giovedì 3 giugno 2021

"La vita bugiarda degli adulti", Elena Ferrante


Napoli, primavera 1992. Brutta cosa origliare i discorsi dei genitori. Bruttissima cosa parlare male dei figli. Orribile quando le due cose succedono contemporaneamente, soprattutto se hai quasi 13 anni e crescendo ti stai pian piano rendendo conto che non sei l'adorabile e splendida principessa che mamma e papà ti hanno fatto credere di essere per tutta la tua infanzia.
E' quello che succede a Giovanna Trada quando un giorno sente il (venerato) padre dire alla madre che lei, la loro bambina, stava diventando sempre più brutta. In realtà il padre non ha usato proprio questi termini, ma forse ha fatto di peggio: ha detto che sta diventando come Vittoria!
Vittoria, la sorella di lui, quindi la zia che Giovanna non ha mai nè conosciuto nè visto in fotografia perchè quella parente della "Napoli bassa" è così mostruosa da aver messo - ben prima che lei nascesse - tutta la famiglia contro ai suoi genitori. Per questo non ha mai incontrato nessuno del ramo familiare paterno.
Ma ora - adesso che sa di stare diventando brutta come zia Vittoria - deve assolutamente poterla incontrare almeno una volta, giusto per capire in cosa si sta trasformando...

Fra settembre e ottobre del 2019 mi ero goduta la tetralogia de "L'amica geniale" più "L'amore molesto". L'idea era quella di recuperare in tempi brevi tutti gli altri (pochi) romanzi della Ferrante, ma come al solito i miei progetti di lettura sono troppi e fanno a spintoni fra loro.

"La vita bugiarda degli adulti", attualmente l'ultimo romanzo dell'autrice, è stato scritto proprio due anni fa. Solo finendolo mi sono ricordata che ai tempi dell'uscita, quando tutti ne parlavano, avevo deciso di rimandarne la lettura perchè in molti lamentavano un finale non finale che dava motivo di pensare a un seguito. Magari succederà, del resto Giovanna, di cui seguiamo la crescita fino ai 16 anni, è una protagonista con l'intera vita davanti e il libro, raccontato in prima persona da una versione di lei adulta, potrebbe essere anche anziana, si presta senz'altro a uno o più seguiti. Ma questo un finale lo ha, in linea con l'età della protagonista e per questo molto logico.

Le lamentele di altri lettori mi hanno fatto ricordare la delusione di mia madre e delle mamme delle mie amiche quando ci avevano portate al cinema a vedere "Il tempo delle mele" che per loro aveva un finale assurdo, ma che per noi ragazzine rappresentava la nostra realtà.

"Bugie, bugie, gli adulti le vietano e intanto ne dicono tante"

A prescindere dal modo in cui possa venire accolto il finale della Ferrante, il romanzo è oggettivamente bello perchè lei scrive bene e perchè riesce
a costruire trame con pochissimi elementi e scava, scava, scava, portando immancabilmente a riflessioni profonde, a volte dolorose.
Usa i suoi personaggi per fare emergere il peggio dell'animo umano
, debolezze, fragilità, rancori, invidie, tradimenti e perbenismi.

"L'amore è opaco come i vetri delle finestre dei cessi"

Qui in particolare svela l'arte del mentire dicendo la verità ed evidenzia come chi la verità la chiede di solito è anche chi è meno disposto ad accettarla, se non è quella che vuole sentire.

Muovo un'unica critica alle descrizioni che mi sono sembrate anacronistiche rispetto agli anni in cui si svolge la storia (1992-96): i rapporti fra i vari personaggi, i dialoghi, gli atteggiamenti, anche l'abbigliamento descritto, tutto sembra collegato a un'epoca più vecchia, addirittura di qualche decina d'anni.


Reading Challenge 2021: questo testo risponde alla prima traccia annuale, "dieci libri a scelta da leggere entro la fine dell'anno"