venerdì 29 dicembre 2023

"Dopo di te", Maggie O'Farrell

 

Londra, inverno alle porte di un anno non specificato. Alice Raikes, 30 anni, arriva a King's Cross e d'impulso decide di partire per Edimburgo, di tornare a casa, di andare a trovare la sua famiglia. Dal treno avvisa le sorelle, Kirsty e Beth, e all'arrivo le trova in fondo al binario ad aspettarla. Vanno al bar, poi lei si assenta per andare al bagno della stazione.

"Nei pochi minuti in cui si assentò vide qualcosa di così strano, inatteso e nauseante, che fu come se fosse passata davanti a uno specchio e avesse scoperto che la sua faccia non era quella che pensava di avere."

Alice torna al bar, con grande sorpresa delle sorelle recupera la borsa e le saluta precipitosamente, salendo al volo sul treno che sta partendo per Londra. Poche ore dopo è ferma a un semaforo rosso, poi scende dal marciapiede e viene travolta.
Quando arrivano i genitori dalla Scozia i medici non sanno dire se e quando Alice uscirà dal coma. Non è chiaro se si sia trattato di un incidente o di un tentato suicidio. E quando la madre scopre dalle altre due figlie che Alice a mezzogiorno era in stazione a Edimburgo e della sua immediata ripartenza annaspa: il perché è una parte della storia che questo bellissimo romanzo racconta.

Dopo il flop di "Casa dolce casa", il mio 2023 si chiude con una delle letture migliori dell'anno. Lo avevo comprato su Vinted per un paio di euro, è un libro di cui non esiste la versione digitale e che è ormai fuori catalogo, per cui va cercato usato.

Un libro maturo e per questo sorprende che si tratti dell'opera prima di Maggie O'Farrell, autrice nordirlandese classe 1972, che lo scrisse ad appena 28 anni, nel 2000. Dei suoi otto romanzi soltanto il secondo non è stato tradotto in italiano, ma gli altri li ho già inseriti in wish list.

E' un libro che ha tutto: è ben scritto, la trama è ricca e appassionante, i personaggi sono molto ben caratterizzanti, anche quelli minori, e l'ambientazione delle parti scozzesi è eccezionale.

I Raikes sono originari di North Berwick, cittadina balneare dell'East Lothian di 15.000 abitanti a circa mezz'ora di treno da Edimburgo:


E questo è l'isolotto di Craigleith, che vedono dalle loro finestre:


La narrazione alterna la prima e la terza persona dando voce ad Alice e altri personaggi, ma è la struttura a essere particolare, i capitoli (che non sono né numerati né titolati) sono formati da tanti paragrafi con continui salti temporali che abbracciano un arco di tempo di parecchie decine di anni, da quando Elspeth - la nonna di Alice (classe 1912), il personaggio che ho amato di più - era bambina al presente.
Non c'è linearità e solo leggendo alcune righe (a volte anche più di una decina) si capisce di chi racconta quel paragrafo, un metodo gestito benissimo dalla O'Farrell, che riesce a mantenere vivi curiosità e interesse, senza mai generare confusione.

E' anche uno dei libri più tristi che abbia mai letto.

"In certi momenti l'incredulità e al tempo stesso la spaventosa consapevolezza dell'irreversibilità di ciò che è successo la paralizzano in una sofferenza così intensa che le impedisce di parlare per giorni."

Chiunque abbia vissuto un lutto grave ritrova nel dolore del personaggio il proprio e questo può fare molto male, ma è questa condivisione a rendere il libro non soltanto bello, ma speciale.

Reading Challenge 2023, traccia di dicembre: libri con lo sfondo di copertina nero

martedì 26 dicembre 2023

"Casa dolce casa", Ana Reyes

 

Pittsfield (Massachusetts), estate di un anno non precisato. Aubrey, 17 anni, muore all'improvviso: una mattina sta parlando con Frank, il ragazzo della sua amica Maya, quando si accascia al suolo priva di vita. Neppure l'autopsia riesce a dare una risposta e Maya - che accusa Frank di aver compiuto un qualche sortilegio su Aubrey - non viene creduta né dalla polizia né da sua madre. La donna la trascina da uno psichiatra che, dopo una diagnosi frettolosa, prescrive alla ragazzina antipsicotici e ansiolitici, senza citare i rischi di assuefazione.
Boston, inverno. Sono trascorsi otto anni, Maya ne ha 25 e - proprio quando per la prima volta sta sperimentando cosa sia una crisi da astinenza - si imbatte in un video su YouTube che mostra le riprese di una tavola calda della sua città natale: un uomo e una donna entrano nel locale e siedono a un separé, lui parla, la donna ascolta, finché improvvisamente sbatte la testa sul tavolo. La donna è morta e l'uomo è Frank, Maya non ha dubbi.
E' sicura che abbia ucciso di nuovo e lei può fare solo una cosa: tornare a Pittsfield per dimostrarlo.

