mercoledì 14 novembre 2018

"Promessa d'aprile", Sophie Astrabie


Parigi, giorni nostri. Quando Avril compie 35 anni guardandosi attorno si rende conto che tutti stanno procedendo con le proprie vite, mentre la sua è statica. Il lavoro è sempre lo stesso da quando ha completato gli studi ed è un lavoro che non la soddisfa più. Anche l'appartamento è sempre quello, da quando si è trasferita da Rouen a Parigi. E dopo aver deciso di chiudere con Jean, convinta che continuare a stare con lui volesse dire accontentarsi, non c'è stato nessun altro amore importante e sono passati sette anni! Ed è per via di Jean che quel compleanno ha un significato particolare per Avril, perchè prima di abbandonare l'appartamento dove avevano vissuto insieme per tre anni, lui le aveva fatto promettere che se a 35 fossero stati entrambi ancora single avrebbero fatto un figlio insieme.

E qui bisogna essere malati di sentimentalismo (non io), per non pensare che sia una stupidaggine colossale! La storia avrebbe meritato un altro escamotage per essere raccontata perchè la trama in generale è solo leggera e stupidina, ma ho letto di peggio.
Descrive una situazione abbastanza comune, quella in cui ci troviamo a pensare a un amore passato chiedendoci se lo rimpiangiamo perchè dopo non abbiamo trovato qualcosa di meglio oppure se non lo abbiamo trovato perchè il meglio era quello che abbiamo perso. Per di più ignorando se anche l'altra persona ha dei rimpianti, come succede ad Avril...

Sullo schermo questa storia potrebbe diventare una dolce commediola, anche grazie al fascino e al romanticismo di Parigi, cosa che avrebbe potuto essere un quid anche per il libro (a colpirmi era stata la copertina, non la trama), ma che, invece, l'autrice non è riuscita a trasmettere nelle sue descrizioni della città.

E non mi è piaciuto il modo in cui delinea i vari personaggi, donne e uomini adulti che si sentono ancora dei ragazzi, cosa che non sono più da un bel pezzo.

Ma quello che, per me, rovina il romanzo l'incessante susseguirsi di frasi a effetto! Qualche esempio:

"Il tempo fuggiva, ma non ci preoccupavamo di rincorrerlo"

"Era una risata ostinata. Una risata a fine gara che non aveva nessuna fretta di tagliare il traguardo"

"Sparì per qualche minuto lasciandomi sola con la sua assenza"

"Mia madre era allo stesso tempo seria e maestosa. Aveva il portamento di una maiuscola su cui poggia la responsabilità di un'intera frase"

Quasi ogni periodo viene chiuso da frasi di questo tipo! Alla prima ho sorriso, ma già la seconda non mi è piaciuta perchè era troppo ravvicinata. Alla terza ho spalancato gli occhi per lo stesso motivo, alla quarta ero insofferente ed è meglio non dire cos'ero alla quinta, alla sesta... all'ottantesima, ecc, ecc...

Così quello che in teoria avrebbe dovuto essere un libro da leggere in fretta per la sua futilità e per le sue 225 pagine, nella pratica è diventato un peso che mi sono trascinata per nove lunghi giorni! Se fossi in grado di interrompere le letture poco coinvolgenti, penso che questo lo avrei abbandonato dopo il primo capitolo.
       
Reading Challenge 2018: questo testo risponde al requisito "un libro con un mese nel titolo" (indizio speciale di novembre)