domenica 15 ottobre 2017

"Dovè finita Audrey?", Sophie Kinsella


Primo Young Adult della Kinsella: dopo aver letto le prime 50-60 pagine ho seriamente pensato di abbandonarlo, cosa che non faccio mai, infatti ho proseguito ed è stato un bene perchè alla fine non mi è dispiaciuto affatto.

Credo che nel giudizio positivo abbia largamente contribuito la pena che mi avevano fatto l'anno scorso gli ultimi due romanzi della serie I love shopping. Rispetto a quelli, questo è nettamente migliore, ma ci voleva poco...

In principio a darmi parecchio fastidio è stato lo stile di scrittura, ma poi mi sono resa conto che è giusto per il target a cui si propone e perchè la storia è raccontata in prima persona dalla protagonista, Audrey, che ha 14 anni.
Ciò non toglie che tutti quei "tipo" siano esagerati e insopportabili. Per contro i genitori, che sembrano due scemi, alla fin fine non sono poi così scemi, ma Audrey li descrive con la superficialità con cui li vede alla sua età.

E' una storia di bullismo. La ragazzina ha lasciato la scuola dopo essere stata presa di mira da alcune compagne e nessuno, migliore amica compresa, ha avuto la forza o l'intenzione di aiutarla, finchè lei non è crollata. Cosa sia successo di preciso non si sa, il libro comincia a fatti già avvenuti. Audrey non esce più di casa (ha anche subito un ricovero), porta sempre occhiali scuri perchè l'unica persona che riesce a guardare negli occhi è il fratellino minore di 4 anni e riesce a interagire solo con lui, con il fratello maggiore, Frank,  e con i genitori.
Esce solo per andare dalla sua terapista e quando la conosciamo ha già fatto molti progressi, che avranno un'impennata soprattutto grazie a Linus, un amico di Frank.

La Kinsella dà troppa profondità a questo ragazzino di 15 anni. Penso sia improbabile che riesca a fare così tanto per una persona che soffre gravemente di crisi d'ansia e di attacchi di panico, ma non avendo mai avuto questo genere di problemi, non sono certo in grado di giudicare. 

Per certi versi mi ha ricordato "Tredici", non solo perchè hanno in comune lo stesso tema, ma anche perchè, se in "Tredici" abbiamo le audiocassette con cui Hannah racconta la sua storia, qua Audrey lo fa con i video che registra in casa come compito terapeutico.

Se avessi un figlio o una figlia in età da scuola media, sicuramente consiglierei più questa lettura, dove almeno non muore nessuno, ma che con sprazzi di ironia "kinselliana" porta comunque a riflettere e butta lì spunti ovvi in età adulta, ma forse un po' meno per gli adolescenti, ad esempio che il grafico della vita non è una linea perennemente ascendente per nessuno, ma che chiunque ha alti e bassi.  

Reading Challenge 2017: questo testo non risponde a nessun requisito.