giovedì 7 settembre 2023

"La cameriera", Nita Prose

 

Stati Uniti, luogo e anno non specificati. Molly non ha mai conosciuto i suoi genitori. La madre se n'è andata quando era ancora in fasce e lei è cresciuta con nonna Flora. Adesso Molly ha 25 anni e da nove mesi il cancro si è portato via quel suo unico legame familiare, lasciandola completamente sola.
Per non crollare si affida alle linee guida che la nonna le ha inculcato per aiutarla a rendere più gestibili le sue giornate. Perché Molly da sola non è in grado di interpretare correttamente quello che la gente fa e dice, non riconosce i sottintesi, non riesce a capire se un sorriso è sincero o derisorio. Per lei tutto è netto, non ci sono sfumature ed è anche per questo suo modo di interpretare tutto alla lettera che è così brava nel suo lavoro di cameriera al piano del lussuoso Regency Grand Hotel: ordine e pulizia sono la sua ragione di vita, la divisa le dà un ruolo nel mondo che altrimenti non avrebbe.
Finché un lunedì neppure il suo fornitissimo carrello per le pulizie può fare qualcosa per riportare in vita il signor Brown, che lei stessa trova morto nella suite 401.

A novembre è prevista l'uscita in Canada e negli Stati Uniti di "The mistery guest", il secondo romanzo di Nita Prose, autrice canadese classe 1972, che l'anno scorso ha avuto un successo clamoroso con questa opera prima, successo che avrei maggiormente capito se non fosse stato preceduto dal boom di vendite di un altro romanzo, anch'esso di esordio, con una protagonista che Molly ricorda un po' troppo , cosa che fa perdere originalità a "La cameriera".

Mi riferisco a "Eleanor Oliphant sta benissimo": se anche le vicende raccontate nei due romanzi, così come i trascorsi delle due protagoniste, sono differenti, il loro modo di essere dà al libro della Prose la sensazione di un già letto.
Molly non ha il cinismo "Sheldoniano" di Eleanor, ma ha lo stesso modo di ragionare che la rende rigorosa e inflessibile, con in più un buonismo assoluto che inevitabilmente le si ritorce contro quando non riesce a riconoscere il male che muove certe persone. Una facile vittima a cui è impossibile non affezionarsi.

Ma la Prose non è riuscita a costruire attorno alla sua protagonista una storia concreta e profonda come, invece, aveva fatto la Honeyman con la sua.

Il problema principale de "La cameriera" è il presentarsi come giallo, cosa che è (bè, diciamo più un gialletto) fino al 70%: fin lì abbiamo un delitto del quale Molly viene accusata. Ma quando la storia dovrebbe sfociare in una seria indagine di polizia, il focus resta su di lei portando a uno sviluppo caricaturale e a un finale forzato che sorprende solo per il poco senso che ha, lasciando per altro senza spiegazione alcuni spunti che l'autrice aveva disseminato nel corso delle sue 448 pagine.

In definitiva una delusione per chi (come me) era convinta di aver comprato un giallo.
Forse una piacevole sorpresa per gli amianti dei libri self help.

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