Baltimora, venerdì 15 agosto 1997. E' il giorno in cui Jin-Ho e Suki arrivarono dalla Corea.
La prima ha cinque mesi ed è stata adottata da Bitsy e Brad Donaldson, coppia sulla quarantina, che hanno organizzato per la piccola un comitato di accoglienza in grande "stile" coinvolgendo parenti di ogni genere e grado, colorando il gate dell'aeroporto con palloncini e scritte di benvenuto e, naturalmente, fotografando e filmando a più non posso.
E il video di quel giorno verrà riproposto ogni anno per volere di Bitsy, maniaca delle feste a tema, per quella che diventerà la "festa del giorno dell'arrivo" e che coinvolgerà anche Sami e Zibah Yazdan, i genitori della seconda bambina coreana.
Immigrati iraniani di seconda generazione, quel giorno si erano presentati all'aeroporto in compagnia della sola Maryam, la nuova nonna paterna di Suki, prontamente rinominata con l'americanissimo Susan.
Perchè per loro, a differenza dei Donaldson, non è così importante trasmettere alla figlia la cultura della sua nazione di origine...
Come nella sinossi originale, anch'io nel mio abbozzo di trama mi limito a parlare delle due bambine, ma loro sono quasi un pretesto per raccontare la reale protagonista della storia, Maryam. Nata nel 1939 (come mia madre) a Teheran ed immigrata negli Stati Uniti nel 1958, la conosciamo nel 1997 (come tutti gli altri), quando ha 58 anni. Un personaggio non perfetto, ma che forse mi è piaciuto così tanto perchè mi sono tanto ritrovata nei suoi spigoli caratteriali. Una donna forte e indipendente che attraverso i ricordi ci racconta il suo percorso di vita.
Il libro avrebbe potuto essere più incisivo se avesse approfondito maggiormente le cruciali vicende della rivoluzione iraniana del '79 e se avesse trattato meno superficialmente la questione dell'integrazione razziale. Ho un caro amico iraniano, Milad, e i suoi racconti sono decisamente meno semplicistici e più interessanti.
Chiaramente la Tyler ha preferito mantenersi su toni lievi, non ho riscontrato la "spassosa comicità" con cui viene descritto nella prefazione, mentre i "momenti di grande tenerezza" ci sono e me li sono goduti. Una lettura davvero piacevole che mi ha fatto venire voglia di recuperare altri titoli dell'autrice.