domenica 29 agosto 2021

"Miasmi e umori", Carlo Maria Cipolla


In epoca medievale la peste, che arrivava a uccidere il 70-80% degli infetti, costituiva una sciagura a ogni latitudine e longitudine. Nel 1348 a Venezia venne istituita la Magistratura di Sanità con lo scopo di prevenire le continue epidemie. Questi uffici, in principio temporanei e che solo successivamente divennero permanenti, si espansero in tutta l'Italia settentrionale che fino al 1700 grazie a essi si distinse nel settore della prevenzione sanitaria rispetto a tutto il resto dell'Europa.

Quello di Firenze venne creato nel 1527 e in questo breve saggio Carlo Maria Cipolla analizza i dati raccolti tramite i documenti dell'epoca (relazioni risalenti agli anni dal 1608 al 1627) conservati presso l'Archivio di Stato di Firenze.
Riportando ampie parti delle relazioni mediche redatte ai tempi, non è stata per me una facile lettura, ma l'ho trovata indubbiamente interessante. Presenta un reale spaccato di quella che era la vita quotidiana dei nostri avi, alle prese non solo con la peste (
che veniva considerata il male assoluto, tanto da arrivare a usare la parola "contagio" come sinonimo), ma anche con malaria, tifo petecchiale, infezioni gastro-intestinali, vaiolo, otite, parotite, fino alla comune influenza.

E, naturalmente, evidenzia tutti i (grandissimi) limiti della medicina del seicento. Non sapevano dell'esistenza di microbi e di virus e ignoravano che alcune malattie avessero bisogno di un vettore per propagarsi. Il loro concetto di "contagiosità" era diverso da quello attuale, si basava su miasmi e umori e pensavano che le persone si infettassero per esalazione o per contatto epidermico, anche attraverso semplici oggetti (da qui l'uso di bruciare le cose toccate dai malati). Una teoria sbagliata sulla quale si basò la medicina dalla fine dell'età classica agli inizi dell'età contemporanea. E tutto veniva adattato ad essa, per esempio attribuivano lo scoppio di epidemie prevalentemente durante l'estate al peggioramento dei miasmi a causa del caldo, senza sapere che era il periodo di maggior proliferazione delle pulci.

Per questo ciò che le Magistrature di Sanità cercavano di combattere conducendo ispezioni igienico-sanitarie era soprattutto la sporcizia che in ogni angolo d'Europa provocava fetori. Le fognature erano inadeguate, spesso a cielo aperto o del tutto assenti e la relativa scarsità di letame per fertilizzare i campi portava i contadini a comprare anche escrementi umani, che però dovevano essere asciutti e che quindi venivano raggruppati in montagnole nei pressi delle abitazioni (per fortuna ho letto il libro in edicola, quindi sempre lontano dai pasti...).

A questo problema si aggiungevano quello delle acque stagnanti e quello delle sepolture, spesso eseguite in fosse poco profonde e/o in tombe non adeguatamente sigillate (solo nella seconda metà del 1700 venne imposta la creazione di cimiteri lontani dai centri abitati).

La puzza generale doveva essere insopportabile e a questo disagio si aggiungeva la convinzione che fosse la causa delle epidemie.

Le relazioni dei medici riportate dall'autore raccontano le tante erronee convinzioni che avevano, ad esempio riguardo alle malattie bronco-polmonari pensavano che il freddo dell'inverno creasse un ammasso di umori nel cervello, umori che con l'aumento delle temperature successivamente si scioglievano finendo in gola e poi nel petto soffocando e uccidendo il malato.
Ed evidenziano tristemente come all'epoca non ritenessero necessario includere nella casistica il numero di decessi fra bambini e adolescenti perchè ne morivano tanti anche nei periodi normali e quindi erano superflui per valutare la gravità di un'epidemia.

L'autore sottolinea come "medicine" e "cure" spesso facessero più male che bene: salassi, purghe ed emetici aumentavano la mortalità di circa due terzi. Paradossalmente chi era povero e non poteva ricorrere alla cure mediche, ne giovava.

Da accademico specializzato nella storia dell'economia, Cipolla fornisce alcune valutazioni piuttosto ciniche, ad esempio sull'effetto positivo che aveva sull'economia la morte nell'arco di pochi mesi di un terzo o di un quarto della popolazione là dove essa era in eccesso rispetto al capitale disponibile. O, come nel caso della malaria, evidenziando il problema che causava sul piano economico indebolendo chi ne aveva sofferto minandone così la produttività e facendolo diventare un fattore determinante di miseria e di ristagno economico.

Ma l'attuale pandemia porta inevitabilmente a riflettere sulla fortuna che, nonostante tutto, abbiamo nel vivere questa situazione nella nostra epoca: basti pensare che l'isolamento dovuto alla quarantena nel Medioevo, e oltre, portava le persone a morire letteralmente di fame!

E c'è chi parla di dittatura per il Green Pass!


Reading Challenge 2021: questo testo risponde alla traccia compleanno di agosto (l'autore era nato il 15 agosto 1922)