sabato 29 giugno 2024

"Gente", Alan Bennett

 

South Yorkshire (Inghilterra del Nord). Le cose certe sono tre: la prima è che l'antica magione degli Stacpoole ha urgente bisogno di restauri; la seconda che Dorothy e June, le ultime discendenti della nobile famiglia che vi alloggia dal 1456, non hanno il denaro necessario; la terza riguarda il serio disaccordo fra le due sorelle per come uscire da quella situazione.
La minore, June, arcidiacono di Huddersfield, ha già preso accordi con il National Trust: donare la dimora all'ente non impedirebbe a Dorothy di continuare ad abitarvi, ma questa sa bene che dopo la ristrutturazione si ritroverebbe con la casa piena di gente, un continuo ficcanasare nelle sue stanze in nome della storia o, più banalmente, del turismo.
Per evitare questa tragedia anche lei si è attivata, suscitando l'interesse di un vecchio amico dei tempi in cui faceva l'indossatrice. Mr Theodore adesso fa il regista e vorrebbe girare fra quelle antiche mura il suo prossimo film. La seccatura è dover fare tutto in fretta e di nascosto perché Dorothy è pressoché certa che June avrà qualcosa da ridire su "Viva la coscia"!

"Tutto deve dare un profitto e non c’è nulla che non possa essere venduto e comprato"

E' stato solo cominciando a leggere la lunga introduzione di Bennett che ho capito di aver comprato un testo teatrale e non un romanzo. Non l'ho presa bene, nonostante abbia un bellissimo ricordo della mia unica altra lettura del genere ("Casa di bambola" di Ibsen), ma se Adelphi lo avesse scritto nella sinossi dubito che avrei comprato il librino.
Pur continuando a ritenere scorretta la mancanza di chiarezza, alla fine sono rimasta soddisfatta della lettura.

L'opera, scritta nel 2012 e andata in scena per la prima volta nell'ottobre dello stesso anno, si compone di due atti.

"Una commedia per l’Inghilterra"

Così la definisce l'autore nell'introduzione già citata, la cui lettura è fondamentale per capire il contesto e, in parte, le tematiche.

"A volte ho il sospetto che le mie commedie siano solo un pretesto per scrivere le introduzioni che di solito le accompagnano. Spesso si tratta di preamboli un po’ salottieri, con piccoli scorci sulle prove, ma mi forniscono anche una sorta di podio dal quale parlare di alcuni temi che affiorano, magari in maniera più diretta di quanto sia riuscito a fare nel testo."

Perché "Gente" è principalmente frivola e divertente, con Dorothy che ha riempito due o tre stanze della soffitta con i vecchi giornali che a un certo punto della sua vita aveva smesso di leggere e che ora sta recuperando, cosa che dà vita ad alcuni divertenti siparietti. Ad esempio quando cita preoccupata un articolo letto su un quotidiano del 1982:

DOROTHY: C'è una guerra dalle parti del Sudamerica.
JUNE: Quella guerra l'abbiamo vinta.
DOROTHY: Ecco, mi hai rovinato la sorpresa.

O quando Mr Lumsden del National Trust scova in un armadio due dozzine di vasi da notte (pieni) e Dorothy gli dice che contengono urina antica.

O un altro scambio di battute fra le due sorelle a proposito della questione che dà il titolo all'opera, quell'idiosincrasia verso le persone di cui Dorothy non ha l'esclusiva...

JUNE: Alla gente non si sfugge.
DOROTHY: Credevo che ai preti dovesse piacere, la gente.
JUNE: No. Noi dobbiamo amarla. È diverso.
DOROTHY: Ma tu credi in Dio?
JUNE: Siamo la Chiesa d’Inghilterra, non è richiesto.

Ma Bennett, fra un'irriverenza e l'altra, sa essere profondo e subito porta June sulla questione morale: la loro famiglia vive in quella magione dal 1456, devono in qualche modo riparare ai danni arrecati nel corso dei secoli.

"Questa casa fu costruita con i proventi della lana, e quindi i mezzadri furono costretti a lasciare le terre alle pecore. Dopo le pecore ci fu il ferro e dopo il ferro lo zucchero, e lo zucchero significava schiavitù. E dopo gli schiavi ci fu il carbone. Va’ sulla collina della miniera, dove adesso c’è il parco industriale. Da qualche parte c’è una targa intitolata ai novantatré minatori uccisi in un’esplosione, alla vigilia della Prima guerra mondiale."

Dorothy le dice che non è stata colpa loro, ma June le dà torto:

"La miniera era nostra e il carbone pure. Le donne avvolte negli scialli si riunirono davanti ai cancelli e la gabbia venne su vuota. Tutti gli antichi rituali del lutto. Non siamo in debito per questo?"

Sì.

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