Australia, giorni nostri. Michael Cunningham sta per essere scarcerato dopo aver scontato tre anni per omicidio. Deve ringraziare la bravura di Marcelo - il suo avvocato, nonché patrigno - per una condanna così lieve. Chi non merita la sua gratitudine è Ernest, suo fratello, perché è stata la sua testimonianza a farlo finire dentro.
Nonostante il tradimento ci sarà anche lui alla grande rimpatriata familiare che zia Katherine ha organizzato: un lungo week-end di quattro giorni che trascorreranno tutti insieme ad alta quota.
Ma ci sarà giusto il tempo per l'arrivo di Michael e per la scoperta di un cadavere nella neve prima che una bufera li isoli allo Sky Lodge. Ernest, calatosi nei panni del detective dilettante, ha solo una certezza: che l'assassino sia uno di loro, perché tutti nella sua famiglia hanno ucciso qualcuno.
Scritto nel 2022, è il terzo romanzo pubblicato da Benjamin Stevenson (il primo tradotto in italiano e per me il primo letto con uno dei tanti Gruppi di Lettura organizzati su Telegram da Sara BookLovers). Un libro che fatico a classificare nella narrativa gialla e credo che l'autore sarebbe d'accordo con me visto che nei ringraziamenti scrive un "Spero che leggerlo sia stato divertente" che lascia pochi dubbi su quali fossero le sue intenzioni.
E lo stile è esattamente come lo avevo immaginato dopo aver letto (prima di iniziarlo) che Stevenson è un cabarettista: la voce narrante, Ernest - Ernie - Ern, si rivolge spessissimo ai lettori e sempre in maniera ironica e sarcastica, cosa che mi ha portato ad associarlo a Ricky Gervais. Mentre leggevo mi sembrava che fosse lui a raccontarmi la storia, con la sua faccia e la voce del suo doppiatore italiano in "After Life" e forse è anche per questo che non riesco a considerarlo un giallo, nonostante a tutti gli effetti lo sia.
Ci sono morti, nel passato e nel presente. Ci sono sospetti, indiziati, indagini e colpi di scena. C'è un narratore che si definisce affidabile ("Tutto ciò che vi dirò sarà la verità, o quantomeno la verità così come la conoscevo al momento in cui credevo di saperla. Potete prendermi in parola."). Ci sono tanti personaggi (ma non troppi come avevo sentito dire: i legami di parentela, e non, si ricostruiscono in fretta e facilmente). E ci sono tanti accadimenti: eventi risalenti a trentacinque anni prima, altri a tre. E naturalmente tutto quello che avviene nel presente.
Sotto alcuni aspetti il libro funziona, ci sono parti ben costruite, piacevoli e/o toccanti. Stevenson è molto bravo nel generare equivoci per poi chiarirli, creando colpi di scena anche rilevanti.
Mi ha fatto anche scoprire che Margaret Atwood e Ian Fleming hanno scritto per Playboy.
Ma alla fine c'è troppo. Una storia molto intricata. Esageratamente e forzatamente intricata, con situazioni paradossali, americanate degne di un brutto B movie. Eccessi che attribuisco al tentativo di sconcertare in maniera simpatica, ma che a me hanno reso pesante la lettura. Un libro che - dopo un buon inizio - ha smesso presto di chiamarmi e che ho finito di leggere senza più riuscire a provare quella bella sensazione che si sente quando finalmente si ha del tempo da dedicare alla lettura nel corso o alla fine della giornata.
PS: nei ringraziamenti sopracitati, Stevenson cita James Randall, il disegnatore della copertina australiana del libro, dicendo di esserne ossessionato. Risparmio la fatica della ricerca in rete a chi fosse curioso come me:
Nonostante il tradimento ci sarà anche lui alla grande rimpatriata familiare che zia Katherine ha organizzato: un lungo week-end di quattro giorni che trascorreranno tutti insieme ad alta quota.
