lunedì 20 ottobre 2025

"Le streghe di Manningtree", A.K. Blakemore

 

"Tranquilla, Becky, non è più come prima, ai tempi della regina. Non possono legarti pollici e alluci e gettarti nel Mistley Pond. Non possono appenderti per le caviglie, non più. Se accoppassero ogni povero cristo che ha infastidito un puritano, mezzo Essex sarebbe pendaglio da forca prima dell’estate. Credimi. Io queste cose le conosco bene."

Così dice Anne West, chiamata da tutti Beldam, alla figlia Rebecca quando iniziano a serpeggiare le prime voci su presunti episodi di stregoneria verificatisi nel loro villaggio: mai previsione fu più nefasta!

Nel 2021, dopo aver pubblicato quattro raccolte di poesie, Amy Katrina Blakemore (londinese classe 1991) ha vinto con il suo primo romanzo il Desmond Elliott Prize come miglior esordio nel Regno Unito.
Un libro a cui mi sono approcciata con molte riserve dopo averlo sentito criticare pesantemente durante l'estate su un profilo che seguo su Instagram, ma non sono state le basse aspettative a farmelo piacere più del dovuto: è oggettivamente un bel romanzo storico che può non piacere solo a chi non ama la storia oppure a chi la ama così tanto da preferire leggerla nella saggistica.

Quello che avvenne a Manningtree, nell'Essex, negli anni compresi fra il 1643 e il 1647 è storia vera. Siamo nel pieno della guerra civile inglese (1642 - 1649) e il libro offre un quadro eccellente della situazione sociale e politica dell'Inghilterra del XXVII secolo, un mondo afflitto da povertà ed epidemie in cui era facile far leva su ignoranza e superstizione, facendone più che mai sinonimi di religione.

Lo sapeva bene Matthew Hopkins, personaggio del libro realmente esistito (come la maggior parte, compresa Rebecca, protagonista e voce narrante), passato alla storia proprio per il suo ruolo di cacciatore di streghe. D
opo aver dichiarato di aver sentito donne sostenere di avere contatti con il demonio, inventò per se stesso la carica ufficiale (lautamente retribuita) di Cacciatore di Streghe per conto del Governo, ruolo che lo portò a condannare per impiccagione dalle duecento alle trecento persone in appena quattordici mesi (questo è uno dei dati che ho scoperto leggendo l'interessantissimo post sopra linkato nel nome di Hopkins).

Probabilmente mettendo la sua figura al centro della narrazione il romanzo avrebbe avuto una maggior rilevanza storica. La Blakemore ha, invece, scelto una ragazza di circa diciotto anni, il cui padre è morto in mare quando lei era una bambina molto piccola e che da allora vive con la madre al limitare di Manningtree. Una madre che disprezza e da cui spera di potersi presto affrancare.

Donne senza uomini, o perché vedove, o perché orfane, o perché abbandonate: sono quelle che venivano prese di mira dall'inquisizione, non solo in Inghilterra. Ed è su di loro che si concentra l'attenzione di Hopkins quando un bimbetto sembra essere posseduto dal diavolo.
Scattano gli arresti, iniziano le carcerazioni, vengono celebrati processi, si eseguono le condanne.

La storia è storia, non c'è rischio di spoilerare nulla. Di inedito c'è solo la parte romanzata che riguarda Rebecca con un finale che strizza l'occhio a un possibile seguito, che mi piacerebbe leggere se mai venisse scritto.

"Libertà significa ricchezza e, se qualcuno vi dirà altrimenti, è perché ha abbastanza di entrambe"

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