Il 2014 è stato l'anno in cui ho letto il minor numero di libri da quando ero ragazzina e avevo cominciato ad annotare titoli, autori e date in un simpatico quaderno con gatto Silvestro. Addirittura uno in meno rispetto al 2013, che già era stata una pessima annata!
Come dico ogni volta, Robin Cook è il mio scrittore di medical-thriller preferito. Con il passare del tempo ho abbandonato tutti quelli che "seguivo", da Frank Slaughter a Patricia Cornwell, ecc, ecc...
Alla lunga mi sono stancata del genere, ma a Cook sono proprio affezionata. E' la stessa cosa che mi succede con i legal-thriller e John Grisham.
Su "Fattore di rischio" non riesco ad avere un'opinione netta: promosso perchè avvincente, bocciato perchè il doppio attacco alla protagonista - mafia da una parte e lobby di finanzieri assassini dall'altra - è decisamente eccessivo, tanto da far perdere credibilità alla storia che, come sempre con Cook, vuole denunciare quello che non funziona nel mondo della sanità, in questo caso statunitense (come dice il grande Gino Strada, non dovrebbe esserci profitto nella sanità!).
Inoltre Jack e Laurie, la coppia protagonista di tantissime avventure di Cook, lo stanno facendo diventare troppo ripetitivo, oltre a non essermi propriamente simpatici, soprattutto lei.
E purtroppo li ritroverò nel romanzo successivo a questo, dove la storia riguarda anche il cristianesimo: aiuto!