.

Reading Challenge 2023, traccia annuale di aprile: otto libri della propria wish list