sabato 20 aprile 2024

"Quando nessuno guarda", Alyssa Cole

 

Brooklyn (New York), un anno non specificato compreso fra il 2012 e il 2017. Sideny Green è tornata a vivere nella casa dove è nata e cresciuta dopo una parentesi a Seattle, breve come il matrimonio che l'ha resa più insicura e paranoica di quanto non sia mai stata. Ma la rabbia che prova mentre ascolta le descrizioni fatte dalla guida del tour turistico organizzato dal Comune nel suo quartiere non è frutto della paranoia: quella donna sta davvero parlando solo dei bianchi ricchi che hanno vissuto lì più di cento anni prima, nostalgici della schiavitù che volevano riprodurre una piantagione per farne un parco a tema per il loro divertimento!
Nasce così il suo progetto, quello di creare un tour capace di celebrare la storia nera della comunità, la vera storia di Brooklyn.
Ma proprio mentre comincia a parlare con i vicini più anziani per documentarsi si rende conto che a Gifford Place sta succedendo qualcosa di strano. Persone che conosce da sempre se ne vanno senza avvisare né salutare. Hanno davvero ceduto alla tentazione dei soldi offerti per le loro case dalla VerenTech o quello che sembra strano in realtà è qualcosa di peggio?

Libro molto, molto particolare. Scritto nel 2020, traduzione del titolo fedele all'originale, è il primo thriller di Alyssa Cole (e l'unico suo libro tradotto in italiano), newyorkese classe 1982, già autrice di romanzi rosa e fantasy, più due graphic novel e un altro thriller successivo a questo.

Thriller è la classificazione ufficiale, come risulta dal sito dell'autrice (e, per quanto riguarda la suspence che crea, nulla da ridire), mentre da noi è stato infilato fra gli horror, cosa che mi ha lasciata molto perplessa fino alle ultime cinquanta pagine (su 448 totali) o giù di lì.
Cinquanta pagine che rovinano irreparabilmente la storia trasformandola in una gigantesca boiata degna di un pessimo B movie splatter della peggior tradizione americana.

La Cole avrebbe dovuto avere il coraggio di scrivere un romanzo serio sugli argomenti seri che ha scelto di trattare, uno dei quali, quello portante, è la gentrificazione: fa senz'altro riflettere su come le azioni che mirano a migliorare aree fatiscenti finiscano per avere effetti negativi sulle persone che abitano nelle zone interessate. Perché non sono mai loro i beneficiari di quelle migliorie, ma chi - potendoselo permettere - finisce letteralmente per sostituirli. Ma loro dove vanno a finire? 

"Cicli: distruggere e costruire"

E' brava la Cole a usare l'espediente del tour della Brooklyn nera che la sua protagonista vuole organizzare per raccontare una bella fetta di storia dell'America, ad esempio spiegando cosa fu il Panico del 1837 (che scoppiò dieci anni dopo l'abolizione della schiavitù a New York) e come influì sugli abitanti di Brooklyn o descrivendo la pratica discriminatoria della redlining.

Il quartiere di Gifford Place è immaginario, ma è ispirato a quello reale di Weeksville, che venne fondato da quei neri che durante il Panico del 1837 riuscirono ad acquistare una proprietà indispensabile per ottenere il diritto al voto. Parla delle leggi contro i neri, come quella settecentesca che non permetteva di lasciare in eredità le loro proprietà.
Anche quello che avviene nel finale - la boiata - è tale per come i fatti vengono sviluppati (frettolosamente) e raccontati (con i due protagonisti che fanno battute sulla PlayStation mentre sta succedendo di tutto e stanno rischiando la vita), ma in realtà descrive qualcosa che negli Stati Uniti è successo veramente, l'esperimento di Tuskegee (non cliccate sul link se non volete spoiler).

Per tutto quello che racconta è riduttiva la classificazione nei thriller (anche se ha vinto l'Edgar Allan Poe Award del 2021 nella categoria libri brossurati). Senza quel finale sarebbe un bel libro storico, dove trovano spazio anche i nativi americani che quattrocento anni fa abitavano la zona dove poi sarebbe sorta New York, fino "all’improvviso arrivo di uomini che avevano deciso che la terra apparteneva a loro."
Dove oggi sorge Brooklyn quindicimila persone vennero uccise nell'arco di due mesi.

E' un libro sul razzismo e sull'odio: il coprotagonista è Theo, un giovane millenial (bianco) che si trasferisce a Gifford Place con la sua ragazza (bianca) dopo l'acquisto di una casa in arenaria. I capitoli si alternano fra lui e Sidney, entrambi narratori inaffidabili, e il suo non essere nero fornisce alla Cole assist perfetti non solo per raccontare quanto vissuto dai neri in passato, ma anche per far capire cosa significhi essere vittima di razzismo a chi non lo è mai stato grazie al diverso colore della pelle.
"Non voglio certo entrare in una stazione di polizia per denunciare l’esistenza di un movimento organizzato che mira a uccidere i neri e a rubarci la nostra terra. Anche se in questo paese succede ormai da generazioni e quindi non dovrebbe risultare poi così difficile crederci."
L'abuso di potere e la violenza della polizia sono un altro tema forte. Quando Thom chiede a Sidney se è il caso di chiamare la polizia per denunciare l'atteggiamento sospetto di una persona, la risposta che riceve è quella che una persona bianca non avrebbe mai bisogno di dare:
"Certo, così un altro bianco terrificante può suonare alla mia porta, ma stavolta uno che può sicuramente uccidermi a cuor leggero, invece che solo probabilmente."
E con Theo anche il lettore capisce quanto sia difficile (e ingiusto) essere giudicati a priori per il colore della propria pelle.
"Quando penso a una comunità nera la prima cosa che mi viene in mente – anche se preferirei altrimenti – è il crimine. Droga. Gang. Sussidi. Sono le uniche cose di cui abbiano parlato i notiziari sin da quando ero bambino. Non di persone anziane che bevono tè, non di complessi sistemi finanziari indipendenti che è stato necessario creare perché il razzismo significa essere lasciati a marcire."
Un libro contro i poteri forti che trasmette la sofferenza delle persone emarginate, un enorme senso di impotenza e tanta la rabbia. Avrebbe davvero meritato una conclusione diversa.

Reading Challenge 2024, traccia di aprile: libri che nel titolo hanno almeno una parola in comune (guarda, in comune con "Qualcuno ti guarda")