Ecco il libro peggiore del mio 2023! Un paio di rosa mi avevano coinvolta meno di questo, ma in entrambi i casi la causa era la mia scarsa affinità con il genere. Questa volta, invece, è proprio il libro a essere brutto: basti pensare che gli spaghetti al pesto (per giunta fatto con il basilico coltivato in Massachussets) in cui ci si imbatte all'incirca a metà libro non sono la cosa più atroce!

Chiaramente questo è un giudizio soggettivo. "Casa dolce casa" (titolo originale "The house in the pines"), opera prima di Ana Reyes, negli Stati Uniti è stato un caso editoriale rimanendo per più di due mesi ai vertici della classifica dei bestseller del “New York Times”. Non saprò mai perché gli americani lo abbiano promosso, ma sono ansiosa di confrontarmi fra un paio di settimane con gli altri partecipanti al Gruppo di Lettura leggendothriller organizzato dai profili IG theserialthriller e lastanzadisofia.

Non riesco neppure a salvare pienamente un aspetto che di solito apprezzo moltissimo: Maya è per metà guatemalteca, come l'autrice, e questo le ha dato modo di accennare alla storia recente del Paese e al suo sfruttamento economico da parte degli Stati Uniti, ma lo ha fatto nel modo sbagliato. Certo non si pretendono le capacità di Isabel Allende, ma un minimo di incastro nella storia sì, mentre i due capitoli che la Reyes dedica alla questione sono troppo fuori contesto e stonano (anche se mi ha fatto piacere approfondire in rete).

Patetico, invece, il tentativo di introdurre nel libro il realismo magico attraverso il "romanzo incompiuto" (fra virgolette perché si tratta di appena 47 pagine, per giunta mezze scopiazzate) del padre di Maya: altro corpo estraneo, un vero e proprio tormentone che la Reyes tira fuori per ben trentaquattro volte, senza alcuna utilità!

Ma a essere debole è il thriller in generale.
L'alternanza di capitoli fra passato e presente - che di solito rende avvincente la lettura - qui annoia soltanto perché porta a infinite ripetizioni.
Una protagonista che affronta la crisi di astinenza sostituendo i farmaci al gin è un'investigatrice a dir poco azzardata e sicuramente fastidiosa.
La scelta di chiudere la vicenda gialla in anticipo rispetto ai capitoli conclusivi rende la lettura di questi ultimi un siparietto sulle buone intenzioni e sui buoni sentimenti, e non è quello che ci si aspetta se si sceglie di leggere un thriller.
I colpi di scena sono riservati a Maya, nel senso che quando lei finalmente capisce cosa è successo otto anni prima, chi legge lo sa già da un centinaio di pagine e quindi la "scoperta" di Maya lascia piuttosto indifferenti.
Ma a rendere scarso questo thriller è proprio il modo in cui viene sviluppata l'idea alla base della storia, con poca credibilità e coerenza, soprattutto senza nessuna suspense.

Alla faccia del caso editoriale...

Reading Challenge 2023, traccia stagionale, autunno: un libro dove si festeggia Halloween

domenica 24 dicembre 2023

"I love shopping a Natale", Sophie Kinsella

 

Villaggio di Letherby, novembre di un anno non precisato. Tornati in Inghilterra dopo la parentesi californiana, Becky e Luke al caos della capitale hanno preferito la placida tranquillità della campagna londinese. Non un villaggio qualunque, ma quello dove vive Suze, l'amica di sempre di Becky, che l'ha assunta nel gift shop di Litherby Hall, l'antica magione di famiglia. In campagna la piccola Minnie potrà crescere in modo più sano e sereno e poco male se lì non ci sono negozi: il bisogno di shopping di Becky può essere soddisfatto con un semplice click!
On-line ogni giorno si trovano imperdibili occasioni e Becky non si capacita di quanto riesca a risparmiare grazie alle infinite promozioni: fare il calcolo di quanto spende per cose superflue non è da lei, quindi ben venga il vestito più piccolo di due taglie (ma è firmato!) o dover comprare tre sciarpe che non erano nemmeno in wish list se servono per ottenere la spedizione gratuita!
Ma quest'anno di cose ne dovrà comprare parecchie perché per la prima volta famiglia e amici si ritroveranno a festeggiare il Natale a casa sua. Accontentare tutti non sarà difficile, cosa ci vuole? E c'è anche tempo per cercare l'introvabile lama rivestito di lustrini argentati che tutti vogliono appendere al proprio albero e che proprio non può mancare in casa Bloomwood Brandon!

