giovedì 30 ottobre 2025

"Sulle rive dello Jonio", George Gissing

 

Breve (123 pagine) diario di viaggio scritto da George Gissing (di cui questo mese ho letto anche "Racconti americani") nel 1897 (e pubblicato quattro anni dopo) al termine della sua seconda esperienza italiana, viaggio intrapreso in un epoca in cui il Sud era considerato selvaggio, pericoloso, e la Calabria "un paradiso abitato da diavoli": così la descrisse l'ufficiale francese Duret de Tavel.

A settembre ho trascorso due settimane sulla Costa degli Aranci (quindi proprio in alcune zone descritte dall'autore) e ci ho trovato soltanto il paradiso.

Domenico Nunnari nella prefazione anticipa come Gissing si lasciasse stregare dagli scenari naturali: la mia Liguria mi ha regalato un'intera esistenza fra mare e monti, ma Genova è anche una delle città più cementificate d'Italia, imparagonabile ai paesini costieri - liguri e calabresi in egual misura - e sicuramente Gissing ha visto una Calabria ancora più lussureggiante con 
aranci, ulivi e piante di fico d'india che, salendo, lasciano il posto a querce e faggi, e Nunnari ricorda come "con il suo amore per il Meridione compensò la negatività con cui tanti lo giudicavano".

Il testo ha una divisione in capitoli che si presenta come un viaggio a tappe. Un viaggio non semplice, a cominciare dall'obbligo di pagare il dazio e venire controllati all'ingresso di ogni città, cittadina o paese (Gissing racconta di essere stato additato come commesso viaggiatore per via dei tanti libri che aveva con sé nel baule, faticando a far capire che li aveva portati per leggerli, non per venderli).

Da Napoli (per la quale non ha buone parole, constatandone il decadimento rispetto alla precedente visita fatta dieci anni prima) si imbarca alla volta di Paola come unico passeggero per arrivare a Cosenza dove fa tappa per rendere omaggio alla tomba di Alarico nel letto del Busento e dove lo sconforto generato dal trovarsi ad alloggiare in un albergo squallido e sporco viene compensato dalle libagioni. Bella la descrizione del centro storico e dell'imponente Sila.

"Vidi con piacere che trattavano bene gli animali e che i muli erano lustri e avevano un'aria soddisfatta. C'è molta differenza fra questa popolazione e quella napoletana; gli abitanti di Cosenza non sembrano amare il chiasso; parlano con una certa lentezza e lasciano girare tra loro i forestieri senza molestarli né importunarli."

Da Cosenza si sposta a Taranto per iniziare quella che è la vera meta del suo viaggio, la costa ionica che vuole percorrere da Taranto, appunto, a Reggio Calabria.

Transitando per Sibari (dove si augura che vengano fatti degli scavi archeologici , cosa accaduta solo fra il 1969 e il 1974) arriva a Metaponto e quindi a Crotone ed è lì che emerge come fatichi a considerare interessante tutto ciò che ha soppiantato le vestigia della Magna Grecia criticando "la smania di costruire che ha quasi sfigurato e rovinato l'Italia", includendovi modernità quali le squallide stazioni ferroviarie e gli orribili viadotti, ma non risparmiando nemmeno quelle che per me sono meraviglie medievali.

Crotone lo delude, il maltempo e la febbre gli impediscono di avvicinarsi alla colonna dorica, unico frammento rimasto del tempio di Era, e penso sia stato quel rammarico a renderlo impietoso verso la Cattedrale ("un brutto edificio privo di interesse artistico dentro come fuori") e nel giudizio di un quadro rappresentante Cristo piagato ("uno dei quadri più repulsivi che abbia mai visto").

Strano personaggio, Gissing, prima ci giudica con severità ("È un paese stanco e pieno di rimpianti, che guarda sempre indietro, verso le cose del passato; banale nella vita presente e incapace di sperare sinceramente nel futuro"), poi sembra volerci rabbonire ("Tutte le colpe degli italiani sono perdonate appena la loro musica risuona sotto il loro cielo").

Il suo umore migliora quando guarisce e riesce finalmente a proseguire il viaggio arrivando a Marina di Catanzaro.


E da lì sale alla "città della montagna". Di Catanzaro
 gli piace tutto, a cominciare dal clima: "Catanzaro deve essere una delle città più salubri dell'Italia Meridionale: forse, sotto questo riguardo, non ha rivali, a sud di Roma". Ma ne sottolinea anche l'incompiutezza: "Non ho  mai visto una città così scombinata dal lato edilizio".

Io a Catanzaro ho trascorso soltanto una giornata e mi ha piacevolmente stupita per la bellezza, la pulizia e la tranquillità.


Anche Gissing l'ha lasciata a malincuore dirigendosi a Squillace da cui resta profondamente deluso, arrivando a definirla "un'offesa alla vista e all'odorato". Decide quindi di tornare immediatamente sulla costa, facendo una tappa intermedia dove ai tempi si pensava che Cassiodoro avesse fatto costruire il monastero Vivarium (le ricerche sono state riprese proprio a luglio di quest'anno).


E a Cassiodoro - vita e opere - dedica un intero capitolo, è lui ad aver ispirato l'intero viaggio. In particolare è ossessionato dalla ricerca delle grotte che Cassiodoro usava come vivaio per i pesci: le cerca, ma non è sicuro di averle trovate, esattamente come è successo a me e a mio marito in quella che è stata la nuotata più lunga e faticosa della nostra vita (al ritorno ho più volte temuto di aver esaurito le forze), ma - a differenza di Gissing - noi alla grotta di San Gregorio all'estremità di Caminia ci siamo arrivati.






Lui ha concluso il suo viaggio a Reggio Calabria (dove noi eravamo stati nel 1996) trovandola piacevole e pulita, esaltandone l'aria mista di montagna e mare e il panorama sulla Sicilia con la cima dell'Etna innevato.

Gissing non tornò più in Calabria, morì soltanto sei anni dopo. Spero di avere più fortuna perché sulla riva dello Jonio ci ho lasciato il cuore ♥


"In ogni paese e in ogni tempo quelli che parlano di più sono quelli che hanno meno cose interessanti da dire"

Reading Challenge 2025, traccia annuale Editori: Rubbettino