Amsterdam, 2011. Iris Kastelein, giovane avvocato 26enne e madre single del piccolo Aaron, ha approfittato di un soggiorno alle terme della madre per trasferirsi momentaneamente nella villetta in cui è cresciuta. Stando lì può anche occuparsi del grande acquario di acqua salata entrato in casa otto anni prima. Sarà la morte di King Kong - un pesce chirurgo blu con la coda gialla, il preferito di Aaron - a portarla a contattare la persona a cui la madre fa affidamento per preservare il delicato equilibrio dell'acquario, scoprendo l'esistenza di un diario dove sono stati annotati i dati relativi ai pesci, alla salinità dell'acqua, alla temperatura, eccetera. Un diario che dal 1990 al 2003 è stato minuziosamente compilato da R. Boelens.
Chiunque sia, ha lo stesso cognome della madre di Iris, che inspiegabilmente rifiuta di parlare dell'acquario con la figlia.
Ma investigare fa parte del lavoro di Iris e le basta cercare in rete per scoprire che quel Boelens è un certo Roy, da otto anni in galera per l'omicidio di Rosita, la sua giovane vicina di casa, e di Anna, la bambina di lei.
Marion Pauw, nata in Tasmania nel 1973 e immigrata nei Paesi Bassi all'età di sei anni, ha all'attivo ventitré romanzi, ma questo (il terzo che ha scritto, nel 2008) è l'unico a essere stato tradotto in italiano, probabilmente grazie al grande successo riscosso in patria e alla vittoria al Gouden Strop (che premia il miglior romanzo thriller/poliziesco olandese) l'anno successivo alla pubblicazione. Essendo passati tanti anni, suppongo che la Pauw sia stata dimenticata dagli editori italiani. Peccato perché "Daglicht" (titolo originale tradotto da Google in "Luce del giorno") - pur non essendo né strepitoso né particolare - è un buon thriller, indubbiamente di piacevole lettura per gli amanti del genere.
Le 304 pagine costituiscono la giusta lunghezza, la Pauw non ama il superfluo, lo si capisce anche dai ringraziamenti a fondo libro ("Grazie a tutte le persone meravigliose che hanno reso possibile La ragazza che non sapeva": e giù un breve elenco di nove nomi, senza tutte le consuete odiose leziosità sciorinate dalla maggior parte degli autori).
I 55 capitoli, in prevalenza brevi, si alternano fra Iris e Roy, entrambi voci narranti. La vicenda gialla è chiaramente un cold case (che amo), ma non ci sono flash back, il passato ci viene raccontato nel presente da Roy, a modo suo: perché Roy è autistico ed è impossibile non avere a cuore la sua sorte.
L'autrice è brava nello spiegare i fatti facendo vivere le sensazioni del suo personaggio nel corso della sua vita, da bambino, da ragazzo e da adulto. Ma riesce anche a far immedesimare il lettore nelle difficoltà di chi si trova a dover gestire certe situazioni complesse.
Una tematica importante che dà una notevole profondità al libro, portandolo a un livello superiore rispetto ai tanti thriller in circolazione.
Chiunque sia, ha lo stesso cognome della madre di Iris, che inspiegabilmente rifiuta di parlare dell'acquario con la figlia.
Ma investigare fa parte del lavoro di Iris e le basta cercare in rete per scoprire che quel Boelens è un certo Roy, da otto anni in galera per l'omicidio di Rosita, la sua giovane vicina di casa, e di Anna, la bambina di lei.
Marion Pauw, nata in Tasmania nel 1973 e immigrata nei Paesi Bassi all'età di sei anni, ha all'attivo ventitré romanzi, ma questo (il terzo che ha scritto, nel 2008) è l'unico a essere stato tradotto in italiano, probabilmente grazie al grande successo riscosso in patria e alla vittoria al Gouden Strop (che premia il miglior romanzo thriller/poliziesco olandese) l'anno successivo alla pubblicazione. Essendo passati tanti anni, suppongo che la Pauw sia stata dimenticata dagli editori italiani. Peccato perché "Daglicht" (titolo originale tradotto da Google in "Luce del giorno") - pur non essendo né strepitoso né particolare - è un buon thriller, indubbiamente di piacevole lettura per gli amanti del genere.
Le 304 pagine costituiscono la giusta lunghezza, la Pauw non ama il superfluo, lo si capisce anche dai ringraziamenti a fondo libro ("Grazie a tutte le persone meravigliose che hanno reso possibile La ragazza che non sapeva": e giù un breve elenco di nove nomi, senza tutte le consuete odiose leziosità sciorinate dalla maggior parte degli autori).
I 55 capitoli, in prevalenza brevi, si alternano fra Iris e Roy, entrambi voci narranti. La vicenda gialla è chiaramente un cold case (che amo), ma non ci sono flash back, il passato ci viene raccontato nel presente da Roy, a modo suo: perché Roy è autistico ed è impossibile non avere a cuore la sua sorte.
L'autrice è brava nello spiegare i fatti facendo vivere le sensazioni del suo personaggio nel corso della sua vita, da bambino, da ragazzo e da adulto. Ma riesce anche a far immedesimare il lettore nelle difficoltà di chi si trova a dover gestire certe situazioni complesse.
Una tematica importante che dà una notevole profondità al libro, portandolo a un livello superiore rispetto ai tanti thriller in circolazione.
Reading Challenge 2023, traccia annuale aprile: otto libri della propria wish list