giovedì 28 dicembre 2017

"La moglie bugiarda", Susan Crawford


Dana vive non lontano da New York, in un quartiere alla Wisteria Lane, un matrimonio che si trascina, un figlio appena partito per il college e una diasgnosi di disturbo bipolare che l'aveva spinta a tentare il suicidio ai tempi dell'università.
Ma a morire è una sua vicina di casa, un'amica, a cui qualcuno ha spaccato un pesante vaso sulla testa. Dana era a casa di Celia quel pomeriggio, così ubriache di sangria che Dana non ricorda più se ha fatto qualcosa e che cosa...

Ci sono alcune analogie con "La ragazza del treno" (che a me era piaciuto molto), la protagonista instabile e l'ambientazione, ma la storia è diversa, come è diverso lo stile di scrittura, che non ho apprezzato per via dei periodi brevi e per come si perde in descrizioni e dialoghi inutili.

Ma quello che mi è mancato è l'elemento basilare di un buon thriller: la suspance. Minima, quasi inesistente. Eppure la storia offre diversi spunti per dei colpi di scena, non solo nel finale (in definitiva l'unica cosa che mi è piaciuta), ma l'autrice li butta lì senza smuovere l'ansia di chi legge, o quanto meno non la mia.

Aggiungo anche una certa antipatia verso la protagonista femminile, ma neppure quello maschile (l'ispettore che si occupa del caso) emerge. Un personaggio banale intorno a cui la Crawford fa ruotare delle coincidenze del tutto inverosimili che, per forza di cose, contribuiscono alla mediocrità del romanzo.

Ultima nota di demerito: il titolo! Senza senso!


Reading Challenge completata.

domenica 24 dicembre 2017

Reading challenge 2018


Finalmente ho deciso quale sarà la mia Reading Challenge per il 2018!

Dopo essermi fatta le ossa con quella personalizzata di quest'anno, ho deciso di buttarmi nel web e, fra le tante, ho scelto quella organizzata da Ilenia del blog Libri di cristallo.

Qui il link diretto al post dove sono spiegati funzionamento e regole.

Passo così da 30 indizi a ben 100, anzi, 50 e 50, più 12 indizi speciali, uno per ogni mese!
Non mi sono esaltata per il traguardo raggiunto quest'anno, so benissimo che sarà già un miracolo se riuscirò a leggere di nuovo più di 40 libri, ma questa RC mi piace tanto proprio per la grande scelta che permette, ma soprattutto perchè non presenta vincoli mensili e ognuno gestisce a modo suo le varie indicazioni.

Ecco i 50 indizi facili...


...e i 50 difficili:


Ho già la testa piena di titoli e di copertine!!

L'unica cosa che mi dispiace è che non venga creato un gruppo FB apposito perchè mi sarebbe piaciuto poter interagire con gli altri partecipanti, peccato, ma pazienza...


giovedì 14 dicembre 2017

"L'allievo", Patrick Redmond


Londra, 1999:  un giovane giornalista di poco conto è convinto di essersi imbattuto nella storia che lo farà diventare ricco e famoso. Sta aspettando la visita di un uomo, qualcuno che quella storia l'ha vissuta e che non l'ha mai raccontata a nessuno.

E quando arriva e comincia a parlare ci porta al 1954, all'interno di un austero collegio maschile del Norfolk, dove il nonnismo è imperante. Odiosi bulletti di buona famiglia, ma perfino qualche insegnante, umiliano incessantemente i ragazzi più deboli e/o più giovani.
Fra questi il quattordicenne Jonathan, coprotagonista insieme a Richard, che ha soltanto un anno di più, ma un carisma e una personalità tali da mettere in soggezione chiunque, anche gli insegnanti tiranni.
Un episodio casuale sarà la scintilla per un legame che diventerà via via sempre più forte e morboso, con conseguenze terribili un po' per tutti...

Durante l'anno mi è capitato molte volte di vedere consigliato questo libro a chi chiedeva titoli di thriller carichi di suspance nel gruppo FB per amanti della lettura di cui faccio parte e dopo averlo letto ne capisco il motivo, ma solo in parte.

Perchè è bello, mi è piaciuto molto. E' inquietante e spesso mi è dispiaciuto dover dormire o lavorare quando in realtà avrei tanto voluto poter leggere ancora un po'. Ma forse il grande entusiasmo di chi lo consigliava ha fatto sì che mi aspettassi troppo, come spesso succede in questi casi, non solo con i libri.

Probabilmente lo avrei apprezzato ancora di più se fosse stato al 100% un thriller psicologico, senza quella (a me) sgradita piega verso il paranormale.