Scritto nel 2019, è il decimo (e al momento ultimo) titolo della saga di I love shopping. Se nel 2016, dopo aver letto i due precedenti, mi auguravo che non ce ne sarebbero stati altri, questa volta mi stupisco che la Kinsella negli ultimi quattro (quasi cinque) anni non abbia partorito (termine che non scelgo a caso ^^) l'undicesimo.

Gli ultimi due I love shopping (Hollywood e Las Vegas) mi avevano fatto passare la voglia di leggere altri libri della serie, ma con il Natale si ritorna pienamente nel mood Becky Bloomwood, che con le sue frivolezze, superficialità, ostinazioni e presunzioni è probabilmente il personaggio letterario (addirittura? Lo so, ma al di là dell'importanza che possono avere questi librini, Becky lo è) che mi irrita maggiormente, ma che al tempo stesso mi diverte, anche se ogni volta che leggo un libro della Kinsella mi domando se sia il suo stile a divertirmi oppure se il merito vada alla sua traduttrice italiana, Stefania Bertola.

Mi piacerebbe essere in grado di leggere la versione originale di un suo libro per capirlo, ma se conoscessi la lingua inglese la cosa che davvero farei è scrivere due righe all'autrice, giusto per ricordarle che lei ha cinque figli ed è destinata ad avere molti nipoti, per cui - se io e lei, coetanee mancate per appena diciassette giorni, teoricamente potremmo anche fregarcene dell'ambiente e delle sorti del pianeta perché, da 54enni, ci basta che resista per una trentina d'anni o giù di lì - nella pratica la sua situazione è ben diversa. Ai suoi eredi serve che la Terra non tracolli per un numero progressivo di anni che a me - se fossi madre e futura nonna - farebbe molta, molta paura.
Quindi la esorterei a evitare di prendere per il culo ambientalisti e vegani, perché quando i suoi nipoti o pronipoti si ritroveranno a fare la guerra per l'acqua forse penseranno che la nonna avrebbe trasmesso qualcosa di positivo facendo di Jess un esempio da imitare e non un personaggio burla.

Reading Challenge 2023, traccia stagionale, autunno: un libro in cui c'è un Babbo Natale


lunedì 18 dicembre 2023

"La mammana", Antonella Ossorio

 

Quella che passò alla storia come la Grande Cometa del 1843 venne avvistata per la prima volta il 5 febbraio di quell'anno. All'inizio di marzo era così vicina da poter essere vista anche in pieno giorno. Fino al 1996 fu la cometa con la coda più lunga mai misurata.

Ma nel 1843 molti pensavano che le comete portassero sventura.

"Libero, don Cosimo, di tuonare da sopra all’altare che si trattava solo di superstizioni, vale a dire scemaríe di popolo ignorante. Lo stesso popolo la cui credulità, messa a spurgare nell’acqua santa e ribattezzata «fede», gli permetteva di condurre una vita comoda senza mai essersi dovuto sporcare le mani con la terra o con la calce."

La notte del 1° marzo Fausto Pascarella si convince che la sfortuna della cometa si sia concentrata sulla sua casa facendogli nascere una figlia "capa janca", cioè albina. Lui non la vuole quella bambina che "per pelle aveva un velo da sposa, per occhi due cristalli di rocca e sul capo una lanugine bianca." Meglio far credere che sia nata morta, che la mammana ne facesse pure quello che voleva.
E Lucina se la tiene. La chiama Stella in onore della cometa e la cresce amandola come se l'avesse partorita lei: forse le comete non portano sfortuna, ma fanno miracoli.

Scritto ne 2014, è stato il primo romanzo di narrativa di Antonella Ossorio, autrice napoletana classe 1960, che in precedenza aveva pubblicato numerosi titoli per bambini.
Era anche stato uno dei miei primi acquisti digitali, comprato dopo averne ascoltato una recensione entusiasmante su YouTube, senza poi mai prenderlo in considerazione, fino a questo momento.

