lunedì 8 luglio 2024

"Camera con balcone", Charles Exbrayat

 

Callander (orgoglio della contea di Perth), settembre 1963. Sono le otto e dieci del mattino quando Imogène McCarthery scende dal treno e, dopo tre anni, respira finalmente l'aria della sua amata terra. Arrivata a 53 anni e ormai prossima alla pensione, è lì che vuole tornare a vivere, ignorando che la maggior parte degli abitanti della cittadina non la considerano un'eroina per i fatti accaduti tre anni prima, ma una pericolosa minaccia alla tranquillità del posto e alla vita delle persone.
E, forse, non hanno tutti i torti visto che dopo appena sei ore dal suo arrivo Callander si ritrova già a fare i conti con il primo cadavere!

Scritto nel 1960, titolo originale "Imogène est de retour", è il secondo libro di una serie di sette che hanno come protagonista Imogène. A marzo avevo letto la prima puntata, "La signora in tweed", che avevo definito una letturina piacevole e divertente, mentre questa l'ho patita parecchio, trascinandomi le 204 pagine per ben nove giorni, finendo sempre per preferirgli l'altra lettura in corso prima di arrivare a ieri, quando mi sono imposta di terminarlo (avevo superato di poco la metà) per poterlo archiviare prima di partire (domani) per le meritate vacanze estive.

Non ci sono sostanziali differenze fra i due libri di Exbrayat: ad esempio lo stile è chiaramente lo stesso e quello continuo a considerarlo piacevole, ma anche le gag non sono cambiate - dettate dall'irruenza di Imogène, dai suoi continui battibecchi con il sergente McClostaugh, dai fraintendimenti reciproci - e la ripetizione continua diventa presto monotona.
Si salvano solo le esternazioni contro gli inglesi ^^

"Non avrebbe mai capito perché il buon Dio aveva ritenuto utile creare gli inglesi."

La storia gialla l'ho addirittura preferita a quella del primo libro: abbandonato il ruolo di spia, qui Imogène diventa la tipica detective dilettante di tanti libri e telefilm un po' datati, ma - a fronte di pochi sviluppi che riguardano la vicenda - ognuno dei dieci capitoli, tutti di una ventina di pagine, si dilungano nei ripetitivi siparietti sopra citati, mettendo a dura prova la voglia di proseguire la lettura.

Tanta fatica per arrivare, poi, a un finale frettoloso, liquidato con un resoconto fatto da un personaggio alla protagonista, cosa che ha sancito definitivamente la mia decisione di non procedere con gli altri libri della serie quando verranno tradotti.

Del resto se chi ha scritto la sinossi non ha neppure letto il libro ("Finché, sporgendosi dal balcone della sua stanza, non vede per caso la sagoma di un uomo senza vita": c'è scritto questo, ma le cose non vanno affatto così), non verrò certo presa dai rimorsi nel dire addio all'indomabile scozzese.

"Viva la Scozia! Abbasso gli oppressori inglesi!"

Reading Challenge 2024, traccia vagabonda luglio: Francia