Non mi sento di dire che toglie il fiato, che è raggelante o che inchioda per la tensione, come ho letto.
Ma è comunque un ottimo thriller, incalzante, con tutti i personaggi, principali e non, ben descritti e con almeno tre storie nella storia, scollegate da essa, ma confluenti, che arricchiscono molto la vicenda.

E' senz'altro un libro da non perdere se si ama il genere.

Reading Challenge completata.

mercoledì 6 dicembre 2017

"Isolina", Dacia Maraini


Verona, 16 gennaio 1900. Due lavandaie recuperano dall'Adige un sacco nero. All'interno resti di un corpo femminile tagliato a pezzi. 
Felice Canuti riconosce i brandelli del vestito e la calligrafia su un biglietto ritrovato in una tasca come appartenenti alla figlia Isolina, 19 anni, di cui aveva denunciato la scomparsa 11 giorni prima.

Orfana di madre, proveniente da una famiglia povera, Isolina era l'amante di un tenente degli alpini, era incinta e scompare dopo aver comunicato la notizia all'uomo.
Dalle indagini emerge che la sera del 15 gennaio Isolina era all'osteria Il chiodo, assiduamente frequentata dai militari, e che alcuni di loro hanno cercato di farla abortire inserendole una forchetta nell'utero, provocandone la morte.
Dopodichè la dispersione del cadavere fatto a pezzi dentro a dei sacchi gettati nell'Adige, sacchi che il fiume restituisce a poco a poco, la testa decapitata addirittura un anno dopo.

Una storia vera e questa è la trama, tutto ciò viene detto subito, mentre il libro, che non è un romanzo, ma una via di mezzo fra saggio e indagine giuridica, racconta i fatti successivi.

Carlo Trivulzio, l'amante, era un giovane ufficiale di una nobile famiglia di Udine. Era il principale sospettato e per questo era stato arrestato, per poi essere rilasciato per mancanza di prove.

Non c'è mai stato un processo contro di lui o contro gli assassini, vale a dire quegli ufficiali che hanno ucciso materialmente la ragazza nel tentativo di farla abortire. Omertà totale sul nome di questi ufficiali, fra cui un ufficiale medico, presumibilmente autore dello smembramento, operato da qualcuno con competenze nella materia.

Girano dei nomi, ma nessuno viene indagato.

Un anno e mezzo dopo il ritrovamento dei resti si è svolto soltanto un processo per diffamazione contro un giornalista, l'onorevole Todeschini, che nel quotidiano socialista "Verona del Popolo", di cui era direttore, accusava apertamente di omicidio Trivulzio, fino ad essere querelato da quest'ultimo.

Todeschini ottiene così il suo scopo, quello di riaccendere i riflettori su questo raccapricciante omicidio (diventerà un caso nazionale), che molti hanno interesse a dimenticare per non creare imbarazzo all'Esercito e allo Stato.

E Todeschini agisce in questo modo proprio per creare questo imbarazzo.

A nessuno, neppure a lui, interessa davvero rendere giustizia a Isolina, che è solo un pretesto nello scontro fra militari e antimilitari.

Il processo è una farsa, gli avvocati di Trivulzio, la parte lesa (perchè diffamata) la fanno da padroni perchè in realtà difendono gli interessi dell'Esercito e del Governo. Così per comodità vengono facilmente accettate testimonianze per sentito dire,  mentre prove e dati di fatto vengono liquidati in fretta senza tante spiegazioni.

E l'opinione comune rende agevole l'insabbiamento dei giudici perchè a Isolina è stata data l'etichetta di ragazza facile, una a cui piace divertirsi con gli ufficiali. Una ragazza a cui vengono attribuiti tanti amanti, quando in realtà i fatti ne accertano solo uno precedente a Trivulzio. Trivulzio che lei considerava il fidanzato e da cui avrebbe voluto avere quel bambino.
Mentre lui viene visto come un uomo onesto, di grandi valori, accettando come lecito e normale il suo approfittare dell'ingenuità e dell'ignoranza di ragazze come Isolina (non era l'unica) e il suo modo di "risolvere" il problema gravidanza.

E qui bisognerebbe poter dire che erano altri tempi, ma come si pquando solo un mese fa un sacerdote di Bologna, don Lorenzo Guidotti, ha commentato in modo ignorante e razzista lo stupro di una 17enne asserendo che con il suo comportamento se l'era andata a cercare?

Condannare la vittima anzichè il carnefice significa accettare il male come un dato di fatto e i tanti Guidotti del 2017 non possono giustificarsi con l'arretratezza insita nell'anno 1900, ma l'ignoranza è miseramente identica.

Un ultimo appunto sul libro della Maraini: avrei gradito un capitolo sulla  Verona (città militarizzata) dell'epoca. Il web ha risposto a tutte le mie domande, ma  con quell'approfondimento il testo sarebbe più completo.
  
Reading Challenge completata.