venerdì 14 luglio 2023

"La ragazza della porta accanto", Jack Ketchum


"Il dolore non è solo una questione di male fisico, di un corpo allarmato che si lamenta dell'invasione che la carne sta subendo.
Il dolore può agire dall'interno. Intendo dire che qualche volta il dolore lo vedi."

E David, 12 anni, in quell'estate del 1958 lo vedrà, eccome, il dolore.

E' giugno e il New Jersey è ancora una zona rurale fatta di casette indipendenti, dove le porte non vengono mai chiuse a chiave perché tutti si conoscono e i ragazzini possono anche stare via tutto il giorno, andando a casa uno dell'altro, giocando nei giardini o andando al torrente, senza che nessuno si preoccupi per loro. David e i suoi amici stanno crescendo, a ritmi diversi, ma tutti, chi più chi meno, cominciano a considerare le femmine in modo diverso.
David guarda soprattutto Megan Loughlin, anche se è grande, ha ben due anni più di lui, ma è bellissima, con quella carnagione chiara e i lunghi capelli rossi. E poi vive proprio nella casa accanto alla sua: lei e Susan, la sorella minore, sono le nipoti di Ruth Chandler, che ha accettato di occuparsi di loro dopo che le due ragazzine sono rimaste orfane a causa di un brutto incidente che ha ucciso i loro genitori e lasciato sui loro corpi pesanti cicatrici.
Ruth ha già tre figli suoi a cui badare e deve farlo da sola, da quando quell'idiota irlandese figlio di puttana di suo marito l'ha lasciata. E ora ci sono due bocche in più da sfamare, oltretutto di due ragazze. E le ragazze sono stupide. Sono facili. Lei lo sa. Ma non poteva tirarsi indietro, la sola alternativa per quelle due sarebbe stata l'orfanotrofio. Sarebbe stato forse meglio?

Sì.

Un aggettivo per questo romanzo? Atroce. Ogni parola che il vocabolario dà per questo termine descrive perfettamente la storia che racconta: "Suscita raccapriccio e pena indicibile. Straziante oltre ogni immaginazione. Tormentosamente angoscioso".

Dallas Mayr, nato nel New Jersey, classe 1946, ha scelto uno pseudonimo - Jack Ketchum - che è un chiaro riferimento al soprannome che in Inghilterra ai tempi delle impiccagioni veniva usato per il boia: 
Jack Ketch. E come Jack Ketchum ha pubblicato una trentina di romanzi horror, tutti usciti in edizione economica, pochissimi tradotti in italiano. Questo, scritto nel 1989, è arrivato da noi solo vent'anni dopo in seguito all'uscita dell'omonimo film, nel 2007.

A rendere atroce questa storia è che Mayr ha romanzato qualcosa di realmente accaduto nel 1965 in Indiana. Se prima del romanzo non avessi letto la pagina dove Wikipedia descrive la terribile fine di Sylvia Likens, sicuramente tutto quello che Megan subisce mi avrebbe impressionata, ma non sconvolta.
Il prossimo libro che avevo in programma era "Le verità sepolte" della Marsons, mi serve un titolo che inizi con la L per la traccia annuale di maggio, ma stamattina ho deciso di sostituirlo con uno di McEwan: non me la sento di avere subito a che fare con altra violenza e credo che questo renda l'idea di quanto Mayr abbia colpito duramente.

Le vicende non sono del tutto identiche, ma la sostanza sì: delle ragazzine - una reale e una inventata - diventate senza colpa l'oggetto del gioco malato di donne - una reale e una inventata - dalla personalità deviata e capaci di coinvolgere (in quelle che per loro erano punizioni atte alla redenzione) i propri figli e alcuni dei loro amici.

L'autore usa uno di questi amici come voce narrante, fornendoci con questa scelta una visione parziale, perché David vede tanto, ma non vede tutto. Il presente è il 1987 e David racconta i fatti dell'estate dei suoi dodici anni quando ne ha quarantuno, senza che l'età adulta possa aiutarlo a dare un senso a tutto lo strazio cui ha assistito, prendendone anche parte.

Un romanzo atroce, ma anche atrocemente bello. Sicuramente non per tutti: è bene sapere cosa si sta per leggere prima di farlo, soprattutto essere consapevoli che è esistita una Sylvia che ha davvero subito tutta quell'assurda malvagità.

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