Truro (Cape Cod, Massachusetts), giugno 2018. Se sei settimane prima qualcuno avesse detto a Daphne che avrebbe preso parte al matrimonio dell'anno avrebbe pensato a uno scherzo. Soprattutto avrebbe ritenuto impossibile una sua riconciliazione con Drue, migliore amica dalla prima media fino ai terribili anni del liceo, ma anche la persona che l'aveva più ferita e umiliata nel corso della sua intera esistenza. E a causa del sovrappeso Daphne è un'esperta di umiliazioni! Invece Drue aveva abbattuto facilmente il muro fra loro, quindi eccola lì, nel ruolo di damigella d'onore, ad alloggiare in una villa da sogno e a partecipare alla festa sulla spiaggia organizzata alla vigilia del matrimonio fra la sua ricchissima amica e il bellissimo Steward, diventato famoso per aver partecipato a uno stupido, ma seguitissimo, programma televisivo.
Quella sera tutto è glamour, tutto è perfetto, tutto è instagrammabile. E Daphne, da influencer curvy quale è, sa bene come approfittarne. Ma la bolla scoppia all'alba, quando il cadavere di Drue viene trovato nella vasca idromassaggio sulla terrazza condivisa con la stanza di Daphne. Chi, invece, non si trova è l'uomo che Daphne ha conosciuto alla festa e con cui ha trascorso la notte più passionale della sua vita. L'uomo che è anche il suo alibi per l'omicidio.
Jennifer Weiner è stata chiaramente dimenticata dall'editoria italiana: dei dieci romanzi scritti negli ultimi undici anni ne hanno tradotto solo due e questo (scritto nel 2020) è l'ultimo che mi era rimasto da leggere.
Direi il meno bello, una protagonista che manca di originalità perché troppo simile a Cannie Shapiro del primo romanzo dell'autrice ("Brava a letto"), cosa che porta a trattare le stesse tematiche legate all'obesità con l'aggiunta della svolta gialla che vede Daphne e altri due personaggi vestire i panni di detective amatoriali con risvolti (non volutamente) ridicoli.
Di diverso c'è anche (e soprattutto) l'adeguamento epocale, con la dipendenza dai social - Instagram in particolare - che diventa a sua volta tematica.
Un mondo fatto di hashtag, di eventi e di selfie molto lontano da me (in fondo appartengo alla Generazione X, c'è poco da fare...), ma non sono una di quelle persone di mezza età che denigrano a prescindere chi è riuscito a far diventare un lavoro l'attività social (anche se sentir parlare di community mi fa sempre un po' sorridere e trovo certi contenuti imbarazzanti).
La Weiner presenta il dietro le quinte del mondo degli influencer le cui vite sembrano sorreggersi sulle bugie, con le loro vite patinate, l'ostentazione di un benessere e di una serenità per lo più fasulli.
Quella sera tutto è glamour, tutto è perfetto, tutto è instagrammabile. E Daphne, da influencer curvy quale è, sa bene come approfittarne. Ma la bolla scoppia all'alba, quando il cadavere di Drue viene trovato nella vasca idromassaggio sulla terrazza condivisa con la stanza di Daphne. Chi, invece, non si trova è l'uomo che Daphne ha conosciuto alla festa e con cui ha trascorso la notte più passionale della sua vita. L'uomo che è anche il suo alibi per l'omicidio.
"Solo perché sembra bello, non significa che lo sia davvero"
Jennifer Weiner è stata chiaramente dimenticata dall'editoria italiana: dei dieci romanzi scritti negli ultimi undici anni ne hanno tradotto solo due e questo (scritto nel 2020) è l'ultimo che mi era rimasto da leggere.
Direi il meno bello, una protagonista che manca di originalità perché troppo simile a Cannie Shapiro del primo romanzo dell'autrice ("Brava a letto"), cosa che porta a trattare le stesse tematiche legate all'obesità con l'aggiunta della svolta gialla che vede Daphne e altri due personaggi vestire i panni di detective amatoriali con risvolti (non volutamente) ridicoli.
Di diverso c'è anche (e soprattutto) l'adeguamento epocale, con la dipendenza dai social - Instagram in particolare - che diventa a sua volta tematica.
"Era molto faticoso essere sempre online, a leggere, rispondere e mettere like, fare il possibile perché gli algoritmi notassero la mia presenza costante e mettessero il mio feed tra i primi visibili all’apertura della app, così da avere più follower e guadagnare di più da ogni post.
Like, like, commenta; commenta, like."
Un mondo fatto di hashtag, di eventi e di selfie molto lontano da me (in fondo appartengo alla Generazione X, c'è poco da fare...), ma non sono una di quelle persone di mezza età che denigrano a prescindere chi è riuscito a far diventare un lavoro l'attività social (anche se sentir parlare di community mi fa sempre un po' sorridere e trovo certi contenuti imbarazzanti).
La Weiner presenta il dietro le quinte del mondo degli influencer le cui vite sembrano sorreggersi sulle bugie, con le loro vite patinate, l'ostentazione di un benessere e di una serenità per lo più fasulli.
"Se pure le cose non migliorano, su Internet puoi sempre fingere che vadano benissimo"
Ma in fondo le esistenze falsamente felici le hanno inventate quelli del Mulino Bianco tanti anni fa. Adesso c'è solo un pubblico immenso a disposizione di chi lo voglia, e sappia, usare.