domenica 7 agosto 2022

"Un caso speciale per la ghostwriter", Alice Basso

 

Torino, aprile 2015. Se sentimentalmente la vita di Vani Sarca ha preso un sentiero ricoperto di petali di rosa, sul piano lavorativo la sua strada è ostacolata da un enorme e insidioso rovo di spine: il nuovo editore è indubbiamente una persona più piacevole di Enrico Fuschi, ma il piano d'azione che ha in mente per la casa editrice L'Erica fa di lui un degno esponente della potente e spietata lobby cui appartiene.
Ma a focalizzare l'angoscia di Vani è proprio Enrico, che dopo la sorprendente decisione presa undici giorni prima nei confronti di Henry Dark è scomparso nel nulla. E Vani si sente responsabile perché, a conti fatti, lo è.
E forse è anche più buona di quanto pensasse (e di quanto pensassi anch'io).

"Le storie, bisogna prepararsi a salutarle"
Eh... già: ecco l'ultima puntata della ghostwriter, una serie carina, di puro intrattenimento senza tante pretese, secondo me di un livello leggermente superiore a quello dell'allieva di Alessia Gazzola, non fosse altro che per le citazioni letterarie, musicali e cinematografiche (questa volta sono stata in grado di apprezzarne una anch'io, che di film ne vedo due all'anno ad esagerare, ma Keyser Söze è per me il personaggio geniale per eccellenza del grande schermo).
La Basso propone anche una bella analisi (bella nel senso di realistica e che, come tale, deve essere obbligatoriamente disillusa) dell'editoria moderna, puntando il dito verso chi approfitta dell'ingenuità degli aspiranti scrittori (decisamente troppi, questo lo dico io) disposti a pagare per farsi pubblicare, ma anche contro i portali per l'autopubblicazione, che permettono a chiunque di vedere il proprio nome scritto su una copertina, anche a chi (io dico la maggior parte) non è in grado di scrivere neppure una lista della spesa decente eppure si convince di poter scrivere un libro (la Basso li chiama ingenui, io li definisco presuntuosi).

A parte questo, il libro è proprio leggerino, più ancora dei precedenti. Arrivata alla fine della serie dico che mi aspettavo, ma non ho trovato, un'evoluzione del personaggio di Vani Sarca, cosa che potrebbe anche essere stata una scelta consapevole dell'autrice, che ha sì scritto i cinque romanzi nell'arco di tre anni abbondanti, ma che ha concentrato le vicende in circa sei mesi e anche nella vita reale è raro che dall'autunno alla primavera una persona faccia chissà quali progressi. Però la ghostwriter sembra quasi regredire.

Fatico a trovare una collocazione di genere per questi libri: l'inserimento nella narrativa gialla che fanno Amazon e IBS è una bestemmia e non sono neppure abbastanza gialli né abbastanza rosa per essere definiti dei rosa crime, colore che quindi è troppo tenue anche per i rosa classici. Il solito calderone della narrativa contemporanea è un po' troppo pretenzioso, però ci finiscono opere ben peggiori di queste, ma l'etichetta che mi sembra più adatta a quest'ultimo titolo in particolare è quella di libro ironico: ogni frase di Vani gronda sarcasmo, molte battute strappano un sorrisetto, alcune fanno proprio ridere, ma nessuno nella vita si esprime perennemente come Maurizio Crozza, neppure lui!

La Basso ha esagerato e credo abbia fatto bene a chiudere il cerchio su questo suo personaggio - o forse ha esagerato proprio perché era un'uscita di scena (con finale decisamente troppo zuccheroso) -  però sarei contenta se fra un tot di anni ci raccontasse in una sesta puntata come sono cambiate le cose per una Vani Sarca ultra quarantenne.

"L'imprevedibile piano della scrittrice senza nome"
"Scrivere è un mestiere pericoloso"
"Non ditelo allo scrittore"
"La scrittrice del mistero"

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