martedì 30 aprile 2019

"Nascita di una ghostwriter: il primo lavoro di Vani Sarca", Alice Basso


Torino, gennaio 2006. Silvana Sarca, Vani, a tre anni dalla laurea riesce finalmente a trovare un lavoro in un ambiente che corona il suo percorso di studi, ma soprattutto i suoi sogni perchè è stata appena assunta dalla casa editrice L'Erica e per lei i libri sono tutto. E questo è il racconto del suo primo giorno di lavoro...

Dopo essermi fatta prendere dalle avventure della ghostwriter, mi sono documentata scoprendo che la Basso - oltre ad aver scodellato un romanzo all'anno dal 2015 - ha pensato bene di mandare in stampa anche due prequel, uno nel 2017 (che leggerò in seguito) e uno lo scorso anno (dal sottotitolo si capisce perchè ho preferito dargli la precedenza).

Storiella che si svolge nell'arco di una giornata e in cui la 25enne Vani, neo assunta, incontra per la prima volta il suo editore, Enrico Fuschi, dando subito prova del suo acume. Compare anche il commissario Berganza in un cammeo telefonico.

Non è imperdibile, ma non fa neppure perdere molto tempo. Da leggere per chi è innamorato del personaggio o per chi è un maniaco della precisione (e io con la Sarca per ora mi limito all'attrazione ^^).

Reading Challenge 2019: collegamento a cascata con la traccia di aprile. Lo collego a "L'imprevedibile piano della scrittrice senza nome" perchè sono opera della stessa autrice


lunedì 29 aprile 2019

"L'imprevedibile piano della scrittrice senza nome", Alice Basso


Torino, 2014. Silvana Sarca, Vani, ha 34 anni e ne dimostra dieci di meno. Una fortissima somiglianza con Lisbeth Salander, fisicamente, ma soprattutto caratterialmente. Un caratteraccio, o meglio, un carattere di merda, cosa di cui va molto fiera (come tutte le persone in possesso di questa dote ^^). E una grandissima capacità, quella di riuscire a inquadrare le persone basandosi anche solo su pochissimi elementi. Una capicità che la porta a svolgere perfettamente il suo lavoro di ghostwriter. E sarà il suo lavoro a farle incontrare due uomini: Riccardo Randi, autore di successo (anche con le donne) alle prese con il blocco dello scrittore, e il rude commissario Berganza, lesto a capire che l'estro di Vani può dare una grossa spinta alle indagini di cui si occupa.

Invece a me la spinta verso questa autrice la hanno data le mie compagne di casata, parlandomene così bene che fin da febbraio (quindi a Reading Challenge appena iniziata) avevo già deciso di provare a leggere almeno questo primo libro che, dalla trama, mi sembrava lontano dal mio genere.

L'inizio - proprio la prima frase del libro - non è stato tra i più felici: "in molti amano l'odore della carta"... Cara Alice, vallo a dire a una giornalaia che comincia a leggerti mentre è al lavoro in un giorno di pioggia!

E andando avanti per un buon 25-30% sono rimasta molto distaccata, principalmente perché non capivo il genere di quello che stavo leggendo, che non era il giallo che mi aspettavo, ma che sembrava tanto un romanzetto rosa con una protagonista antipatica.

Poi, piano piano, qualcosa è cambiato e non solo per il rapimento di una donna che mi ha fornito quell'aspetto della trama che fino a quel punto mi era mancato. Ho cominciato a capire che quel martellante e fastidioso "non me ne frega niente" di Vani urlava lo stato d'animo opposto, facendomi intravedere in lei uno di quei protagonisti a cui ci si può davvero affezionare.

Motivo per cui leggerò senz'altro anche le altre sue avventure e la prossima già stasera.

Reading Challenge 2019: collegamento a cascata con la traccia di aprile. Lo collego ad "Allegro, ma non troppo" perché entrambi gli autori sono lombardi

giovedì 25 aprile 2019

"Era una famiglia tranquilla", Jenny Blackhurst


Era una famiglia tranquilla quella di Susan, Mark e Dylan. Ma lo è stata per poco, per appena tre mesi, cioè finchè il piccolo è stato trovato privo di vita nel salotto di casa, con accanto la madre svenuta.
In seguito un processo ha stabilito che si è trattato di infanticidio, che Susan - sofferente di depressione post partum - ha soffocato il suo bambino, rimuovendo poi l'accaduto dalla sua mente.
Infatti lei non ricorda nulla di quel giorno. Quattro anni dopo ha lasciato l'ospedale psichiatrico dove ha scontato la sua pena (legale), ha cambiato città, ha cambiato nome, ha cambiato vita.
Ma poche settimane dopo trova fra la posta una busta non affrancata indirizzata al suo vecchio nome. All'interno una foto di un bel bambino di 3-4 anni e sul retro un nome e una data: Dylan, gennaio 2013.
Ma davvero suo figlio potrebbe essere ancora vivo?

