giovedì 21 luglio 2022

"Schegge", Sebastian Fitzek

 
"Imparare a dimenticare. Avete subito un grave trauma e volete cancellarlo dalla vostra memoria? Allora rivolgetevi a noi tramite e-mail.
La clinica privata Bleibtreu cerca volontari per un esperimento sotto diretto controllo medico"

Berlino, autunno di un anno non definito. E' questo l'annuncio a cui Marc Lucas risponde spinto dalla disperazione. Quello che vorrebbe riuscire a dimenticare è la morte di sua moglie: una sera di qualche settimana prima erano in auto e stavano litigando. Lui andava troppo forte, lei si era tolta la cintura per prendere qualcosa dal sedile posteriore, qualcosa che sembrava una fotografia e che aveva a che fare con il motivo della discussione.
"Il fine giustifica i mezzi?"
Sandra ne era convinta, ma non riusciva a far capire a Marc le sue ragioni. Poi lui aveva perso il controllo del mezzo, il corpo di lei era stato sbalzato violentemente contro il parabrezza, lo aveva sfondato finendo sull'asfalto e con Sandra era morto anche il loro bambino, che avrebbe dovuto nascere a metà novembre.
Ecco la causa della disperazione di Marc. L'incapacità di continuare a vivere con quel dolore e con i sensi di colpa lo hanno portato davanti al professor Patrick Bleibtreu che gli propone di partecipare al MME Memory-Experiment, metodo grazie al quale nella sua clinica riesce a cancellare i ricordi negativi dei suoi pazienti. Definitivamente.
Ma qualcosa con Marc non funziona come avrebbe dovuto e una sera di novembre si ritrova in mezzo alla neve a bussare alla porta di una baita nel bosco. Ad aprire è un altro psichiatra, Niclas Henerland, detto Casper...

Quarto romanzo scritto da Fitzke (nel 2009), quarto e ultimo che leggo: in definitiva quel piccolo cameo (inutile, solo un vezzo) da "Il ladro di anime" è l'unica cosa che sono riuscita ad apprezzare del libro.

L'entusiasmo che avevo provato verso questo autore dopo "La terapia", sua opera prima, non era stato confermato né da "Il ladro di anime" né da "Il bambino" e dopo "Schegge" piangerei alla sola idea di leggere un'altra storia del genere.

Perché quelle che racconta Fitzke si somigliano tutte (poco fa, prima di eliminarlo definitivamente dalla mia wish list, ho letto le trame dei titoli usciti dopo questo trovando conferma a questa mia impressione) fra cliniche ed esperimenti psichiatrici, pazienti amnesici, protagonisti che o sono giovani vedovi oppure sono psichiatri, psichiatri che, se non sono i protagonisti, sono comunque personaggi principali, con immancabili inserimenti di poteri extrasensoriali, il tutto ambientato ogni volta in una Berlino siderale, con la neve sempre usata per instillare nel lettore una sensazione di claustrofobico isolamento, fattore che alla quarta volta rappresenta solo una ripetitività molesta.

Nonostante i punti in comune con i romanzi precedenti, "Schegge" non può definirsi prevedibile, ma questo aspetto è proprio il punto debole del libro. Fitzke inizia con un prologo intrigante e nei primi capitoli angoscia sgretolando tutte le certezze del suo protagonista, ma poi smarrisce la logica rendendo la storia sempre meno convincente. Manca totalmente di credibilità e non mi riferisco all'esperimento: è un libro di finzione che strizza l'occhio al fantascientifico, per cui è lecito trovarci di tutto. Parlo dei meccanismi, del far succedere qualcosa che porti a qualcos'altro. È nei passaggi più o meno semplici che viene sempre a mancare lo sforzo dell'autore per costruire una trama intelligente.

Io non vorrei perdere nessuno dei miei ricordi, nemmeno quelli dolorosi, ma se esistesse la pillola capace di farmi dimenticare questo libro la manderei giù come uno zuccherino senza tanti rimpianti.

Reading Challenge 2020, traccia di luglio: un libro ambientato in parte in un manicomio o in una clinica psichiatrica