Una storia ben scritta e bella, anche se nell'ultimo quarto perde un po' del suo mordente, prima dilungandosi su questioni di scarsa importanza e poi facendo succedere fatti importanti senza svilupparli adeguatamente.
Un racconto di genere che dà al libro una grande modernità pur essendo ambientato in un'epoca vecchia di quasi due secoli.

Ad essere carente è proprio l'approfondimento storico: pochi dettagli, giusto qualcosa sui moti del 1848. Una protagonista che non vuole sentir parlare di politica è un comodo stratagemma per bypassare la questione, ma in un romanzo storico la storia ci vuole e solo negli Harmony può essere tollerata un'ambientazione che si limita a descrivere le abitudini di toeletta e di vestiario.

Ma per altri versi il libro ha una sua grande profondità, grazie a Lucina, uno dei personaggi migliori (e più animalisti) di questo mio 2023 di letture.

"A Lucina la pescheria faceva orrore. L’esibizione di quelle povere creature con le bocche spalancate come in un atto d’accusa, i corpi immobili nell’ultimo guizzo dell’agonia, le restituiva, centuplicata, la cupezza di un camposanto. Come ci metteva piede era assalita dal desiderio di fuggire: l’afrore di salmastro la prendeva alla gola tanto da costringerla a soffocare i conati di vomito. Le pareva che gli occhi dei pesci piangessero fiumi di lacrime. Allora – come nei giorni in cui aveva visto scorrere il sangue sul Campo Stellato – si sentiva complice di un misfatto. Nella pescheria ogni cosa trasudava morte violenta e innaturale."

Reading Challenge 2023, traccia di dicembre: libri con lo sfondo di copertina nero

venerdì 15 dicembre 2023

"Divino amore", Stefania Bertola

 

Torino, fine gennaio 2019. Lucia Lombardi ha 43 anni e da quindici è la titolare dell'agenzia di wedding planner "Il Palazzo degli Sposi". Il palazzo è in realtà una leziosa casetta rosa dove le coppie di fidanzati possono trovare tutto il necessario per potersi sposare. Il problema è che quel "tutto" da un paio d'anni comprende un numero sempre più ampio di prestazioni: colpa dei matrimoni a tema e delle assurde pretese di chi è convinto che i soldi possano comprare anche buonsenso e buongusto. 
E proprio i soldi sono l'altro problema di Lucia: avrebbe proprio bisogno di cinquantamila euro per poter rilanciare l'attività riportandola ai fasti dell'inizio, quando essere una wedding planner a Torino era una rarità. E lei sa a chi potrebbe scucirli: Tony Cosenza, ex calciatore di fama nazionale e suo ex fidanzato.

Quindicesimo romanzo dell'autrice e quindicesimo che leggo. Scritto nel 2019, non sarà fra quelli che ricorderò con più piacere: gode di una generosa classificazione nella narrativa contemporanea, quando in realtà è un rosa e - per quanto sia palese che le situazioni campate per aria create dalla Bertola siano soltanto una presa in giro verso i deliri reali di certe persone - diciamo che a tratti si è lasciata un po' prendere la mano: come commentare altrimenti un coro di vampiri che suona la Marsigliese cantandola in islandese?

Lucia Lombardi è una non-protagonista: lei e il suo palazzo sono più che altro il fulcro attorno a cui ruotano gli altri personaggi femminili della storia.
Abbiamo Gemma Diamanti, la sua principale collaboratrice, che perde la testa per uno sconosciuto incrociato a Fiumicino fra Natale e capodanno.
Poi Stella Martinelli, la stilista del palazzo, nonché amica d'infanzia di Gemma, segretamente innamorata del vivaista che si occupa degli addobbi floreali.
E c'è un'altra Diamanti, Carolina, sorella di Gemma (ma anche cognata di Stella, avendone sposato il fratello), che verrà reclutata da Lucia per scrivere lo 
story-telling per una futura sposa (che in realtà chiede lo storitelli ^^).

Più tanti altri personaggi, un festival di tamarri e di situazioni surreali, con qualche metafora di tutto rispetto, come quella fra i livelli dell'amore e la qualità dei mobili d'arredo.

Carini i rimandi a "Ragazze mancine": 
uno dei personaggi maschili abita nella casetta dove vivevano le protagoniste di quel libro e, come in "Ragione & sentimento", c'è un cameo della studiosa di poetesse serbe, nonché creatrice di Dany Delizia, Clotilde Castelli.
Inoltre
 un capitolo si conclude così: "A proposito di Flora Corsi, leggete l’ultima pagina di un romanzo intitolato Ragazze Mancine. È importante."

