Parigi, dicembre 2010. Adéle ha 35 anni, è una giornalista, ha un marito medico, un figlio di due anni e un'infinità di rapporti sessuali extra coniugali. Un'ossessione: ogni giorno va a caccia di uomini. Dopo aver puntato una preda gli incolla gli occhi addosso e la maggior parte abbocca, perché è una bella donna, ma anche perché ha basse pretese. Non importa l'età, non importa l'aspetto: neppure la scarsa igiene è un dettaglio che la spinge ad andare oltre. Quello che cerca è sesso animale consumato nel bagno di un bar o in un vicolo, poco importa. Deve solo placare la sua fame per permetterle di tornare a casa da quel marito che non ha mai dato importanza al sesso ed è convinto che per lei sia lo stesso e dal quel bambino di due anni che considera "stupido, incosciente ed egoista".
Del resto se si è sposata e ha fatto un figlio è stato solo per non sentirsi diversa dagli altri.
Un'altra opera prima. Scritto nel 2014 da Leila Slimani, scrittrice e giornalista francese nata a Rabat nel 1981, era uno degli acquisti più datati nella mia libreria. Lo avevo comprato cinque anni fa dimenticandone poi genere e trama. E siccome leggo le sinossi solo prima di un acquisto e mai prima della lettura effettiva, a causa del titolo mi ci sono approcciata convinta che fosse un thriller.
Una volta capito l'abbaglio ho cercato di capirci qualcosa scoprendo che l'autrice per il soggetto del libro (che le è valso il premio Mamounia, il più importante riconoscimento letterario marocchino) si era ispirata alle vicende di Dominique Strauss-Kahn, economista e politico francese accusato di tentata violenza sessuale a New York nel maggio 2011 e successivamente, nel 2015, al centro di un Ruby gate d'Oltralpe.
Dopo aver letto alcuni articoli su questo "signore" ho ripreso e finito il romanzo, senza riuscire a capire il nesso fra Strauss-Kahn e la Adèle della Slimani, ma poco importa.
Seppur molto diversa da quella che avevo immaginato, è stata una buona lettura. Una lettura che non ha nulla di erotico.
"Le persona insoddisfatte distruggono tutto quello che hanno intorno"
Adèle è una donna malata a cui manca la consapevolezza di esserlo che è il primo fondamentale passo verso la ricerca di aiuto.
Il difetto del libro - di cui ho apprezzato anche lo stile, pur non amando quello che spesso assumono i giornalisti quando mettono da parte gli articoli per scrivere un romanzo - è la mancanza di un approfondimento psicologico, limitandosi a fornire al lettore solo alcuni ricordi dell'infanzia e dell'adolescenza di Adèle, ma sufficienti a far capire quanti danni possa fare una madre balorda e ignorante.
Reading Challenge 2024, traccia vagabonda giugno: Marocco