lunedì 30 luglio 2018

"Valeria in bianco e nero", Elisabet Benavent


Terzo volume della tetralogia della Benavent. Come per il secondo, non posso dire molto per non spoilerare.

Anche questa volta non ci sono pause temporali, il secondo libro finiva in autunno ed è da lì che si riparte, arrivando fino a giugno.
Sette-otto mesi che porteranno piccoli e grandi cambiamenti nella vita della protagonista e delle sue tre amiche. Entrano in scena un paio di nuovi personaggi maschili, una cambierà lavoro, un'altra si sposerà e per questo ci sarà un viaggio ad Amsterdam per l'addio al nubilato, più una sontuosa festa di compleanno e, infine, il matrimonio.

Dei tre romanzi, questo è il  più glamour e mondano, una svolta che non ho pienamente apprezzato perchè questo stile di vita patinato credo penalizzi l'immedesimazione, o per lo meno per me è stato così, mentre ho continuato a rivedermi in Valeria, nelle sue sensazioni e nelle sue scelte. Molte delle mie alla fine non sono state quelle giuste, vedremo come andrà a lei nel quarto e ultimo volume.

Reading Challenge 2018: questo testo risponde al requisito "un libro di un autore spagnolo" (numero 37 indizi facili)

martedì 24 luglio 2018

"Dentro l'acqua", Paula Hawkins



Sono fra quelli a cui il controverso "La ragazza del treno" era piaciuto tanto (anche il film), ma questo secondo romanzo della Hawkins ancora di più!

La 35enne Julia è costretta a tornare a Beckford, paesino nel Worcestershire, per la morte di sua sorella. Danielle aveva 39 anni e una figlia di 15, Lena, di cui ora Julia dovrà occuparsi. Nipote e zia non si sono mai incontrate perchè le due sorelle non si parlavano dal giorno del funerale della madre, avvenuto 16 anni prima.
Nonostante ciò Julia è sicura che Nel non si sarebbe mai buttata nel fiume, cosa di cui invece Lena è convinta. Ci sono cose che la ragazzina sembra non voler raccontare a nessuno, fatti legati anche a Katie, la sua amica del cuore, che pochi mesi prima aveva scelto lo stesso promontorio per buttarsi, quel punto che in paese chiamano lo Stagno delle Annegate, perchè è lì che ci si libera delle donne che portano guai...

Lo stile è diversissimo da quello di Dicker, ma il meccanismo narrativo è lo stesso ed è indubbiamente coinvolgente.
Una storia con diversi piani temporali, si parte addirittura dal 1679, si sfiora il 1920, per poi risalire ad epoche recenti, fino al presente, cioè il 2015.
I capitoli (tutti brevi, se non brevissimi) che alternano le voci narranti dei (tanti) personaggi, alcune in prima persona, altre in terza, con Julia che spesso si rivolge direttamente alla sorella morta.
E un caso di trent'anni prima che forse non è andato come tutti pensano...

Il libro parte "lento": nelle prime 50-60 pagine si viene sommersi da un'infinità di nomi ed episodi senza riuscire a capire di chi si parla nè a collocarli nel giusto ordine. Ma sono tessere e andando avanti pian piano il puzzle si compone: si formano i nuclei familiari e si capisce quando è successa quella cosa o quell'altra. Contemporaneamente aumenta la tensione e ci si comincia a fare un'idea di come possano essere andate le cose.
Personalmente avevo intuito la dinamica dei fatti, ma solo con l'ultima pagina ho capito di aver sbagliato il soggetto, ottima cosa per un thriller.

Reading Challenge 2018: questo testo risponde al requisito "un libro con un paesaggio naturale in copertina" (numero 44 indizi difficili)



venerdì 20 luglio 2018

"Valeria allo specchio", Elisabet Benavent


Secondo volume della tetralogia della Benavent. Non c'è intervallo fra i due libri, si riparte dal giorno dopo coprendo circa i sei mesi successivi, quindi tutta l'estate e l'inizio dell'autunno. Ritroviamo le quattro ragazze madrilene, ma adesso è Valeria l'assoluta protagonista, molto più che nel romanzo precedente: un buon 75-80% racconta di lei, della sua situazione sentimentale e della sua professione di scrittrice, che è strettamente legata all'amore perchè Valeria nei suoi libri parla di lei e nasce automaticamente la curiosità di chiedersi se è così anche per la Benavent...

Ci sono importanti sviluppi anche nelle vite di Carmen e di Nerea, mentre Lola questa volta diventa un personaggio marginale che fa da spalla a Valeria.

Ma è impossibile dire qualcosa di più perchè ogni accenno sarebbe uno spoiler di "Nei panni di Valeria", come lo sono le sinossi dei tre libri successivi al primo, meglio non leggerle!

