lunedì 28 novembre 2022

"La casa sull'argine", Daniela Raimondi


Stellata (Ferrara). E' il 1799 quando una carovana di zingari transita per il piccolo borgo. Alcuni carri rimangono impantanati nel fango obbligando gli abitanti del posto e i gitani a una convivenza forzata che si prolunga prima a causa del maltempo e successivamente per un'epidemia di tifo. Un periodo sufficiente a far nascere l'amore per un'improbabile coppia: Giacomo Casadio, contadino taciturno e schivo di 45 anni, perde la testa per Viollca Toska, bella come i suoi 22 anni. L'anno successivo è già nato quello che avrebbe dovuto essere il primo figlio e che, invece, rimarrà l'unico, ma che basterà a dare il via a una saga familiare che arriverà fino ai giorni nostri.

Daniela Raimondi, classe 1956 e originaria della provincia di Mantova, aveva già scritto una decina di libri di poesie prima di pubblicare questo che è il suo primo, e per ora unico, romanzo. Amazon mi dice che era uscito il 24 agosto 2020 e i conti (mi) tornano: una settimana dopo iniziavo a leggere "Gli anni della leggerezza", il primo titolo dei Cazalet, e ricordo benissimo di come a fine ottobre, dopo aver terminato la serie, mi fossi messa a cercare altre saghe familiari inserendo "La casa sull'argine" in wish list.

L'ho poi ignorato per più di due anni perché il più delle volte non mi trovo a mio agio con lo stile di chi non è solo uno scrittore, ma anche (o principalmente) poeta. Invece la Raimondi mi ha conquistata sotto ogni punto di vista. E' uno di quei libri che mi è dispiaciuto aver finito ed era dall'estate che non mi succedeva.

Un difetto questo romanzo lo ha e risulta evidente facendo il confronto con la saga dei Cazalet: la Howard ha scritto cinque libri da 500/600 pagine l'uno per raccontare un periodo di appena 19 anni, la Raimondi ha racchiuso in un unico libro di 400 pagine circa due secoli e mezzo.
Peccato!
Per quanto la lettura sia stata lo stesso appagante, avrei tanto voluto avere da leggere almeno una trilogia. Invece qui gli sviluppi sono davvero molto rapidi, soprattutto nei primi capitoli dove in ognuno viene raccontata l'esistenza di una generazione con grossi salti temporali (1800, 1847, 1861, 1909...). E' solo dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale che il ritmo rallenta e alcuni dei personaggi presentati ci accompagnano fino al 2013, dove si conclude la storia.

Nonostante la Raimondi faccia riferimento a ogni evento storico di rilievo - le guerre di Indipendenza, l'Unità d'Italia, le emigrazioni di massa, la prima Guerra Mondiale (bellissima e straziante la descrizione delle condizioni nelle trincee che fa attraverso l'esperienza di Beppe Casadio), l'ascesa del fascismo, la seconda Guerra Mondiale e la lotta Partigiana, il '68 e gli anni di piombo, più sporadici accenni internazionali, da Pearl Harbor alla guerra in Vietnam allo sbarco dell'uomo sulla Luna - tutto, sempre a causa dell'aver limitato la saga a un unico volume, si traduce per lo più in accenni inconsistenti (ad esempio l'unità d'Italia viene relegata in un'unica frase: "Terminata la seconda guerra d’indipendenza e formatosi il Regno d’Italia, Achille Casadio tornò a vivere a Stellata."). Solo gli anni di piombo godono di un maggior approfondimento, ma qua ricorro a un altro importante confronto, quello con la tetralogia de "L'amica geniale": pochi capitoli di un libro di 400 pagine non possono essere particolareggiati come un intero libro ("Storia di chi fugge e di chi resta").

Ma il rimando maggiore lo faccio con Isabel Allende, e scusate se è poco! Credo sia stata una grande fonte di ispirazione per la Raimondi, per lo stile, per il modo di raccontare gli eventi attraverso i suoi personaggi e, soprattutto, per la "La casa degli spiriti", con quel realismo magico che normalmente non tollero e derido, ma che amo nei grandi autori.

Sperando che Daniela Raimondi stia lavorando a un altro romanzo bello come questo, chiudo con tre punti.

Una fotografia della bella Rocca Possente di Stellata:


Un ringraziamento per avermi risvegliato dei bei ricordi di mia madre con diverse canzoni citate, in particolare questa, uno dei suoi cavalli di battaglia (preciso: era così stonata da far sanguinare le orecchie... e cantava sempre!):

«Signorina Maccabei,
venga fuori, dica lei,
dove sono i Pirenei?»
«Professore, io non lo so, lo dica lei.»
E un appunto: la stazione ferroviaria di Genova si chiama Piazza Principe, non Porta Principe!! Ci teniamo ^^

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