lunedì 12 febbraio 2024

"Amo la mia vita", Sophie Kinsella

 

Puglia, estate di un anno recente. E' in un antico monastero riadattato che si svolge il corso di scrittura creativa organizzato da Farida. Le sue regole sono ferree: i partecipanti hanno dovuto consegnare il cellulare, dovranno indossare la tunica fornita, identica per tutti, e non potranno dare informazioni personali agli altri, neppure dire come si chiamano né di dove sono. Si parleranno chiamandosi con il soprannome che si sono scelti e dovranno concentrarsi sulla sola cosa importante di quella settimana: scrivere.
Ma all'amore non servono nomi, città, età e professioni per sbocciare: alla fine del corso è nata una coppia, quella formata da Aria e da Dutch, che sull'aereo che li riporta a Londra (perché vivono nella stessa città, che fortuna!) scoprono di essere Ava e Matt. Adesso potrebbero chiedersi tutto, ma Ava non vuole rompere subito quella magica bolla che li ha cullati in Puglia e propone di scoprirsi a poco a poco. In fondo loro si conoscono per quello che sono, si sono innamorati per questo. Non devono preoccuparsi se una volta atterrati scorgono un chiassoso trio di donne (le amiche di Ava) attorno a un'auto di lusso (di proprietà dell'azienda di famiglia di Matt) mentre un cane (di Ava) cerca di mordere il serioso autista in uniforme.
In fondo gli aspetti materiali nella vita sono solo dettagli. O no?!

Scritto nel 2020, titolo originale "Love Your Life", ha cancellato le sensazioni piacevoli, per quanto frivole
, che mi avevano dato le due letture fatte lo scorso anno ("La famiglia prima di tutto" e "I love shopping a Natale").

Certo sono consapevole di superare di venticinque anni buoni il target di questi libri, ma questa volta ho sentito un gap generazionale di almeno quaranta.

"Mi sento come se avessi sedici anni"

Lo dice Ava e il livello è proprio quello! È un libro che mi imbarazza ammettere di aver letto e che mi fa pentire di aver già acquistato i due scritti successivamente: poi magari li troverò meravigliosi rimettendo tutto in discussione, ma di questo non riesco a salvare proprio nulla. Non basta sganciare a metà storia un carico da novanta (nello specifico la malattia di un'amica di Ava) per dargli spessore. Non ne ha.

La Kinsella non si allontana dal solito schemino collaudato, un'oca giuliva per protagonista, insicura e odiosamente accomodante, ma che intenerisce a causa di un qualcosa che l'ha resa fragile, a cui affianca un uomo esteticamente perfetto, serio, realizzato e affidabile.
L'autrice ce li presenta così, Ava quella irrisolta, Matt quello centrato, quando in realtà sono entrambi due adulti poco cresciuti, lei disordinata e inconcludente e lui un figlio di papà che, pur avendo superato da un pezzo i trent'anni, vive ancora con due amici.

Ma è proprio la storia a essere stupida o forse l'ho trovata tale perché per me i compromessi possono andare bene solo fino a un certo punto, è difficile essere accomodanti per tutta la vita (per me anche per pochi minuti). Un rapporto duraturo ha bisogno di abitudini, interessi e passioni se non identici, quanto meno simili e conciliabili.
Al primo posto metterei gli ideali, ma in questo libro non ce ne sono.

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