Sestri Ponente, domenica 17 luglio 1960. Sono da poco passate le 19 quando una sirena squarcia l'aria interrompendo la cena delle signorine Devoto che, insieme alla domestica Elvira, si precipitano (con la velocità consentita agli ottuagenari) al balcone, giusto in tempo per veder sfrecciare un'ambulanza della Croce Verde che va a fermarsi davanti al portone in fondo a via Privata Vassallo. La rassegna per capire chi può essersi sentito male fra gli abitanti della palazzina si ferma al suono di una seconda sirena. Questa volta si tratta dei carabinieri e se arrivano loro, per di più di domenica e con quella macaja, vuol dire che è successo qualcosa di brutto. Di molto brutto.
Riecco le tre signorine Devoto (Santa, Mariannin e Siria, che qui hanno rispettivamente 79, 82 e 87 anni), già protagoniste de "I garbati maneggi delle signorine Devoto", storia ambientata nell'estate del 1958, e semplici personaggi ne "Il coraggio della signora maestra", ambientato nel giugno 1961.
Bistolfi è tornato quindi al luglio dell'anno precedente per l'ultima apparizione delle tre anziane investigatrici dilettanti, come annunciava nelle note dell'autore. Note che aveva chiuso con un rassicurante "ma poi chissà, magari cambierò idea un'altra volta", ma purtroppo non ce n'è stato il tempo perché l'autore è morto l'anno scorso, cosa che ho scoperto solo in questo momento cercando in rete la sua data di nascita per poter rispondere a mio marito che mi chiedeva quanti anni avesse.
Bistolfi torna quindi al luglio dell'anno precedente per quella che potrebbe essere l'ultima apparizione delle tre anziane investigatrici dilettanti, come ha scritto nelle note dell'autore. Note che chiude con un rassicurante "ma poi chissà, magari cambierò idea un'altra volta" e io lo spero perché - pur condividendo il suo pensiero (una concentrazione di crimini in una porzione di territorio così ristretta toglie credibilità alle storie) - le tre sorelle che si è inventato sono così piacevoli che sarebbe un peccato doverle salutare per davvero.
Pubblicato nel 2022 (ma scritto in piena pandemia), il nono romanzo del mio concittadino è un giallo in piena regola che strizza l'occhio alla narrativa (di solito avviene il contrario), con le signorine Devoto che brillano fra divertenti siparietti, acume e deduzioni che saranno fondamentali al maresciallo Galanti per risolvere un caso contrassegnato da due delitti e da un tentato omicidio.
Per quanto Bistolfi faccia autoironia ("Gli sembrava una storia irreale e bizzarra, con personaggi sopra le righe, inventata da un romanziere poco sano di mente") costruire una vicenda credibile e godibile senza quasi uscire da un palazzo non è da tutti.
Edit: solo dopo aver pubblicato la recensione, per rispondere a mio marito che mi chiedeva l'età di Bistolfi, ho scoperto che l'autore ci ha lasciati lo scorso anno.
Addio alle signorine Devoto, al maresciallo Galanti, alla Sestri Ponente del dopoguerra, ai termini dialettali e alle tante situazioni descritte che mi facevano rivivere i racconti dell'epoca ascoltati da mia madre e dai nonni materni.
Addio a Renzo: non mi affeziono facilmente, ma a te ho voluto bene ♥
Arzillo
Riecco le tre signorine Devoto (Santa, Mariannin e Siria, che qui hanno rispettivamente 79, 82 e 87 anni), già protagoniste de "I garbati maneggi delle signorine Devoto", storia ambientata nell'estate del 1958, e semplici personaggi ne "Il coraggio della signora maestra", ambientato nel giugno 1961.
Bistolfi è tornato quindi al luglio dell'anno precedente per l'ultima apparizione delle tre anziane investigatrici dilettanti, come annunciava nelle note dell'autore. Note che aveva chiuso con un rassicurante "ma poi chissà, magari cambierò idea un'altra volta", ma purtroppo non ce n'è stato il tempo perché l'autore è morto l'anno scorso, cosa che ho scoperto solo in questo momento cercando in rete la sua data di nascita per poter rispondere a mio marito che mi chiedeva quanti anni avesse.
Bistolfi torna quindi al luglio dell'anno precedente per quella che potrebbe essere l'ultima apparizione delle tre anziane investigatrici dilettanti, come ha scritto nelle note dell'autore. Note che chiude con un rassicurante "ma poi chissà, magari cambierò idea un'altra volta" e io lo spero perché - pur condividendo il suo pensiero (una concentrazione di crimini in una porzione di territorio così ristretta toglie credibilità alle storie) - le tre sorelle che si è inventato sono così piacevoli che sarebbe un peccato doverle salutare per davvero.
Pubblicato nel 2022 (ma scritto in piena pandemia), il nono romanzo del mio concittadino è un giallo in piena regola che strizza l'occhio alla narrativa (di solito avviene il contrario), con le signorine Devoto che brillano fra divertenti siparietti, acume e deduzioni che saranno fondamentali al maresciallo Galanti per risolvere un caso contrassegnato da due delitti e da un tentato omicidio.
Per quanto Bistolfi faccia autoironia ("Gli sembrava una storia irreale e bizzarra, con personaggi sopra le righe, inventata da un romanziere poco sano di mente") costruire una vicenda credibile e godibile senza quasi uscire da un palazzo non è da tutti.
Edit: solo dopo aver pubblicato la recensione, per rispondere a mio marito che mi chiedeva l'età di Bistolfi, ho scoperto che l'autore ci ha lasciati lo scorso anno.
Addio alle signorine Devoto, al maresciallo Galanti, alla Sestri Ponente del dopoguerra, ai termini dialettali e alle tante situazioni descritte che mi facevano rivivere i racconti dell'epoca ascoltati da mia madre e dai nonni materni.
Addio a Renzo: non mi affeziono facilmente, ma a te ho voluto bene ♥
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