Perciò mi limito a dire che il secondo mi è piaciuto molto di più, probabilmente per aver vissuto situazioni identiche (ginocchio sbucciato compreso) a quelle di Valeria, con persone dello stesso tipo, però ho anche trovato la scrittura più fluida e scorrevole, direi più sicura. Sono notevolmente diminuiti i mordicchiamenti di labbra (ma non le scene di sesso) e, per fortuna, l'abbigliamento di ogni personaggio non viene più descritto ad ogni apparizione, cosa che nel primo libro risultava fastidiosa. 

Sinceramente dopo aver letto quello non ero troppo entusiasta alla prospettiva di averne altri tre per completare la serie, mentre adesso ho proprio voglia di andare avanti, complice anche il finale di questo secondo libro che rimanda apertamente al terzo.

Reading Challenge 2018: questo testo risponde al requisito "un libro con un protagonista con un nome italiano" (numero 48 indizi difficili)

sabato 14 luglio 2018

"La scomparsa di Stephanie Mailer", Joel Dicker


Orphea, cittadina immaginaria degli Hamptons, il 30 luglio del 1994 viene sconvolta da un quadruplice omicidio: il sindaco Gordon, la moglie e il loro bambino vengono uccisi all'interno della loro casa. Anche Meghan, la giovane commessa della libreria locale, viene freddata sul marciapiede di fronte alla villetta, probabilmente perchè ha visto e riconosciuto l'assassino. L'indagine, assegnata agli agenti Jesse e Derek, porta all'arresto di Ted, novello ristoratore del posto.

Vent'anni dopo, il 23 giugno del 2014, la giornalista Stephanie Mailer affronta Jesse accusandolo di aver incriminato la persona sbagliata e assicurando che presto sarà in grado di dimostrarlo. Ma di Stephanie si perdono le tracce e l'indagine che la riguarda riapre anche il vecchio caso perchè la sera della scomparsa aveva appuntamento con qualcuno che conosceva la vera identità dell'assassino del 94.

L'autore segue quindi lo stesso schema usato per "La verità sul caso Herry Quebert" e per "Il libro dei Baltimore", cioè raccontare le vicende seguendo diversi piani temporali, cosa che mi piace (però sarebbe anche ora che variasse un po'), ma questo libro non mi ha entusiasmato come gli altri due.

Apprezzo lo stile di Dicker proprio per i motivi per cui viene criticato da chi lo accusa di scrivere in modo troppo semplice, di creare personaggi di scarso spessore, ecc, ecc... Sono fattori che, secondo me, rendono i suoi libri molto scorrevoli, nonostante siano dei bei tomi (qui abbiamo 640 pagine e il cartaceo fa abbastanza "impressione", anche perchè è stata usata una carta molto porosa).
E ancora, pur capendo chi lo accusa di allungare troppo il brodo con parti inutili, come raccontare il passato di personaggi marginali di cui ai fini della trama non sarebbe necessario conoscerne i trascorsi, queste ministorie nella storia le trovo piacevoli e non mi distraggono, come invece ho sentito dire da altri.
Ma la cosa che più mi piace è il modo in cui riesce a creare decine e decine di climax, più o meno importanti, che portano chi legge a pensare di aver capito tutto per poi smontare la costruzione nelle pagine immediatamente successive, ripartendo subito con un nuovo crescendo di ansia e aspettativa: ci sono thriller dove tutto ciò non succede neppure una volta!

Quello che proprio non capisco, e che trovo irritante come lettrice e svilente per lui come scrittore, sono le impennate di idiozia che sparge qua e là!
In Quebert c'erano le inutili telefonate fra Marcus e la madre chioccia e nei Baltimore l'invadente vicino di casa, sempre di Marcus, ma qua ha dato il peggio con diversi personaggi, due in particolare assolutamente demenziali che immagino abbiano portato più di una persona ad abbandonare la lettura.
Non solo, ci sono più situazioni surreali e penso che la cosa sia intenzionale, un modo per sdrammatizzare, per non prendersi sul serio, per strappare dei sorrisi anche in una storia gialla, ma farlo con simili fesserie fa solo perdere credibilità al romanzo abbassandone il livello.

Altro fattore fortemente negativo è che questa volta la storia fatica a stare in piedi ed è un peccato perchè l'idea di base era buona, ma l'ha  resa poco verosimile con troppi intrecci, eccessive coincidenze e un passaggio totalmente privo di logica.
Darò sicuramente altre chance a Dicker, sperando che si evolva: se questa fosse la sua opera prima sarei stata meno critica, ma rispetto a Quebert e ai Baltimore lo considero un brusco passo indietro.

Reading Challenge 2018: questo testo risponde al requisito "un libro narrato da almeno quattro punti di vista diversi" (numero 9 indizi difficili)