Bristol, sabato 8 settembre di un anno non precisato. Alex, ventisettenne cronista del Bristol Post, come tante altre volte dedica quel giorno libero alla sua grande passione: l'arrampicata. Non sa che sarà l'ultima. Un volo di diciotto metri e l'assenza del casco protettivo lo riducono a un vegetale. O almeno è quello che sostengono i medici perché i macchinari non rilevano alcuna attività cerebrale.
In realtà il cervello di Alex è perfettamente cosciente, ma è imprigionato in un corpo immobile. Per due anni ha ascoltato e capito tutto quello che è stato detto nella sua stanza, con muscoli, nervi e pelle sensibili. Soffre per i crampi e avverte il contatto quando viene toccato, ma per quanto si sforzi non riesce a muovere nulla per far capire di esserci ancora.
Una non vita da cui per molto tempo ha sperato di essere salvato morendo. Ma proprio quando la compagna, la sorella e il padre sembrano essersi convinti che lasciarlo andare sia un atto d'amore, la polizia riapre il caso perché pare che non si sia trattato di un incidente. Forse c'era qualcuno in cima alla parete, qualcuno che lo ha fatto precipitare nel vuoto.
Opera prima (scritto nel 2019) dell'inglese Emily Koch e al momento l'unico dei suoi libri ad essere stato tradotto in italiano. Su Amazon UK vedo altri due thriller e non mi dispiacerebbe leggerli, anche se questo non mi ha convinta del tutto.
Lo avevo comprato ad agosto dell'anno scorso al Libraccio di Savona, attratta dal font meraviglioso (un applauso a La nave di Teseo perché rispetta i suoi lettori orbi) e soprattutto dalla trama, ma la lettura non è stata coinvolgente come l'avevo immaginata, al punto che dal 26 marzo - giorno in cui l'ho iniziato - sono stati ben sette i giorni in cui non l'ho neppure preso in mano, cosa che non mi succede mai, pur leggendo due o tre libri contemporaneamente riesco sempre a dedicare a ciascuno di essi un po' del mio tempo ogni giorno.
Le primissime pagine catturano, ma ben presto il libro rivela una leggerezza che non mi aspettavo di trovare in un thriller, meno che mai in uno dove la voce narrante vive una situazione tragica e opprimente come quella di Alex.
Ma, nonostante il tono scanzonato che la Koch ha scelto di dare al suo protagonista, dopo l'avvio il romanzo diventa noioso perché ripetitivo.
Reading Challenge 2024, traccia di aprile: libri con un adesivo sulla copertina
In realtà il cervello di Alex è perfettamente cosciente, ma è imprigionato in un corpo immobile. Per due anni ha ascoltato e capito tutto quello che è stato detto nella sua stanza, con muscoli, nervi e pelle sensibili. Soffre per i crampi e avverte il contatto quando viene toccato, ma per quanto si sforzi non riesce a muovere nulla per far capire di esserci ancora.
Una non vita da cui per molto tempo ha sperato di essere salvato morendo. Ma proprio quando la compagna, la sorella e il padre sembrano essersi convinti che lasciarlo andare sia un atto d'amore, la polizia riapre il caso perché pare che non si sia trattato di un incidente. Forse c'era qualcuno in cima alla parete, qualcuno che lo ha fatto precipitare nel vuoto.
Opera prima (scritto nel 2019) dell'inglese Emily Koch e al momento l'unico dei suoi libri ad essere stato tradotto in italiano. Su Amazon UK vedo altri due thriller e non mi dispiacerebbe leggerli, anche se questo non mi ha convinta del tutto.
Lo avevo comprato ad agosto dell'anno scorso al Libraccio di Savona, attratta dal font meraviglioso (un applauso a La nave di Teseo perché rispetta i suoi lettori orbi) e soprattutto dalla trama, ma la lettura non è stata coinvolgente come l'avevo immaginata, al punto che dal 26 marzo - giorno in cui l'ho iniziato - sono stati ben sette i giorni in cui non l'ho neppure preso in mano, cosa che non mi succede mai, pur leggendo due o tre libri contemporaneamente riesco sempre a dedicare a ciascuno di essi un po' del mio tempo ogni giorno.
Le primissime pagine catturano, ma ben presto il libro rivela una leggerezza che non mi aspettavo di trovare in un thriller, meno che mai in uno dove la voce narrante vive una situazione tragica e opprimente come quella di Alex.
Ma, nonostante il tono scanzonato che la Koch ha scelto di dare al suo protagonista, dopo l'avvio il romanzo diventa noioso perché ripetitivo.
Con lentezza, attraverso i ricordi di Alex, viene ricostruito il suo passato e, con estrema lentezza, i fatti relativi alla sua caduta. Che chiaramente non è stata accidentale, altrimenti il libro non sarebbe un thriller. Solo l'ultima parte si legge speditamente, non tanto per sapere chi ha ridotto Alex all'immobilità, ma per scoprire se morirà prima di svegliarsi.
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