Genova, domenica 7 aprile di un anno non precisato. Il commissario Mariani è uscito malconcio dall'incidente in cui era rimasto coinvolto quattro mesi prima mentre percorreva la tangenziale di Milano. Fratture multiple agli arti inferiori e, scongiurato il pericolo di non poter più camminare, una lunga fase riabilitativa ancora in corso che lo ha reso l'ombra di se stesso. Fisicamente, ma soprattutto interiormente. La moglie Francesca mette in atto un estremo ricatto: "Se non ricominci a vivere, ti lascio". E la ripresa deve necessariamente partire da un'indagine personale per arrivare a capire se Lorenza Petri, l'ispettrice della sua squadra ormai smembrata, abbia davvero ucciso Attilio Salvago, persona in vista della Genova bene, che lei riteneva responsabile di aver ridotto in schiavitù una giovane senegalese, scaricandone poi il corpo davanti al Pronto Soccorso di San Martino come se fosse stata un oggetto ormai inutile perché rotto.
Quindicesima puntata, scritta nel 2016, della serie con protagonista il commissario Antonio Mariani.
Un'altra lettura per me piacevole, anche molto, ma che ha messo a durissima prova la mia (scarsa) capacità di sorvolare sulle coincidenze e, questa volta, perfino sulla ripetitività: anche "Mariani e il caso irrisolto" vedeva il commissario indagare in via ufficiosa perché non operativo. In quel caso faceva tutto dal letto di ospedale, questa volta è già stato dimesso e sta completando la riabilitazione da casa, ma - seppur affrontando fatti criminali diversi - le dinamiche sono le stesse e un intervallo di cinque libri (che corrispondono a soltanto un paio d'anni di vita del personaggio) l'ho trovato esiguo.
Il vero tasto dolente sono le coincidenze: nella vita reale incappare sulle stesse persone a distanze temporali e geografiche sostanziali accade meno che raramente mentre questa storia si basa su tanti, decisamente troppi, intrecci di questo tipo.
Ma, come succede con le serie, a ogni nuova puntata si prova quel piacere simile a un ritorno a casa. In questo caso per me ancora di più grazie all'ambientazione genovese.
Ed ecco una foto scattata da mio marito a Campopisano, la piazza (di fatto, ma non di nome) della copertina e del sottotitolo:

O cû e i dinê no se mostran a nisciun
Quindicesima puntata, scritta nel 2016, della serie con protagonista il commissario Antonio Mariani.
Un'altra lettura per me piacevole, anche molto, ma che ha messo a durissima prova la mia (scarsa) capacità di sorvolare sulle coincidenze e, questa volta, perfino sulla ripetitività: anche "Mariani e il caso irrisolto" vedeva il commissario indagare in via ufficiosa perché non operativo. In quel caso faceva tutto dal letto di ospedale, questa volta è già stato dimesso e sta completando la riabilitazione da casa, ma - seppur affrontando fatti criminali diversi - le dinamiche sono le stesse e un intervallo di cinque libri (che corrispondono a soltanto un paio d'anni di vita del personaggio) l'ho trovato esiguo.
Il vero tasto dolente sono le coincidenze: nella vita reale incappare sulle stesse persone a distanze temporali e geografiche sostanziali accade meno che raramente mentre questa storia si basa su tanti, decisamente troppi, intrecci di questo tipo.
Ma, come succede con le serie, a ogni nuova puntata si prova quel piacere simile a un ritorno a casa. In questo caso per me ancora di più grazie all'ambientazione genovese.
Ed ecco una foto scattata da mio marito a Campopisano, la piazza (di fatto, ma non di nome) della copertina e del sottotitolo:

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