Parigi, inizio 1994. Il protagonista - che in principio Beigbeder chiama Marc Marronnier - ha appena compiuto trent'anni e sta festeggiando il divorzio da Anne. Ma già all'ottavo capitolo (sono tantissimi e tutti brevissimi, quindi l'ottavo arriva ad appena il 10% del libro, che ha soltanto 144 pagine) l'autore getta la maschera e svela di essere lui il protagonista e che quindi il suo è un romanzo autobiografico come i primi due che ha pubblicato:
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"La tentazione di rinviarvi ai due volumi precedenti è forte, ma non sarebbe molto gentile da parte mia, visto che quei capolavori romantici sono stati accantonati dopo un breve successo di stima"I suddetti capolavori sono "Memorie di un giovane disturbato" (scritto nel 1990) e "Vacances dans le corna" (1994, non tradotto in italiano). Prima di iniziare a leggere questo (1997) non sapevo che fossero una trilogia della sua vita e dopo averlo finito non ho nessun desiderio di recuperare altro di Beigbeder.Il libro stilisticamente non ha difetti, il problema non é come scrive, ma cosa scrive e, trattandosi di un autobiografico, come ragiona.Si va ben oltre alla figura di un personaggio detestabile: la letteratura ne è piena e guai se non ci fossero. Ma qui il protagonista è dichiaratamente l'autore e parliamo di un uomo che è stato fra i pochi a difendere Gabriel Matzneff, pedofilo dichiarato. Un uomo con un ego smisurato (va da sé che per scrivere solo di se stessi bisogna attribuirsi una certa importanza...) che, prima di mettersi a scrivere libri, si era fatto un nome organizzando feste nella Parigi bene e sballata degli anni Novanta. Insomma, non propriamente un luminare, ma evidentemente convinto di avere molto da insegnare al mondo. Questo librino lo apre con un'affermazione netta:
"L'amore è una battaglia persa in partenza"Quindi, snocciolando motivazioni legate alla statistica, alla biochimica e (soprattutto) al suo caso personale, sancisce che l'amore dura tre anni, così divisi: nel primo anno impera la passione, nel secondo la tenerezza, nel terzo la noia. Che chiude la storia. Così è successo con il suo matrimonio e ritenere che questa sia una legge universale è un'altra manifestazione dell'ego sopracitato.Ben più saggio l'amico che, sentendosi chiedere se secondo lui l'amore dura tre anni, prima sbotta in un "Tre anni? Così tanto? Che orrore! Tre giorni basta e avanza!", ma poi dà una bella risposta:"L'amore dura il tempo che deve durare. Ma per farlo durare credo che occorra imparare a non annoiarsi. La passione eterna non esiste: cerchiamo almeno una noia piacevole"Il libro inizia quindi con il divorzio di Beigbeder dopo tre anni di matrimonio e succede non perché sia scaduto il tempo fatidico, ma quando la moglie scopre di essere tradita. Tradimento che l'autore giustifica con queste parole:"O si vive con qualcuno, o lo si desidera. Non si può desiderare quello che si ha, è contro natura. Ecco perché i bei matrimoni vengono mandati in rovina dalla prima che passa."E vale la pena citare anche questa perla:"Tradire la propria moglie non è una cosa così terribile, se lei non viene mai a saperlo"La "prima che passa" per Beigbeder si chiama Alice: sposata a sua volta, gli fa perdere la testa e da lì inanella una serie di affermazioni che, se non sono smielate ("L'amore più forte è quello non corrisposto"), sono sessiste ("Una donna per sbocciare ha bisogno che un uomo la ammiri"), non risparmiando al lettore il dettagliato elenco dei requisiti che la sua donna ideale deve avere e che (non stupiamoci) sono esclusivamente fisici (solita storia: gli uomini ci vorrebbero tutte come Belen, quando ben pochi di loro sono come Rocco). Dopo aver mal digerito la scoperta della nuova relazione della ex moglie ("Mi ero immaginato che sarebbe rimasta vedova sconsolata, inconsolabile") e un miserabile tentativo di riconciliazione, fatto quando l'amante cerca di ricucire il rapporto con il marito partendo per una vacanza, quel che rimane è scoprire - grazie a un salto temporale - se Beigbeder aveva ragione: l'amore dura davvero solo tre anni? Io che, fra alti e bassi e con qualche tira e molla, mi annoio piacevolmente con lo stesso uomo dal 1990, avrei qualcosa da ridire, ma in definitiva interessa davvero a qualcuno quanto durano gli amori altrui?
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