martedì 30 gennaio 2024

"L'ultima cosa bella sulla faccia della terra", Michael Bible

 

"Le giornate calde dell’estate stavano per finire e faceva ogni mattina più freddo. Volevo veder cadere quell’ultima fioritura. Sentivo uno strano legame. Come se fosse l’ultima cosa bella sulla faccia della terra."

Harmony (North Carolina), una cittadina come tante dell'America rurale, lontana dalla frenesia e dal glamour. Uno di quei posti dove "non succedeva mai niente, non cambiava mai niente".
Ma nel 2000 a Harmony qualcosa è successo: una domenica mattina durante la messa Iggy ha percorso la navata della Prima chiesa battista con una tanica in mano, si è fermato, si è buttato addosso la benzina e ha acceso un fiammifero.

"Pensavo che se mi fossi dato fuoco avrebbero dovuto ascoltarmi. Ma nessuno lo fece."

La benzina gli è finita negli occhi e il fiammifero è caduto sul pavimento di legno: venticinque morti, ma fra loro Iggy non c'è.

Se avessi letto questo libro senza averne mai sentito parlare, probabilmente lo avrei apprezzato. E non posso dire di non averlo fatto. Ma i grandi proclami che ne hanno accompagnato l'uscita in Italia nel settembre dello scorso anno, insieme all'esaltazione di certe recensioni (Il libraio, Esquire, eccetera), avevano creato in me un'aspettativa enorme che è poi diventata un'enorme delusione, nonostante non reputi il libro deludente in senso assoluto.

Scritto nel 2020, titolo originale "The Ancient Hours" (credo che un "I tempi andati" possa essere una traduzione più adatta di quella letterale che mi fornisce Google), è un librino di appena 135 pagine divise in quattro parti ambientate in annate diverse e dove cambiano le voci narranti che, però, ruotano tutte attorno all'incendio.

In rete non sono riuscita a trovare l'informazione che cercavo, cioè se si tratta davvero dell'opera di esordio di Bible, come è stato presentato in Italia, o se è invece il suo terzo romanzo, come alcuni sostengono.

La cosa certa è che non ho la competenza necessaria per capire se questo libro può considerarsi un grande romanzo americano, come dicono, e se Bible è il nuovo grande autore americano di cui tutto il mondo sentiva l'esigenza.
Il mio può essere solo un giudizio istintivo e quindi superficiale, dettato da quello che il libro mi ha trasmesso, senza perdermi in analisi e confronti che non sono in grado di fare.

Indubbiamente la lettura è stata condizionata dallo stile minimalista, che non mi piace e che non riesco a farmi piacere.

"Eravamo innocenti. Convinti di essere speciali. Sbronzi tutti i weekend al centro commerciale. Il mondo era nelle nostre mani. Non ci importava del tempo. L’amore era una cosa scontata. La morte aveva paura di noi. Adesso abbiamo il grigio nella barba. Il cielo è un livido viola. Il centro commerciale è morto."

Queste sono le righe iniziali che mi hanno messa subito in difficoltà: tutti quei punti e il ritmo sincopato che ne deriva mi creano sempre un grande disturbo.

"Le tragedie tendono a seguire traiettorie simili. Uno schema con cui ormai abbiamo fin troppa dimestichezza. L’orrore del fatto. Brevi ore di confusione e lutto, seguite da giornate di rabbia. Settimane di indignazione. C’è chi dà la colpa alla violenza dei film e dei videogiochi. Chi dà la colpa alla malattia mentale. Fiori e preghiere, fiori e preghiere, fiori e preghiere. Raccolte di fondi. È ora di cambiare. Cortei, petizioni e discorsi. Poi niente. E ancora niente."

E non ho apprezzato nemmeno la scarsa enfasi, che tanti considerano un pregio del libro.

La storia è di quelle che fanno arrabbiare, Bible ammazza il grande sogno americano, ma senza esporsi e anche questo è stato un aspetto deludente. Personaggi annoiati, senza progetti né ideali. Un "tedio insopportabile" può davvero portare a gesti così estremi? Fortunatamente sono estranea a certi squilibri e l'autore non ci aiuta: per una storia del genere avrei gradito un vero approfondimento, che non c'è (o che io non sono riuscita a trovare).

Ma quello che più mi ha colpita è l'aggettivo "fresco" che spesso ho visto associare a questo libro: io l'ho trovato estremamente cupo, con i continui rimandi a quella che viene chiamata "la Costante" ("una via di mezzo fra uno struggimento continuo e un terrore improvviso. Come un pomeriggio di pioggia con il sole che splende o il ronzio misterioso di una strada deserta di notte") e Iggy, che fallisce anche nel progetto suicida finendo con l'ammazzare degli innocenti per poi essere a sua volta giustiziato dallo Stato.

"Se c'è qualcosa che amate tenetevelo stretto perché non si può mai sapere quando verranno a portarvelo via."

Alla faccia della freschezza...

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