Ma ci sarà giusto il tempo per l'arrivo di Michael e per la scoperta di un cadavere nella neve prima che una bufera li isoli allo Sky Lodge. Ernest, calatosi nei panni del detective dilettante, ha solo una certezza: che l'assassino sia uno di loro, perché tutti nella sua famiglia hanno ucciso qualcuno.
Scritto nel 2022, è il terzo romanzo pubblicato da Benjamin Stevenson (il primo tradotto in italiano e per me il primo letto con uno dei tanti Gruppi di Lettura organizzati su Telegram da Sara BookLovers). Un libro che fatico a classificare nella narrativa gialla e credo che l'autore sarebbe d'accordo con me visto che nei ringraziamenti scrive un "Spero che leggerlo sia stato divertente" che lascia pochi dubbi su quali fossero le sue intenzioni.
E lo stile è esattamente come lo avevo immaginato dopo aver letto (prima di iniziarlo) che Stevenson è un cabarettista: la voce narrante, Ernest - Ernie - Ern, si rivolge spessissimo ai lettori e sempre in maniera ironica e sarcastica, cosa che mi ha portato ad associarlo a Ricky Gervais. Mentre leggevo mi sembrava che fosse lui a raccontarmi la storia, con la sua faccia e la voce del suo doppiatore italiano in "After Life" e forse è anche per questo che non riesco a considerarlo un giallo, nonostante a tutti gli effetti lo sia.
Ci sono morti, nel passato e nel presente. Ci sono sospetti, indiziati, indagini e colpi di scena. C'è un narratore che si definisce affidabile ("Tutto ciò che vi dirò sarà la verità, o quantomeno la verità così come la conoscevo al momento in cui credevo di saperla. Potete prendermi in parola."). Ci sono tanti personaggi (ma non troppi come avevo sentito dire: i legami di parentela, e non, si ricostruiscono in fretta e facilmente). E ci sono tanti accadimenti: eventi risalenti a trentacinque anni prima, altri a tre. E naturalmente tutto quello che avviene nel presente.
“Michael è un assassino.”
“Ha ucciso un uomo. E secondo te è sufficiente per essere un assassino? C’è chi ammazza e viene premiato con una medaglia. I soldati lo fanno di mestiere."
“Ha ucciso un uomo. E secondo te è sufficiente per essere un assassino? C’è chi ammazza e viene premiato con una medaglia. I soldati lo fanno di mestiere."
Sotto alcuni aspetti il libro funziona, ci sono parti ben costruite, piacevoli e/o toccanti. Stevenson è molto bravo nel generare equivoci per poi chiarirli, creando colpi di scena anche rilevanti.
"Non vorrei però che ci prendeste per un branco di psicopatici. Siamo gente normale: alcuni buoni, altri cattivi, altri soltanto sfortunati."
Mi ha fatto anche scoprire che Margaret Atwood e Ian Fleming hanno scritto per Playboy.
Ma alla fine c'è troppo. Una storia molto intricata. Esageratamente e forzatamente intricata, con situazioni paradossali, americanate degne di un brutto B movie. Eccessi che attribuisco al tentativo di sconcertare in maniera simpatica, ma che a me hanno reso pesante la lettura. Un libro che - dopo un buon inizio - ha smesso presto di chiamarmi e che ho finito di leggere senza più riuscire a provare quella bella sensazione che si sente quando finalmente si ha del tempo da dedicare alla lettura nel corso o alla fine della giornata.
PS: nei ringraziamenti sopracitati, Stevenson cita James Randall, il disegnatore della copertina australiana del libro, dicendo di esserne ossessionato. Risparmio la fatica della ricerca in rete a chi fosse curioso come me:
Non è così memorabile da perderci tempo in due, o più (e non solo per gli orridi colori)!
Reading Challenge 2024, traccia stagionale crucipuzzle, inverno: comignolo nel testo
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