Campagna inglese, 1906. Il manicomio di Angelton è immerso nel verde, circondato da prati e boschetti, con un torrente che scorre poco distante. Un tripudio di colori e di profumi che cambiano in base alle stagioni prima di coprirsi di bianco con la neve invernale. Tutte cose che Maud Lovell può limitarsi a osservare dalla finestrella della stanzetta in cui è rinchiusa e solo nei rari momenti in cui la sua mente non è offuscata dai sedativi che per il dottor Womack, direttore sanitario dell'istituto, insieme a purghe e docce ghiacciate costituiscono la cura migliore contro la follia. Tesi antiquate che finiscono per scontrarsi con quelle del nuovo assunto, il dottor Dimmond, convinto che il solo modo per superare i traumi sia affrontarli. Ma per farlo occorre ricordarli. E Maud, che dei suoi 27 anni di vita ricorda soltanto gli ultimi cinque trascorsi in manicomio, è per lui la paziente ideale da sottoporre all'ipnosi, la nuova tecnica che le permetterà di recuperare il suo passato superando così l'amnesia post traumatica che l'ha colpita.
Scritto nel 2021, titolo originale "The Asylum", opera prima di Karen Coles, autrice inglese residente in Galles, in una zona che in epoca vittoriana ospitava ben tre manicomi. Da qui l'ispirazione per questa storia che piacerà senz'altro agli amanti del gotico, ma che a me non ha convinto.
Una bella scrittura, un'ottima ambientazione (ma eccessivamente bucolica) e una trama intrigante (più da thriller che da narrativa storica vera e propria) penalizzate da una linearità insufficiente e da uno sviluppo altalenante.
La prima parte l'ho trovata soporifera, una pesantezza che mi ha fatto invidiare chi riesce ad abbandonare le letture. Sono andata avanti con ostinazione e arrivata alla metà ho pensato che l'avrei portato come esempio del perché vale sempre la pena non mollare: la parte centrale (quando si è nel pieno delle sedute di ipnosi) è coinvolgente, con atmosfere degne di McGrath. Ma dopo che Maud recupera la memoria il romanzo ha un tracollo, diventa ripetitivo (come se l'autrice avesse cercato in tutti i modi di allungare il finale), scontato (quello che dovrebbe essere il colpo di scena principale lo si è già intuito da più di cento pagine) e confusionario.
Arrivata alla fine mi è rimasto solo il sollievo per averlo finito.
Cupo
Scritto nel 2021, titolo originale "The Asylum", opera prima di Karen Coles, autrice inglese residente in Galles, in una zona che in epoca vittoriana ospitava ben tre manicomi. Da qui l'ispirazione per questa storia che piacerà senz'altro agli amanti del gotico, ma che a me non ha convinto.
Una bella scrittura, un'ottima ambientazione (ma eccessivamente bucolica) e una trama intrigante (più da thriller che da narrativa storica vera e propria) penalizzate da una linearità insufficiente e da uno sviluppo altalenante.
La prima parte l'ho trovata soporifera, una pesantezza che mi ha fatto invidiare chi riesce ad abbandonare le letture. Sono andata avanti con ostinazione e arrivata alla metà ho pensato che l'avrei portato come esempio del perché vale sempre la pena non mollare: la parte centrale (quando si è nel pieno delle sedute di ipnosi) è coinvolgente, con atmosfere degne di McGrath. Ma dopo che Maud recupera la memoria il romanzo ha un tracollo, diventa ripetitivo (come se l'autrice avesse cercato in tutti i modi di allungare il finale), scontato (quello che dovrebbe essere il colpo di scena principale lo si è già intuito da più di cento pagine) e confusionario.
Arrivata alla fine mi è rimasto solo il sollievo per averlo finito.