Palermo, inizio maggio di una quindicina di anni fa. Per il sessantesimo compleanno di Tito la famiglia si riunisce nella villa di Torrenuova: la moglie Mariola e i tre figli - Teresa, Santi ed Elisa - con i rispettivi coniugi, i cinque nipotini e la sorella del padre di Tito, zia Rachele, che dalla morte del fratello, avvenuta sedici anni prima, non ha più voluto lasciare la villa. E' Titino, il nipote prediletto del festeggiato, a rovinargli la giornata: "La maestra vuole che ognuno di noi scriva la storia della sua famiglia. Dobbiamo fare il nostro albero genealogico. Mi aiuti, nonno?". Una richiesta innocente che però fa esplodere dentro Tito la rabbia: in quel maledetto albero Titino dovrà lasciare vuoto lo spazio dedicato alla bisnonna paterna perché Tito non ha conosciuto sua madre, un vuoto mai colmato, una vergogna mai superata.
"Boccamurata" chiude quella che viene definita la trilogia siciliana dell'autrice, dopo "La Mennulara" e "La zia marchesa". Tre romanzi che raccontano storie non collegate fra loro, uniti soltanto dalle atmosfere, dall'ambientazione siciliana e dallo stile elegante che contraddistingue la penna di Simonetta Agnello Hornby, che qui dimostra come non serva un crimine per riuscire a creare suspense.
I quarantotto capitoli divisi in tre parti seguono piani temporali diversi: il presente, con i rapporti conflittuali fra sorelle, fratelli, cognate e cognati, le tensioni fra coniugi e quel genere di gelosie e di ripicche che si creano quando ci sono in ballo soldi, ruoli e questioni ereditarie future. E il passato, che viene man mano ricostruito a partire dagli anni Quaranta del secolo scorso, con il suo carico di misteri che, seppur facilmente intuibili, è piacevole veder emergere a poco a poco dalle pagine.
Tre romanzi scritti nell'arco di cinque anni e in epoca recente (fra il 2002 e il 2007), ma che sanno dolcemente di antico. Una narrazione che da giovane non sarei stata in grado di apprezzare, ma che a questa età (55 anni) mi allieta.
D'altri tempi
"Boccamurata" chiude quella che viene definita la trilogia siciliana dell'autrice, dopo "La Mennulara" e "La zia marchesa". Tre romanzi che raccontano storie non collegate fra loro, uniti soltanto dalle atmosfere, dall'ambientazione siciliana e dallo stile elegante che contraddistingue la penna di Simonetta Agnello Hornby, che qui dimostra come non serva un crimine per riuscire a creare suspense.
I quarantotto capitoli divisi in tre parti seguono piani temporali diversi: il presente, con i rapporti conflittuali fra sorelle, fratelli, cognate e cognati, le tensioni fra coniugi e quel genere di gelosie e di ripicche che si creano quando ci sono in ballo soldi, ruoli e questioni ereditarie future. E il passato, che viene man mano ricostruito a partire dagli anni Quaranta del secolo scorso, con il suo carico di misteri che, seppur facilmente intuibili, è piacevole veder emergere a poco a poco dalle pagine.
Tre romanzi scritti nell'arco di cinque anni e in epoca recente (fra il 2002 e il 2007), ma che sanno dolcemente di antico. Una narrazione che da giovane non sarei stata in grado di apprezzare, ma che a questa età (55 anni) mi allieta.
Reading Challenge 2025, traccia annuale Scarabeo