venerdì 28 luglio 2023

"Ragazze di città", Elin Wagner

 

Stoccolma, primi anni del secolo scorso. E' il 29 settembre quando Elisabeth, detta Pegg, arriva nella capitale. Dopo due giorni dovrà iniziare l'addestramento presso lo studio di un giudice distrettuale. E' stata fortunata a essere stata assunta senza referenze e con quei suoi 25 anni, che sono già troppi, perché di norma si preferisce avere impiegate più giovani e che vivono ancora con i genitori, per poterle pagare di meno. Elisabeth non ha una famiglia che la sostiene, ma ha Putte, il fratello di 13 anni, che essendo orfano e minore viene mantenuto dallo Stato, ma non sarà così per sempre e la vita a Stoccolma è costosa.
Elisabeth va a vivere insieme a Baby, Emmy ed Eva. E' stata quest'ultima a proporle di dividere la stanza con lei occupando il posto lasciato libero da un'altra ragazza che, sposandosi, ha potuto voltare pagina vestendo finalmente il ruolo di moglie a cui tutte ambiscono.
Ma davvero per le donne non c'è speranza di emancipazione?

Romanzo breve di appena 176 pagine, scritto nel 1908 (titolo originale "Norrtullsligan", tradotto da Google con "La lega delle dogane del nord"), è al momento l'unico tradotto in italiano di questa scrittrice svedese vissuta a cavallo fra il XIX e il XX secolo, che fu anche insegnante e giornalista, nonché femminista, ecologista e pacifista. Orfana di madre ad appena tre anni, si batté per l'emancipazione femminile, per i diritti civili, la pace, il voto alle donne e contro l'inquinamento ambientale: non c'è da stupirsi se il movimento di Greta Thunberg ne ha fatto una bandiera.

La leggerezza dello stile mi colpisce sempre positivamente in testi scritti più di un secolo fa, ma quello che sorprende in questo è soprattutto l'attualità dei temi: una sorpresa amara perché nei successivi 115 anni forse in Svezia tante cose sono cambiate, mentre l'Italia è ancora molto indietro.

"Non vi scandalizzate per l’ingiustizia commessa nei nostri confronti, quando veniamo pagate più o meno la metà per lo stesso lavoro?"

Anche il movimento MeToo ha rispolverato la Wagner per il modo in cui ha raccontato, attraverso personaggi come le quattro ragazze di questa storia, le lotte e le conquiste delle donne per l'indipendenza, sfidando gli abusi e superando gli ostacoli perpetrati e subiti non solo da parte degli uomini, ma anche da quelle donne ancorate a tradizioni e pregiudizi.

In "Ragazze di città" non c'è solo il femminismo dell'autrice. Emergono anche il biasimo e la lotta contro i divari sociali. Una frase in particolare porta inevitabilmente a chiedersi cosa sia cambiato per i braccianti di oggi:

Possiamo davvero parlare di uno standard di vita alto finché le arance e le albicocche che mettiamo in tavola grondano lacrime e miseria?

La Wagner ha lottato anche contro lo spreco delle risorse naturali e contro l'industrializzazione, cercando di far capire i benefici di un'agricoltura sostenibile e di una dieta vegetariana.
Leggere che qualcuno più di un secolo fa parlava già di produzione a chilometro zero battendosi contro i cibi raffinati fa riflettere.
E realizzare che l'impennata del peggioramento negli ultimi anni delle condizioni ambientali non porta né gli ottusi ad aprire gli occhi né i potenti a cambiare rotta, fa paura.

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