Proprio importante non direi, però quando amo un autore mi piace trovare dei collegamenti nelle storie che scrive. E pazienza se non tutti ne creano di splendidi come Haruf e Roth.

Reading Challenge 2023, traccia annuale di novembre: quattro libri con un parola in comune nel titolo (ho scelto "amore")

venerdì 8 dicembre 2023

"Un amore", Sara Mesa

 

Spagna, giorni nostri. Nat (Natalia) ha poco più di trent'anni e si è appena trasferita in campagna, affittando un casolare dotato di molte criticità e di ben poche attrattive. Mancano mobili essenziali, come le sedie in cucina, e dopo la prima pioggia Nat scopre che non è solo il lavandino a perdere, ma anche il tetto. Incapace di far valere i propri diritti con il padrone di casa, un contadino misogino e ignorante, la donna si ritrova ad accettare la proposta ricevuta da quello che in paese chiamano il "tedesco": le aggiusterà il tetto se in cambio gli permetterà di stare un poco dentro di lei.
Nasce così una relazione, un amore a senso unico che non farà del bene a nessuno.


Di Sara Mesa, autrice spagnola classe 1976, nel maggio 2019 avevo già letto "Cicatrice", un libro che avevo trovato fastidiosamente disturbante, tanto da chiudere la sua recensione scrivendo che avrei preferito non leggere quella storia. Ma poi sono passati più di quattro anni e - in uno dei miei rari momenti di magnanimità - vedendo che era stato tradotto un altro suo romanzo (al momento ne ha scritto sette) ho (mal) pensato di riprovarci.

Il risultato è stato quello di ritrovarmi in mano un libro in cui Nat sembra essere la gemella di Sonia (protagonista di "Cicatrice"): cambia l'ambientazione (campagna vs città) e cambiano i dettagli (stili di vita, esperienze lavorative, eccetera), ma le due donne hanno personalità, comportamenti, modi di pensare e di interagire con gli altri identici.

Così Natalia - come Sonia quattro anni fa - è riuscita a irritarmi con ogni suo pensiero e con ogni sua mossa. 
Nat non chiede nulla perché non vuole risultare indiscreta per poi spiare in maniera odiosa; interpreta parole o gesti banalissimi come manifestazioni di grandi sentimenti per poi stupirsi in maniera ridicola quando capisce di essersi solo illusa; non manifesta i suoi desideri aspettando che l'altra persona li intuisca e realizzi per poi soffrire quando si rende conto che la controparte non prova il suo stesso interesse; rivive all'infinito situazioni e conversazioni nel suo immaginario cadendo in eccessi alternativamente illusori oppure maligni; soprattutto è totalmente incapace di reagire ai soprusi, sia verbali che fisici.

Atteggiamenti esasperanti per il mio modo d'essere, m
i sono sentita più in sintonia con certi serial killer letterari che con i personaggi femminili della Mesa, a cui però va riconosciuta la qualità della penna.
Che scriva bene è innegabile, ma non mi basta per tornare a leggerla una terza volta.

Reading Challenge 2023, traccia annuale di novembre: quattro libri con una parola in comune nel titolo (ho scelto "amore")

lunedì 4 dicembre 2023

"Ragazze infrante", Simone St. James



Barrons (Vermont), novembre 1950. Una ragazzina scende dall'autobus in Old Barrons Road. E' buio e un vento freddo spazza la strada. Percorrendola tutta arriverebbe davanti ai cancelli di Idlewild Hall, ma tagliando per il bosco farebbe molto prima. Sceglie la scorciatoia, finché non si accorge che qualcuno la sta seguendo. Qualcuno o qualcosa?
Barrons (Vermont), novembre 2014. Una donna scende dall'auto che ha parcheggiato in Old Barrons Road. Sono le tre del mattino. Idlewild Hall è diventato la sua ossessione da quando, vent'anni prima, il cadavere di sua sorella Deb è stato ritrovato in mezzo al vecchio campo da gioco. Arriva ai cancelli, tutto è fatiscente a eccezione del cartello che annuncia l'inizio dei lavori di ristrutturazione del collegio chiuso dal 1979.

