Milano, 27 febbraio 1892. Remigio Zena risponde ad Agostino Pedevilla, giardiniere e negoziante di agrumi in Genova Nervi, che gli aveva precedentemente scritto rivelandogli la sua intenzione di voler mandare a Milano la figlia Teresa per farle gestire il negozio di fiori che lui desidera aprire in quella città. Zena gli consiglia di non farlo, perché Teresa è una "testina un poco vivace" e ci sono troppi lupi in giro pronti a spalancare la bocca di fronte a una bella ragazza. Con le ragioni per dissuaderlo potrebbe scrivere un libro...
Nasce così, proprio nel 1892, "La bocca del lupo", del quale esiste anche la traduzione in genovese, "A bocca di lô". Io ho soltanto la recente (2021) edizione che minimum fax ha pubblicato nella collana Introvabili, libri che erano fuori catalogo segnalati dalle persone che lavorano per la casa editrice.
Un libro che mi sono trascinata per quasi un mese: da non amante dei classici ho sentito tutto il peso non della scrittura - Remigio Zena, alias il marchese Gaspare Invrea (1850 - 1917), mi ha sorpresa proprio per la scioltezza della sua penna - quanto per la storia che racconta. E per l'infinita antipatia che mi ha scatenato la protagonista.
Siamo a Genova. Francisca Carbone, detta la Bricicca, besagnina di piazzetta della Pece Greca, nel quartiere di Ravecca, dove oggi è sempre bello fare due passi, ma che a cavallo fra Ottocento e Novecento - vivendo nella miseria come la maggior parte dei personaggi del libro - non doveva essere un paradiso: Zena, che parla di Busalla come del paesino bucolico che sicuramente doveva essere prima dell'avvento delle raffinerie (e comunque a me continua a non dispiacere, pur essendo lontano dal mare), per la Pece Greca usa descrizioni che trasmettono un oppressivo e costante senso di buio, freddo, umidità e malessere generale.
Della Bricicca - a cui sono rimaste solo tre figlie femmine dopo aver perso nell'arco di dieci mesi il marito e l'unico figlio maschio - ci viene subito detto che è stata scarcerata in anticipo dopo essere stata condannata per il lotto clandestino (nato a Genova, non a Napoli come si tende a dare per scontato).
Il libro descrive ciò che succede prima - perché la donna ha iniziato questa attività, come è stata scoperta, l'accusa, il processo, l'appello e l'incarcerazione - ma soprattutto il rapporto fra lei e le figlie ed è qui che il personaggio diventa spregevole.
L'ultimogenita, Marinetta, è una ragazzina strafottente, egoista e presuntuosa che si adatterebbe alla perfezione al mondo social dei giovani di oggi (è piuttosto impressionante l'attualità di questo soggetto una volta privato di pizzi e velette), ma la povertà e l'ignoranza della Bricicca non sono una valida giustificazione per le sue gravi mancanze verso Battistina, prima, e Angela, poi.
Nasce così, proprio nel 1892, "La bocca del lupo", del quale esiste anche la traduzione in genovese, "A bocca di lô". Io ho soltanto la recente (2021) edizione che minimum fax ha pubblicato nella collana Introvabili, libri che erano fuori catalogo segnalati dalle persone che lavorano per la casa editrice.
Ottocentesco
Un libro che mi sono trascinata per quasi un mese: da non amante dei classici ho sentito tutto il peso non della scrittura - Remigio Zena, alias il marchese Gaspare Invrea (1850 - 1917), mi ha sorpresa proprio per la scioltezza della sua penna - quanto per la storia che racconta. E per l'infinita antipatia che mi ha scatenato la protagonista.
Siamo a Genova. Francisca Carbone, detta la Bricicca, besagnina di piazzetta della Pece Greca, nel quartiere di Ravecca, dove oggi è sempre bello fare due passi, ma che a cavallo fra Ottocento e Novecento - vivendo nella miseria come la maggior parte dei personaggi del libro - non doveva essere un paradiso: Zena, che parla di Busalla come del paesino bucolico che sicuramente doveva essere prima dell'avvento delle raffinerie (e comunque a me continua a non dispiacere, pur essendo lontano dal mare), per la Pece Greca usa descrizioni che trasmettono un oppressivo e costante senso di buio, freddo, umidità e malessere generale.
"Come si fa a non avere vergogna d'essere poveri?"
Della Bricicca - a cui sono rimaste solo tre figlie femmine dopo aver perso nell'arco di dieci mesi il marito e l'unico figlio maschio - ci viene subito detto che è stata scarcerata in anticipo dopo essere stata condannata per il lotto clandestino (nato a Genova, non a Napoli come si tende a dare per scontato).
Il libro descrive ciò che succede prima - perché la donna ha iniziato questa attività, come è stata scoperta, l'accusa, il processo, l'appello e l'incarcerazione - ma soprattutto il rapporto fra lei e le figlie ed è qui che il personaggio diventa spregevole.
L'ultimogenita, Marinetta, è una ragazzina strafottente, egoista e presuntuosa che si adatterebbe alla perfezione al mondo social dei giovani di oggi (è piuttosto impressionante l'attualità di questo soggetto una volta privato di pizzi e velette), ma la povertà e l'ignoranza della Bricicca non sono una valida giustificazione per le sue gravi mancanze verso Battistina, prima, e Angela, poi.
"I vicini non le avrebbero neppure sputato in bocca se l'avessero vista morire di sete"
Reading Challenge 2025, traccia annuale Cruciverba
