sabato 8 giugno 2024

"Ragazze perbene", Olga Campofreda

 

Caserta, fine maggio 2017. Clara, trent'anni, da dieci ha lasciato la famiglia e la città natale per trasferirsi a Londra dove insegna italiano a ricchi stranieri rimandando a oltranza il tentativo di concretizzare il suo sogno, quello di scrivere un libro. Non ha una casa, ma soltanto una stanza in affitto, e da due anni ha una relazione con Tomas, musicista argentino conosciuto in una app di incontri, che sembra non desiderare una relazione stabile, quanto meno non con lei.
Clara a Caserta torna ogni anno per Natale, raramente per Pasqua e mai durante le vacanze estive. Maggio è un'eccezione, ma Rossella si sposa: la sua bellissima cugina, nata soltanto un mese prima di lei, due cugine figlie uniche che nella prima parte della vita sono state come due sorelle.

Olga Campofreda, come la sua Clara, è nata a Caserta nel 1987 e anche lei vive a Londra, dove insegna italiano all'Istituto Italiano di Cultura. Nel 2009 ha
pubblicato un romanzo breve, poi un saggio di critica letteraria nel 2020 e due guide per la collana Passaggi di Dogana di Perrone (Trieste e San Francisco). "Ragazze perbene", uscito a gennaio dell'anno scorso, è il romanzo che l'ha resa famosa, grazie anche all'interesse suscitato dalla collana Le fuggitive di NN editore, di cui ho già preso tutti gli altri titoli, che spero di apprezzare più di questo.

Ha deluso molto le mie aspettative, che erano alte in relazione a tutto il bene di cui ne avevo sentito, mentre per me è stato un altro libro (come "Buio" di Anna Kantoch) dove la bella scrittura non è stata sufficiente per farmelo piacere. In parte è anche un altro libro (come "Parlarne tra amici" di Sally Rooney) in cui ho avvertito un certo disagio generazionale, ma non si tratta solo di questo.

Ho trovato il libro molto superficiale per il modo in cui vengono introdotti e liquidati in una frase o in un periodo tematiche importanti (principalmente orientamento sessuale e disturbi alimentari), importanti in generale, ma importanti proprio per i personaggi. Questioni che, se approfondite, avrebbero reso il libro profondo, mentre quello che mi ha trasmesso è stato solo un grande malessere e non poco fastidio.

Clara - voce narrante - fornisce il suo solo punto di vista, penalizzando Rossella e l'intera storia che si basa proprio sul rapporto fra le due e i loro trascorsi. E' limitante avere solo una versione dei fatti anche perché (e questo è un altro difetto) Rossella sembra essere molto più interessante di Clara, che non lo è quasi per nulla.

Non ho trovato in lei "la ragazza che si ribella" di cui parla la sinossi (oltre a spoilerare gran parte del libro!), ma una persona insicura e irrisolta.
Non so quanto di autobiografico ci sia nel libro oltre alle caratteristiche sopra citate, ma Clara è una che a 28 anni considera una conquista il fatto che l'uomo che frequenta non le dica di portarsi via lo spazzolino che lei ha lasciato a casa sua e che due anni dopo continua a struggersi perché non riceve le rassicurazioni che vorrebbe riguardo al loro rapporto. Una che quando torna in Italia si vergogna di parlare del suo lavoro a Londra. Una che quando le chiedono di dov'è risponde "di Napoli" perché Caserta non è abbastanza!

Clara, più che una ribelle, l'ho vista come una che scappa, mi è mancata la sottintesa contrapposizione fra lei e le "ragazze perbene", quelle che si conformano alle aspettative della famiglia soffocando ciò che sono e ciò che vorrebbero perché è quello che ci si aspetta da loro.
E poi quel perbene cosa vuol dire? La storia attribuisce a questa parola un significato che per me è profondamente provinciale e bigotto: alle persone perbene, alle brave persone, attribuisco valori molto diversi. Può essere perbene anche chi fa sesso a tre (e farlo non rende ribelli).

Turismo di immagini, uno scorcio della città vecchia di Caserta:



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