martedì 25 luglio 2023

"La ragazza con la gonna in fiamme", Aimee Bender

 

Conoscevo l'autrice solo di nome per il suo romanzo del 2010, "L'inconfondibile tristezza della torta di limone", di cui un amico me ne aveva parlato sorprendentemente bene.
Aimee Bender è del 1969 come me e nel 1998, mentre io mi sposavo, lei pubblicava questa raccolta di racconti brevi, edita in Italia da Einaudi nel 2002 con il titolo "Grida il mio nome" e riproposta dodici anni dopo da minimum fax. L'anno scorso ho comprato quest'ultima edizione al Libraccio di Savona e alla prima occasione lascerò il libro in uno dei BookCrossing del mio quartiere: che non desideri conservarlo indica quanto poco mi sia piaciuta questa lettura.

Una lettura non adatta a chiunque, ma che immagino possa essere molto apprezzata da chi ama le storie non convenzionali, racconti che, come recita la sinossi, usano "la dimensione surreale e fantastica, a volte fiabesca, per rappresentare in maniera originale l'amore, il tradimento, il desiderio sessuale, le dinamiche familiari, l'amicizia".

Oppure, detto a modo mio, le situazioni che oscillano fra lo strampalato e l'assurdo. Ieri ho letto un passaggio a mia sorella: eravamo al telefono e arrivata al punto c'è stato un silenzio così prolungato che temevo si fosse chiusa la chiamata. Invece Marina era rimasta letteralmente senza parole. Sono/siamo esagerate? Giudicate pure, questo è l'incipit di uno dei racconti, "Marzapane":

"Una settimana dopo la morte di suo padre, mio padre si svegliò con un buco nella pancia. Non era un buchino piccolo, una leggera spaccatura nella pelle, era un buco grosso come un pallone da calcio che lo trapassava da una parte all'altra. Ora si poteva vedere quello che c'era dietro di lui, come fosse uno spioncino ingrandito."

Nel proseguimento della storia la figlia paragona il padre a un'enorme tavoletta del cesso fatta di carne.

Nessuno dei sedici racconti che compongono la raccolta può definirsi lineare. Sono tutti brevi, se non brevissimi (del resto il libro conta solo 172 pagine).

Nel primo raccontino, "La donna che ricordava", il ragazzo della voce narrante subisce un'involuzione trasformandosi prima in uno scimmione, poi in una tartaruga marina, quindi in una piccola salamandra.

In "Chiamami per nome" una ragazza ricca segue a casa un uomo conosciuto sulla metro.

In "Cosa hai lasciato in trincea" un soldato torna dalla guerra senza labbra.

Ne "La ciotola" una ciotola verde e bianca viene consegnata alla persona sbagliata (questo ha la particolarità di essere raccontato in seconda persona singolare).

In "Marzapane" una donna partorisce la propria madre (evidentemente il padre tavoletta da cesso di carne non era abbastanza per l'autrice).

"Si prega di fare silenzio" è il racconto che mi è piaciuto di più. E' ambientato in una biblioteca, per questo viene richiesto il silenzio. La bibliotecaria contrasta la notizia della morte del padre facendosi raggiungere nella stanza sul retro da un cliente, poi da un altro e un altro ancora, eccetera.

In "Senza pelle" Jill, la giovane direttrice di una struttura che accoglie ragazzini scappati di casa, è ebrea. Renny, un adolescente ospite del centro, disegna una svastica sulla testiera del letto.

"Fuga" racconta quella di una donna dal marito, che forse non si accorgerà nemmeno della sua scomparsa.

"Mimi ubriaca" ci porta in una classe del secondo anno delle superiori dove fra gli studenti ci sono un folletto e una sirena.

In "Abbatti questa ragazza" Susie, la voce narrante, vorrebbe abbattere come un albero una ragazza incrociata per strada a causa del suo ombelico scoperto.

Ne "La guaritrice" ci sono due ragazze mutanti, una ha mano fatta di fuoco, l'altra di ghiaccio. Una delle due ha il potere di guarire chi è malato.

In "Perdere" il ragazzo protagonista, rimasto orfano a otto anni, è in grado di ritrovare gli oggetti smarriti.

In "Eredità" una ragazza incinta viene mandata dai genitori da uno zio acquisito e gobbo che vive in un castello. Diventano amanti.

In "Sognare in polacco" una coppia di anziani, sposati da sessant'anni e sopravvissuti ai campi di concentramento, fanno gli stessi sogni, in polacco.

Ne "L'anello" la donna di uno scassinatore, diventata sua complice, trova un anello di diamanti, se lo mette al dito e riceve sul posto la proposta di matrimonio.

L'ultimo racconto, quello che dà il titolo alla raccolta, ha per protagonista una ragazza, non è lei ad avere la gonna in fiamme, racconta soltanto l'episodio.

Ora. Ci sarà senz'altro chi troverà geniali certe uscite, mentre io leggendole mi sento presa in giro. Non sono fatta per il surreale, per l'onirico, ma ogni tanto ci cado. Pazienza. Di sicuro non avrò il coraggio di leggere altro dell'autrice.

L'oggetto libro, invece, è proprio bello: è il primo cartaceo minimun fax che leggo e ci sono andata molto d'accordo, nonostante font e interlinea fossero proprio al limite per non affaticarmi la vista, ma l'apertura a 180° con me vince sempre.

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