sabato 29 maggio 2021

"Questa volta tocca a te", M.J. Arlidge



Southampton (Inghilterra), dicembre di un anno non precisato.
Vuoi vivere? Per poter continuare a farlo devi uccidere la persona che è imprigionata con te. Non importa quale sia il vostro legame, se siete una coppia, un figlio e un genitore o due semplici colleghi: la realtà è che siete in trappola, senza cibo nè acqua e nessuno può sentire le vostre urla disperate. Avete solo una pistola con un unico colpo in canna e solo chi dei due avrà il coraggio di usarla contro l'altro potrà lasciare il posto che, altrimenti, diventerà la tomba di entrambi.
A Helen Grace, ispettrice di polizia prossima alla quarantina, non era mai capitato di doversi occupare di omicidi seriali. Sa che per trovare l'assassino deve capire quale sia il collegamento fra le vittime, ma sembra non esserci nulla che li accomuna. E i superstiti forniscono descrizioni diverse fra loro della persona che li ha rapiti.
Una persona che chiaramente non sta scegliendo a caso chi colpire: si è preparata, ha studiato le loro abitudini e ora i rapimenti si susseguono rapidamente.
Helen non ha scelta: deve essere più veloce.

Opera prima di Matthew J. Arlidge, autore inglese classe 1974. Scritto nel 2014 è il primo di una serie di nove romanzi (più due racconti) che hanno per protagonista l'ispettrice Helen Grace (due anni fa ha scritto anche un romanzo scollegato dalla serie). Dei nove sono stati tradotti in italiano soltanto questo e il secondo, "Nessuno escluso", ed essendo ormai passati diversi anni dubito che Corbaccio o qualche altro editore lo riprenda in considerazione.

Peccato. "Questa volta tocca a te" (titolo originale: "Eeny Meeny", che curiosamente Google mi suggerisce di tradurre dal malgascio, ma che - come mi hanno spiegato - è l'inizio di una filastrocca) è un buon thriller, anche se non manca qualche difetto, e mi sarebbe piaciuto poter leggere anche gli altri.

Tantissimi capitoli (117) per una lunghezza media (359 pagine), quindi tutti molto brevi e anche per questo incalzanti. Arlidge non è riuscito a mantenere sempre alto il livello di suspense, ma ce ne ha messa parecchia ed è stato bravo a inserire dei piccoli particolari che portano a sospettare di persone diverse. Un punto, o meglio, il ruolo di un personaggio, secondo me non è stato chiarito a sufficienza, ma la storia rimane abbastanza originale dal non sembrare la fotocopia di tanti altri thriller.

Cosa che non si può dire della sua protagonista che è la gemella della Kim Stone di Angela Marsons, ma se uno dei due scrittori si è "ispirato" all'altro, allora la copiona è la Marsons dato che "Urla nel silenzio" è uscito un anno dopo questo.

Sia come sia, Helen è un'altra donna tosta che ce l'ha fatta in un settore dominato dagli uomini. Dura e inflessibile sul lavoro, all'apparenza potente come la Kawasaki che conduce a 160 chilometri all'ora, ma in realtà con un passato di sofferenze e di esperienze indicibili a cui è riuscita a sopravvivere solo costruendosi quella corazza che ora non permette a nessuno di scalfire.

A me questo genere di protagonista (lo dico in maniera netta) sta sulle balle. Prima ancora non sopporto che una donna in un ambiente lavorativo misogino venga rispettata perchè si comporta come un uomo (o con atteggiamenti che uomini misogini considerano degni di rispetto). E non c'entra che Helen Grace sia stata creata da un uomo: la Marsons è donna e ha fatto la stessa cosa.

Reading Challenge 2021: questo testo risponde alla traccia sorpresa di maggio