venerdì 19 agosto 2022

"La pittrice di anime", Isabel Wolff



Londra, primavera 2010. Ella Graham ha quasi 35 anni ed è una delle poche persone che sono riuscite a realizzare il sogno professionale che avevano da bambini: a cinque anni trascorreva il suo tempo cercando di riprodurre un volto, quello del padre che all'improvviso non aveva più visto. Ma quando ne aveva 11 la madre le aveva finalmente raccontato perché le aveva abbandonate. La rivelazione aveva causato in lei un dolore e una rabbia così potenti da spingerla a buttare via i tantissimi disegni del padre che aveva fatto in quei sei anni, ma la passione per la pittura era rimasta.
Grazie a un ritratto di Sarah Ferguson, duchessa di Cornovaglia, commissionatole dalla National Portrait Gallery e alla sua grande capacità nel riuscire a far emergere dai suoi dipinti qualità interiori che nemmeno le persone raffigurate sapevano di possedere, Ella è diventata una ritrattista di successo. C'è chi preferisce posare nella propria casa e chi, invece, va a Fulham nello studio di Ella, ad esempio Nate, l'uomo che il 3 luglio sposando Chloe, la sua sorellastra, diventerà suo cognato.
Questo è un romanzo rosa e a Ella basterà la prima sessione di due ore per passare dall'antipatia e dalla diffidenza che provava nei confronti di Nate a sentimenti ben diversi...

Era il 1997 quando negli Stati Uniti una rubrica settimanale veniva trasformata in libro: ovviamente mi riferisco a "Sex in the city" e alla rubrica che l'autrice Candace Bushnell pubblicava da tre anni nel "New York Observer".
Un anno dopo gli inglesi scopiazzavano la trovata facendo nascere dalla rubrica umoristica 
"Tiffany Trott" del "Daily Telegrah" il primo romanzo di Isabel Wolff, arrivato in Italia con il titolo di "Colazione da Tiffany Trott".
Fra il 1998 e il 2014 la Wolff ha pubblicato dieci libri, di cui solo la metà è stata tradotta in italiano. "La pittrice di anime"
 (titolo originale "The very picture of you", che Google mi traduce in "L'immagine stessa di te") è il penultimo, scritto nel 2011, ed è l'ultimo tradotto.

I libri della Wolff sono meno divertenti e meno stupidi di quelli della Bushnell e di tanti altri chick lit, categoria indubbiamente adatta ai primi tre, che ho letto molti anni fa 
(cosa evidente già dai titoli: "Colazione da Tiffany Trott", "La posta del cuore", "Minty, lui mente"), ma dove secondo me non rientrano né "Passione vintage" né quest'ultimo, non fosse altro per la mancanza di una vena umoristica in entrambi. "La pittrice di anime" è un romanzo rosa senza grandi pretese, ma decisamente migliore dell'altra mia lettura dello stesso genere di questo mese, "Il luogo segreto dell'amore". La Wolff - pur cadendo in ben sette mordicchiamenti di labbra e pur utilizzando (lei o la traduttrice) il termini piedini riferito a un'adulta - ha una scrittura piacevole, non tratta grandi temi sociali, ma non si limita neppure a banali patemi d'amore: la vicenda che coinvolge Ella e il padre biologico, nonostante sia secondaria nella trama, assume per importanza e sviluppo un ruolo protagonista e l'autrice - raccontando anche le storie di alcuni personaggi minori (quelli ritratti da Ella) - arricchisce il libro non riducendolo all'inevitabile "e vissero felici e contenti". Anzi, per essere un romanzo rosa ha un'altissima percentuale di divorzi e di separazioni. Atipica anche la dedica: "Ai miei suoceri, Eva e John". Io leggo le dediche e subito le dimentico, questa mi ha colpita.

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