Hodge Hill (North Dakota), novembre 2021. Susan è riuscita in qualche modo a sopravvivere a quei vent'anni senza Amy e ha affrontato un viaggio da incubo per assistere all'esecuzione. Ma durante quegli interminabili 2.400 chilometri è successo qualcosa, un qualcosa che non può ignorare perché le ha instillato un dubbio tremendo: forse lo Stato sta per uccidere l'uomo sbagliato.
"Un thriller ricco di colpi di scena che terrà il lettore incollato alle pagine fino all'ultima, sconvolgente rivelazione"
Così si chiude la sinossi e non posso fare a meno di confermare: questo libro mi ha rapita e ho fatto davvero fatica a metterlo da parte quando non avevo più tempo per leggere, finché ieri ho approfittato della prima giornata al mare dell'anno (mai così tardi a causa della primavera autunnale che abbiamo avuto!) per leggere d'un fiato la seconda metà.
Matt Witten, autore televisivo statunitense con all'attivo anche la pubblicazione di alcuni gialli, lo ha scritto nel settembre 2021, ma da noi è uscito soltanto a marzo di quest'anno (al momento è l'unico suo titolo tradotto in italiano). Quando lo avevo visto fra le novità lo avevo subito inserito in wish list perché è proprio il genere di thriller che mi piace leggere, ma lo avevo anche dimenticato in fretta perché oggettivamente la trama è piuttosto modesta e poco originale.
Ma nelle settimane successive ho cominciato a vederlo apparire nel gruppi FB e nei profili IG dedicati alla lettura che seguo e tutti quelli che ne parlavano ne raccomandavano la lettura, esattamente come faccio io adesso.
Leggerlo ha confermato l'impressione avuta con la trama: tanti libri ricostruiscono la storia di crimini atroci come questo avvenuti in passato per i quali il colpevole è già stato arrestato, processato e condannato, concentrandosi poi sulla possibile infondatezza delle accuse.
A rendere "La collana" non banale sono i personaggi di Witten, in particolare quello di Susan. Il modo in cui riesce a trasmettere al lettore il dramma vissuto da questa donna, la sua disperazione, il senso di vuoto che non l'ha mai abbandonata nei vent'anni successivi alla tragedia e tutte le sue fragilità ("Non penso ci sia gente condannata alla sfortuna": così Vlautin faceva dire a un suo personaggio in "Motel Life", ma se avesse anche solo letto dei disagi patiti dalla Lentigo durante il suo lungo viaggio forse non lo avrebbe scritto) possono conquistare anche chi di solito non ama leggere thriller perché questo libro va oltre, racconta la cosa peggiore che possa accadere a un essere umano e lo fa toccando il cuore.
Il libro alterna i capitoli fra passato e presente e quando la Susan del 2021 descrive il momento in cui era stata informata dalla polizia del ritrovamento del corpo della sua bambina - nonostante si sappia fin dal principio che Amy è morta - si soffre perché Witten riesce a coinvolgere così tanto da portare il lettore a sperare in qualcosa di diverso pur avendo la consapevolezza che non sia possibile.
Il suo libro mi è piaciuto così tanto che sarei quasi disposta a perdonargli di non aver controllato i giorni della settimana corrispondenti all'aprile 2001: il 7 aprile 2001, giorno in cui Amy inanella le perline per farsi la sua collana, era un sabato, non una domenica, e le date a seguire sono tutte sbagliate di un giorno. Assurdo scegliere di iniziare ogni capitolo con una data e non controllarne l'esattezza.
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