I thriller sono il mio genere preferito e un thriller per piacermi deve soddisfare principalmente due aspetti: prendermi ed essere coerente.
Il più delle volte i due fattori si verificano entrambi o non si verificano affatto, raramente capita una cosa e non l'altra, come in questo caso.

Opera prima di Jenny Blackurst, la lettura di questo romanzo è partita lentamente, soprattutto a causa della pessima caratterizzazione della protagonista e degli altri personaggi, ma arrivata a metà percorso mi ha indubbiamente preso la voglia di sapere cosa fosse successo, arrivando però al termine con troppi e fastidiosi: "ma daiii".

La storia, pur non essendo innovativa, è comunque intrigante, anche grazie ai salti temporali fra presente (2013), passato recente (2009) e passato remoto (1987-1993). Un metodo narrativo molto utile al genere perchè rende logico avvicinarsi al finale prima di tirare tutti i fili. Peccato che l'autrice durante il percorso ne faccia calare alcuni inutilmente senza poi riprenderli e che arrivi a far quadrare il cerchio con soluzioni che (fortunatamente) nel reale crollerebbero con una semplice indagine poliziesca senza poter approdare a un regolare processo.

A questo aspetto negativo si aggiungono dialoghi e situazioni che in un libro della Kinsella con la storica Becky come protagonista sarebbero divertenti, o comunque nella norma, ma che in un thriller, con una madre infanticida come protagonista, fanno solo sanguinare occhi e cuore!

Un esempio che non "spoilera", ma che rende l'idea del mio fastidio: Susan, nello studio di un avvocato (fighissimo! Ma a cosa servono i fighi nei thriller?), dove anche nell'era digitale c'è sicuramente più carta che nella mia edicola, dovendo dargli il suo numero di cellulare, cosa fa? Prende una biro e glielo scrive sul dorso della mano!!
Se fossi capace di abbandonare le letture, avrei salutato la famiglia tranquilla in quel punto.
 
Reading Challenge 2019: collegamento con la traccia musicale di aprile per la giostra in copertina


giovedì 18 aprile 2019

"Allegro, ma non troppo", Carlo Maria Cipolla


Di Carlo Maria Cipolla avevo già letto, con grande piacere, "Il pestifero e contagioso morbo. Combattere la peste nell'Italia del Seicento" ripromettendomi di leggere altre sue opere e poi ho fatto passare ben sette anni prima di tornare a lui.

L'ho fatto adesso con un altro librino, che è "ino" solo per il numero delle pagine, soltanto 83, che comprendono due brevi saggi ("Il ruolo delle spezie (e del pepe in particolare) nello sviluppo economico del Medioevo" e "Le leggi fondamentali della stupidità umana") che in origine l'autore aveva scritto per un gruppo di amici e successivamente pubblicato nel 1973 e nel 1976 in lingua inglese e solo nel 1988 in italiano.
 
In entrambi sono tornata ad apprezzare la sua grande e intelligente ironia, davvero godibile per gli amanti della storia, ma non solo.
 
Nel primo saggio descrive l'economia e la società del Medioevo partendo dalla caduta dell'Impero Romano e usando il pepe come chiave di lettura. Divertente, ma non privo di fondamento.
 
Nel secondo Cipolla, attraverso una teoria abbastanza complessa da seguire (almeno per me), dividendo gli uomini in quattro gruppi (gli intelligenti, i banditi, gli sprovveduti e gli stupidi), arriva all'incontestabile giudizio che vede nella persona stupida il tipo di persona più pericolosa che esista, con un commento finale tristemente attualissimo.
 
Mi riprometto di non far passare di nuovo così tanti anni prima di tornare su questo autore!
 
Reading Challenge 2019: per questo testo uso il bonus casata che noi Lost in Austen ci siamo aggiudicate a marzo