lunedì 30 giugno 2025

"Come l'arancio amaro", Milena Palminteri

 

"Verbale d’inventario di eredità del barone Carlo Cangialosi deceduto a Sarraca, provincia di Girgenti, in data ventitré dicembre millenovecentoventiquattro"

Agrigento, 1960. E' così che si apre il documento in cui Carlotta 
Cangialosi - 36 anni, direttrice dell’Archivio notarile della città - si imbatte mentre sta cercando un altro vecchio atto. Carlo era suo padre, morto proprio la sera in cui lei era nata, e la sorpresa iniziale si trasforma presto in panico. Terminata la lettura si ritrova con tantissime domande e quasi nessuno rimasto in vita a cui porle. L'unica cosa che può fare è correre a Sarraca da Pippino Calascibetta, avvocato, ma soprattutto zio d'azione, e pretendere delle risposte. Perché quel verbale è una denuncia grave che mette in dubbio la paternità di Carlo e a presentarla era stata la madre di lui, la baronessa Rosetta Damelio!
Zio Pippino minimizza, la nonna paterna di Carlotta era nobile, quella materna una popolana, da lì lo scontro. 
Ma rimasto solo Pippino ripensa a tutta la storia, quella vera.

Non troppo amaro

Questo, per puro caso, continua a essere per me l'anno degli esordi letterari. "Un esordio tardivo", così lo definisce il sito Bompiani raccontando come l'autrice, palermitana con una lunga carriera lavorativa negli archivi notarili di Salerno, abbia preso spunto per il suo primo romanzo (di cui non mi stupirebbe l'uscita del seguito) da una reale storia di compravendita di un neonato avvenuta una quarantina d'anni fa.

Pubblicato lo scorso anno, e finito nella 
sestina del Premio Bancarella che verrà assegnato il prossimo 20 luglio, è una lettura piacevole, fatta eccezione per le interminabili descrizioni di piatti, quasi tutti sporchi di sangue.

"(...) un’oca con dentro una gallina nella quale era stato accomodato un piccione che nello stomaco ospitava una beccaccia involta nel lardo. Tra l’uno e l’altro animale, tutti accuratamente spennati e fiammeggiati, un morbido nido fatto con un impasto di uova, mollica di pane, interiora."

Il libro - diviso in dieci parti - alterna il passato del 1924 al presente della storia, che si svolge nel 1960. Molti personaggi, facilmente inquadrabili, con l'inserimento di alcune persone
 realmente esistite, mi ha ricordato moltissimo i romanzi di Simonetta Agnello Hornby, decisamente troppo, e il "troppo" trasforma il complimento in critica.

La scelta di ambientare il passato della storia (che costituisce la maggior parte del romanzo) nel 1924 comporta numerosi rimandi all'ascesa del fascismo; in principio si tratta di semplici accenni (un esempio su tutti riguarda l'omicidio di Matteotti), utili soprattutto per evidenziare lo schieramento di alcuni, ma poi la questione viene approfondita coinvolgendo anche la mafia.

I delinquenti ci sono ancora eccome! Rubano e ammazzano come prima e più di prima! E stanno tutti assittati nelle poltrone del governo!

A non piacermi è stato l'inserimento forzato di un fatto realmente accaduto che diventa un ingranaggio importante del libro, quello del dirigibile francese Dixmude che prese fuoco e precipitò al largo di Sciacca causando la morte dei cinquanta passeggeri. Un evento che indubbiamente colpì molto la popolazione locale, peccato però che sia successo nel 1923, non nel 1924. Non amo questi adattamenti storici.

Reading Challenge 2025, traccia annuale Cruciverba