C'è un fantasma (o forse anche più di uno) che si aggira attorno al collegio abbandonato: questo e le ambientazioni gotiche del passato portano a classificare nel genere horror questo romanzo dove l'aspetto spaventoso è dato dai madornali errori nella coniugazione dei verbi.
Time Crime non sarà un colosso dell'editoria, ma non mi capacito di come possano far lavorare in questo settore persone che ignorano completamente l'uso del congiuntivo (e non solo).
Non mi era mai successo di ritrovarmi a chiudere il Kindle per far sbollire la rabbia di fronte a errori così gravi. Una vergogna!

Non deve neppure essere stata una traduzione troppo complessa da fare perché lo stile della St. James è molto semplice, non bellissimo, spesso ripetitivo, ma scorrevole.

Autrice canadese di gialli, romanzi storici e rosa dei quali in
 italiano sono stati tradotti soltanto due titoli: questo è stato scritto nel 2018 e pubblicato in Italia quest'anno, mentre "I segreti del Sun Down Motel", scritto nel 2020, da noi è uscito nel 2021.

Ovviamente ho scelto di seguire l'ordine di scrittura
 e con "Ragazze infrante" dopo dodici anni sono tornata a partecipare a un gruppo di lettura organizzato da due profili che seguo su Instagram (theserialthriller e lastanzadisofia). Proprio questa sera ci sarà la discussione finale nel gruppo Telegram dei loro GdL (leggendothriller) e sono curiosa di leggere i pareri degli altri partecipanti.

Per me è stata una lettura lenta che ho trascinato per ben due settimane: durante la prima la storia non mi chiamava e preferivo leggere altro, quando poi mi ha coinvolta ho avuto poco tempo per farlo (la settimana scorsa è stata quella in cui ho letto il minor numero di pagine dall'inizio dell'anno).

Il gotico non è certo il mio genere preferito: qui posso dire di aver apprezzato l'atmosfera dei capitoli dedicati al 1950 (ma non è un anno un po' troppo recente per le atmosfere alla Poe?), però avrei preferito un libro senza fantasmi,  sarebbe stato un valido thriller con ben due (per me amatissimi) cold case.

L'omicidio del 1994 - nonostante riguardi da vicino la protagonista, occupando più della metà delle pagine - è quello meno appassionante, con risvolti da americanata e una stucchevole piega rose crime.
Ma la vicenda del 1950 è davvero bella, ben costruita e toccante. E' per quella che vale la pena leggere il libro.

Reading Challenge 2023, traccia stagionale, autunno: un libro in cui nevica

venerdì 1 dicembre 2023

Reading Challenge: le tracce di dicembre

  


TRACCE DA COLLEGARE


A - Elfo: uno o più libri con dei giocattoli in copertina
B - Mamma Natale: uno o più libri con il nome di un cibo nel titolo
C - Renne: uno o più libri ambientati in posti diversi
D - Babbo Natale: uno o più libri ambientati durante le feste
E - Scrooge: uno o più libri con lo sfondo di copertina nero
F - Pupazzo di Neve: libri ambientati in Norvegia, Finlandia, Polo Nord, Canada o Alaska
G - Vischio: libri in cui il protagonista bacia qualcuno
H - Schiaccianoci: uno o più libri per bambini

E:
  • La mammana, Antonella Ossorio (3 punti)
  • Dopo di te, Maggie O'Farrell (3 punti)

Traccia annuale 11. Quattro libri con una parola in comune nel titolo (9 punti):
  • L'amore è un dio. Il sesso e la polis, Eva Cantarella
  • L'amore in caso di emergenza, Daniela Krien
  • Un amore, Sara Mesa
  • Divino amore, Stefania Bertola

Traccia stagionale, autunno (12 punti + 1 punto foto)
  • un libro in cui c'è Babbo Natale
    I love shopping a Natale, Sophie Kinsella
  • un libro in cui nevica
    Ragazze infrante, Simone St. James
  • un libro con la parola "autunno" nel testo
    Le aquile della notte, Alice Basso
  • un libro dove si festeggia Halloween
    Casa dolce casa, Ana Reyes

I miei punti di dicembre = 28


TRACCE ANNUALI


10. Social Network: cinque libri, uno per categoria:
  • Facebook: un libro ambientato in una scuola/università/college
  • Twitter: un libro con non più di 280 pagine
  • Instagram: un libro con una foto in copertina
  • Tik Tok: un libro pubblicato dal 2016 in poi
  • YouTube: un libro con una canzone citata nel test0

12. All I Wont for Christmas is You: tre libri, uno per categoria:
  • un libro con un personaggio di nome Maria
  • un libro ambientato durante le festività natalizie
  • un libro con elementi natalizi in copertina