domenica 30 giugno 2024

"Il primo sole dell'estate", Daniela Raimondi

 

Stellata (Ferrara), gennaio 2015. Norma Martiroli ha quasi 70 anni e lascia Londra, dove si era trasferita quando ne aveva 27, per tornare nel paesino emiliano dov'è nata per assistere la madre Elsa, giunta quasi al capolinea della sua esistenza. E' quello che ci si aspetta che una figlia faccia, anche quando quella figlia ricorda di aver ricevuto ben poche manifestazioni d'affetto dalla donna che l'ha generata e che, patendo il tradimento del marito, non ha saputo tenere separati i ruoli di moglie e di madre.
E adesso, con ben poco tempo rimasto da condividere con lei, Norma - fra una passeggiata lungo l'argine e tante serate solitarie - ne ha molto per ricordare il suo passato e quello della sua grande famiglia.

Quando nel novembre 2022 avevo letto "La casa sull'argine" avevo imputato al libro il difetto di essere un testo unico: facendo un paragone con la saga dei Cazalet, avevo scritto che avrei voluto almeno una trilogia e Daniela Raimondi mi ha in parte accontentata.

"Il primo sole dell'estate", pubblicato lo scorso anno, non è propriamente il seguito del primo romanzo, ma rappresenta la sua estensione.
Nelle 400 pagine della prima puntata veniva seguito l'ordine cronologico che abbracciava due secoli e mezzo di storia della famiglia Casadio, mentre in queste (di nuovo 400) c'è una protagonista assoluta, Norma (nipote di Neve Casadio), già narratrice dell'epilogo del libro precedente e adesso unica voce narrante, che ripercorre la sua intera vita, allargandosi anche ad altri personaggi della famiglia, non solo quelli suoi contemporanei.

La Raimondi è brava a riprendere gli aspetti principali senza annoiare chi già li conosce e senza seminare lacune in chi si approccia a lei per la prima volta, ma la cosa giusta da fare è leggere i due libri in ordine di pubblicazione.

Il libro racconta molto più della storia d'amore fra Norma ed Elia, come la sinossi lascia intendere. C'è tanto amore, ma non è affatto un libro romantico. Abbonda il dramma, soprattutto se si sa cosa voglia dire vedere la propria madre morire per malattia o se si è sperimentato il calvario delle (inutili) cure per la fertilità.

Non manca il realismo magico, che nella penna della Raimondi non mi disturba più di tanto perché mi rimanda a Isabel Allende, e anche questa volta, purtroppo di nuovo più superficialmente di quanto mi sarebbe piaciuto, l'autrice scandisce le vicende di suoi personaggi con eventi che hanno fatto la storia, dagli assestamenti del dopoguerra al boom del miracolo italiano, dalla guerra fredda ai nostri anni di piombo, chiaramente con un riflettore puntato sull'Inghilterra, dove vive Norma, ma anche con una interessante finestra sulla rivoluzione iraniana del 1979.

Non mi aspetto una terza puntata della saga perché credo che con la seconda il cerchio sia stato egregiamente chiuso, ma non mi spiacerebbe nemmeno fra un paio d'anni ritrovarmi di nuovo sull'argine fra api e libellule.

Reading Challenge 2024, traccia annuale Sanremo: abbino il libro a "Un pezzo d'estate" (2011)