domenica 22 ottobre 2017

"Vita e avventure di Babbo Natale", L. Frank Baum


Con questo libro completo la mia Reading Challenge 2017: "un libro per bambini" era un altro ostico indizio fornitomi da Chiara, ma sono rimasta molto soddisfatta della mia (strana, per chi mi conosce) scelta.

Non ho mai letto "Il mago di Oz", e non provando simpatia nè per il genere, nè per Baum stesso, non sapevo cosa aspettarmi da lui. Di certo non uno stile di scrittura così leggero, fluido e piacevole.

Si tratta di un'autentica fiaba ed è proprio carina, perfetta da leggere ai propri bambini, specialmente se credono a Babbo Natale perchè oltre alla storia della sua vita, da quando nasce alla vecchia, c'è anche "spiegato" come le mamme e i papà lo aiutino e come i giocattoli arrivino nei negozi: molto astuto...

Ma è una bella storia che può essere apprezzata anche da chi, come me, non ha figli ed è un grave caso di anti-Natale, perchè è una storia buona, con un tripudio di elfi, gnomi, fate, ninfe e folletti, che mi trasmettono sempre tanta simpatia, e un Babbo Natale vegano, che si nutre esclusivamente dei frutti della terra e che ricava il cuoio necessario per i finimenti delle renne dalla pelle dei leoni morti di vecchiaia: un grande!!

E ci sono, naturalmente, i bambini: nessuno ha un vero ruolo, entrano nella vicenda solo come destinatari dei doni che Babbo Natale produce, ma i tanti riferimenti a bimbi malati, poveri, poco seguiti o abbandonati stringono il cuore.

"Al mondo non c'è nulla di più bello di un bambino felice": è una grande verità, però mi piacerebbe poter chiedere a Baum se quando l'ha scritta si riferiva anche i piccoli indiani d'America!  

Reading Challenge 2017: questo testo risponde al requisito "un libro per bambini".

domenica 15 ottobre 2017

"Dovè finita Audrey?", Sophie Kinsella


Primo Young Adult della Kinsella: dopo aver letto le prime 50-60 pagine ho seriamente pensato di abbandonarlo, cosa che non faccio mai, infatti ho proseguito ed è stato un bene perchè alla fine non mi è dispiaciuto affatto.

Credo che nel giudizio positivo abbia largamente contribuito la pena che mi avevano fatto l'anno scorso gli ultimi due romanzi della serie I love shopping. Rispetto a quelli, questo è nettamente migliore, ma ci voleva poco...

In principio a darmi parecchio fastidio è stato lo stile di scrittura, ma poi mi sono resa conto che è giusto per il target a cui si propone e perchè la storia è raccontata in prima persona dalla protagonista, Audrey, che ha 14 anni.
Ciò non toglie che tutti quei "tipo" siano esagerati e insopportabili. Per contro i genitori, che sembrano due scemi, alla fin fine non sono poi così scemi, ma Audrey li descrive con la superficialità con cui li vede alla sua età.

E' una storia di bullismo. La ragazzina ha lasciato la scuola dopo essere stata presa di mira da alcune compagne e nessuno, migliore amica compresa, ha avuto la forza o l'intenzione di aiutarla, finchè lei non è crollata. Cosa sia successo di preciso non si sa, il libro comincia a fatti già avvenuti. Audrey non esce più di casa (ha anche subito un ricovero), porta sempre occhiali scuri perchè l'unica persona che riesce a guardare negli occhi è il fratellino minore di 4 anni e riesce a interagire solo con lui, con il fratello maggiore, Frank,  e con i genitori.
Esce solo per andare dalla sua terapista e quando la conosciamo ha già fatto molti progressi, che avranno un'impennata soprattutto grazie a Linus, un amico di Frank.

La Kinsella dà troppa profondità a questo ragazzino di 15 anni. Penso sia improbabile che riesca a fare così tanto per una persona che soffre gravemente di crisi d'ansia e di attacchi di panico, ma non avendo mai avuto questo genere di problemi, non sono certo in grado di giudicare. 

Per certi versi mi ha ricordato "Tredici", non solo perchè hanno in comune lo stesso tema, ma anche perchè, se in "Tredici" abbiamo le audiocassette con cui Hannah racconta la sua storia, qua Audrey lo fa con i video che registra in casa come compito terapeutico.

Se avessi un figlio o una figlia in età da scuola media, sicuramente consiglierei più questa lettura, dove almeno non muore nessuno, ma che con sprazzi di ironia "kinselliana" porta comunque a riflettere e butta lì spunti ovvi in età adulta, ma forse un po' meno per gli adolescenti, ad esempio che il grafico della vita non è una linea perennemente ascendente per nessuno, ma che chiunque ha alti e bassi.  

Reading Challenge 2017: questo testo non risponde a nessun requisito.

giovedì 5 ottobre 2017

"Calico Joe", John Grisham


Analoga situazione del libro della Bertola: Grisham è un altro scrittore di cui ho letto tutto procedendo in ordine cronologico fino a questo "Calico Joe", di cui non mi attirava la trama. O meglio, mi frenava il fatto che la storia ruotasse attorno al baseball, che per me è uno sport noiosissimo.

Temevo di trovarmi di fronte a cronache dettagliate, termini tecnici e alla valanga di statistiche tipica degli sport americani (e del baseball in particolare), che avevo già sperimentato ne "L'allentatore" e ne "Il professionista", dove però lo sport di cui si parla è il football americano, che conosco e che mi piace.
E, infatti, anche in "Calico Joe" fra statistiche, tecnicismi, cronache, ecc, c'è da perdersi! 
 
Nonostante ciò, il libro mi è piaciuto e tanto! Sicuramente ha contribuito il mio essere tifosissima della Samp: il calcio non è il baseball, ma ho ben presente come sono i giocatori cattivi e di "bimbi d'oro" ne ho visti parecchi, alcuni dei quali anche scoppiare come una bolla di sapone...

Il romanzo si sviluppa su due livelli temporali. 

Agosto 1973: partita fra i Mets di New York e i Cubs di Chicago, due giocatori si fronteggiano.
Warren, mediocre lanciatore 35enne ormai a fine carriera, e Joe, battitore 21anne che, appena approdato al baseball di alto livello, ha subito cominciato a frantumare record considerati imbattibili.

Succederà qualcosa...

Paul, la voce narrante, nel 1973 ha 11 anni. Warren è suo padre, un padre assente, violento, che tradisce la moglie, picchia e mal sopporta Paul e sua sorella. 
Joe è il suo idolo.

Trent'anni dopo Paul viene a sapere dall'ultima (la quinta) moglie di suo padre che Warren ha il cancro e gli resta poco da vivere. 
Decide così di fare qualcosa, o meglio, di provare a far fare qualcosa a suo padre.

Un libro drammatico, Grisham scrive così bene da farmi digerire anche tutte quelle statistiche, ma - soprattutto dopo aver letto le tante recensioni negative in rete - penso che possa essere apprezzato solo da chi è tifoso di "qualcosa". Non per forza di baseball, ma "Calico Joe" è principalmente una storia di sport e se non si è fra quegli imbecilli che si esaltano o si disperano dietro a una sfera (pallone o pallina che sia) non credo che la si possa capire davvero. 
In fondo al libro c'è l'appendice intitolata "Un gioco semplicissimo": spiega il gioco del baseball e consiglio di leggerla subito, davvero non capisco la scelta di non metterla all'inizio.

Reading Challenge 2017: questo testo non risponde a nessun requisito.