mercoledì 19 giugno 2024

"Monsieur Ladoucette e il Club dei cuori solitari", Julia Stuart

 

Amour-sur-Belle (Périgord), un anno non precisato all'inizio del nuovo millennio. Dopo cinque anni di apprendistato, un diploma prestigioso e altri diciannove anni di carriera, Guillaume Ladoucette deve arrendersi all'evidenza: a metà della sua clientela è venuta la mania dei tagli estrosi (che lui rifiuta di fare) e l'altra metà soffre di calvizie, quindi può solo rassegnarsi e chiudere il suo salone di barbiere.
Difficile trovare un'altra occupazione a 43 anni, praticamente impossibile riuscirci quando si vive in un paesino di appena trentatré abitanti. Ma a dargli l'idea è proprio il nome del villaggio dove, oltre alla popolazione, quello che di sicuro manca è l'amore.
Nasce così "Desiderio del cuore", il suo club per cuori solitari.

O Amour-sur-Belle è un paesino immaginario o è davvero minuscolo come viene descritto, tanto da non lasciare traccia in rete. Il Périgord, invece, è una bella regione che si trova a meno di cinquecento chilometri a nord dei Pirenei e a poco più di cento da Bordeaux. Nel libro sono citati tanti posticini deliziosi.

Perigueux: 


Brantôme (detta la Venezia del Périgord):


Saint-Jean-de-Cole:


Bourdeilles:


E qui si esaurisce ciò che mi è piaciuto del libro.

Scritto nel 2007, "The Matchmaker of Périgord" è il primo romanzo di Julia Stuart, autrice e giornalista inglese che ha vissuto in Francia, Spagna, Bahrain ed Egitto prima di tornare a stabilirsi a Londra. Successivamente ne ha scritto almeno altri due, entrambi tradotti in italiano, che non ho nessuna intenzione di leggere dopo la fatica che ho fatto con questo, trascinandomelo dal 27 maggio fino a ieri sera.

La storia che racconta è facilmente intuibile, con Monsieur Ladoucette che crea improbabili accoppiamenti  fra i suoi compaesani. Naturalmente a qualcuno alla fine andrà bene, ma vengono raccontate, più o meno approfonditamente, anche le vicende di ciascuno. E se trentatré abitanti per un paese sono pochissimi, in un libro tanti personaggi presentati tutti insieme nelle prime pagine - il panettiere, il postino, la droghiera, la pescivendola, il barista, l'ostetrica, il farmacista, il falegname, il dentista, il contadino, eccetera - creano un bel po' di smarrimento, almeno finché non si memorizzano i loro nomi, le loro professioni e i loro trascorsi.

"Tutti hanno il diritto di avere una possibilità in amore"

Non è propriamente un romanzo romantico e di sicuro - fra piccioni presi a calci, lepri abbattute e sventrate, oche ingozzate a forza e il vegetarianesimo trattato al pari di una malattia - l'amore che manca è quello per gli animali.

Manca però anche il divertimento che mi aspettavo: la Stuart tira qualche simpatica stoccata ai turisti inglesi innamorati della Francia, ma l'umorismo del libro si concentra nel ripetere logorroiche descrizioni di determinati oggetti e soggetti ogni volta che vengono citati: "i sandali di cuoio acquistati al supermercato perché economici", "il ponte levatoio coperto di crocchianti escrementi di piccione", "il pascolo con le vacche Limousine che facevano l'occhiolino", "l'antica seggiola con il sedile che si sollevava per nascondere il sale all'esattore delle tasse", "i capelli color mercurio tenuti raccolti da qualcosa che brillava" e potrei citare altre decine di frasi reiterate per decine e decine di volte. Non scherzo e non esagero, raramente ho letto qualcosa di più esasperante e irritante.

Ma i grande difetto del libro è l'ambientazione nel nuovo millennio per una storia, dei personaggi, un contesto, uno stile narrativo e delle tematiche decisamente anni Cinquanta.

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