sabato 27 luglio 2024

"David Copperfield", Charles Dickens

 

Blundeston, Suffolk (Inghilterra orientale), marzo 1820. La vita comincia in salita per il piccolo David: orfano di padre già alla nascita, viene privato della serenità e dell'amore che caratterizzano i suoi primi anni di vita quando la madre sposa in seconde nozze Edward Murdstone, uomo autoritario e intransigente, al pari della sorella Jane.
E' David, moltissimi anni dopo, a raccontarci la sua vita e quella delle persone che ha amato e odiato, in entrambi i casi sempre ricambiato.

Se la Reading Challenge non prevedesse anche un abbozzo di trama nelle recensioni, probabilmente avrei evitato di scrivere queste poche righe, perché tutti conoscono la storia di David Copperfield. 

Un librone (1022 pagine nell'edizione in mio possesso) che mi sono decisa a leggere solo perché non volevo avere questa lacuna prima di affrontare "Demon Copperhead" di Barbara Kingsolver.
Facendomi sempre intimorire dai tomi, ammetto di aver preso in considerazione anche l'idea di cercare in rete un bel riassunto esaustivo di Copperfield... Ma le scorciatoie hanno sempre fatto a pugni con il mio carattere (tranne quando mi permettono di risparmiare fatica fisica ^^), così ho aspettato la prima parte delle mie ferie estive e mi sono buttata (questo è stato un errore perché ormai, con il lavoro in edicola sempre più scarso, è proprio stando in negozio che riesco a leggere tanto).

Sono felice di averlo fatto, non solo perché adesso sono pronta per Copperhead (che però non ho intenzione di leggere nell'immediato), ma anche perché Copperfield mi è piaciuto più di tanti altri classici letti in passato.

L'inizio è stato coinvolgente e straziante come mi aspettavo: leggere di David bambino che piange avvolto nel suo trapuntino quando trascorre la sua prima notte nella stanzetta in cui è stato relegato dal patrigno mi ha messo sulle spalle quel carico di tristezza che di solito provo quando le vittime sono animali ed è solo uno dei tanti esempi delle traversie che Dickens fa sperimentare al suo piccolo protagonista.

Ma quando Copperfield arriva a Dover, con mia grande sorpresa, tutto cambia. Solo adesso che ho letto il libro posso includermi in quei "tutti" sopracitati: prima ero convita che la storia fosse costellata dall'inizio alla fine di dolori e drammi, soprusi e ingiustizie di vario genere, cosa che non è. Con questo non intendo sminuire l'orfano bambino né il giovane vedovo, ma - considerando la piega che avrebbe potuto prendere la sua vita se la zia Betsey gli avesse voltato le spalle quando era adolescente o anche solo se i Copperfield non fossero stati benestanti - David ha oggettivamente avuto un'esistenza senza dubbio migliore e più facile di tanti poveri (letteralmente) bambini dell'Ottocento.

Ho comunque molto apprezzato il modo in cui Dickens - di cui in precedenza avevo letto soltanto "Canto di Natale" - ha reso degni di stima personaggi appartenenti a categorie discriminate ancora oggi (un esempio su tutti: la prostituta Martha) senza mancare mai di evidenziare gli abusi e la mancanza di umanità di chi grazie al denaro e/o alla posizione si trova ad aver quel potere tanto pericoloso quando è in mano a chi è privo di empatia.

Reading Challenge 2024, traccia stagionale crucipuzzle, estate: orfano nel testo