martedì 7 novembre 2023

"L'ultima briscola. Ovvero, quando i nodi vengono al pettine", Renzo Bistolfi

 

Sestri Ponente (Genova), un mercoledì sera di inizio novembre del 1959. Piove da alluvione: in poche ore viene giù talmente tanta acqua da far uscire dagli argini i tanti torrenti della zona, dal Chiaravagna al Polcevera. Al risveglio i genovesi si armano di secchi, pale, scope robuste e di tutto il necessario per ripulire la città da fango e detriti. Non è la prima volta. Non sarà l'ultima.
Al maresciallo capo Primo Galanti spetta un compito che non prevede sforzi fisici, ma ben più pesante: la conta dei dispersi. Dieci, ma è un numero destinato a salire. E infatti diventano subito dodici: non si hanno notizie di Benedetto Ferrero, uno dei piemontesi che ogni mercoledì sera si ritrovano per giocare a briscola, e di Angelo Barattero, che invece in quello stesso giorno della settimana ha l'abitudine di andare a cena dalla sorella.
Il primo dopo la briscola non è tornato a casa, il secondo una casa non ce l'ha: nullafacente, vive in una grotta sul monte Gazzo, scende raramente e, nonostante non parli mai con nessuno, a Sestri tutti lo conoscono: è Angiou, l'eremita.
Il mare restituisce in fretta il corpo del Ferrero e le otto ferite da arma da taglio rendono evidente che non è stato vittima dell'alluvione. E non sarà l'unico morto ammazzato della storia.

Quando di un autore mi piacciono tematiche, stile, ambientazione (sia fisica che temporale) e caratterizzazione dei personaggi, leggendo i suoi libri mi diventa difficile dire quale mi sia piaciuto di più, ma questa volta sento di potermi sbilanciare. Quello che non posso fare, per non fare spoiler, è dire perché abbia preferito questo agli altri sei precedentemente scritti da lui e letti da me (con Bistolfi sto seguendo rigorosamente l'ordine cronologico).

Mi limito a dire che è stata la tematica a farmi innamorare di questo romanzo, non una novità per l'autore che non per la prima volta ha raccontato eventi vissuti anche dai miei familiari. In particolare il capitolo 45° mi ha fatto sentire come se Bistolfi fosse un mio parente e mi stesse raccontando cose che avevo già sentito da mio nonno, che avrebbe adorato questo libro e un personaggio in particolare.

Ce n'è un altro di eccezionale, Angiou, un uomo che pur non avendo nulla è molto più ricco della maggior parte di noi:

"Ma perché era necessario uccidere? Lui non aveva mai ucciso nessuno, neanche un ragno, non mangiava carne, non uccideva nemmeno i topolini che gli rosicchiavano le provviste e talvolta il pagliericcio di foglie."

Angiu e la sorella sono anche i soli personaggi sestresi, cosa insolita per un romanzo di Bistolfi: i giocatori di briscola sono tutti originari del Monferrato, Primo Galanti è siciliano, ci sono alcuni toscani...
Ma c'è Genova per farmi sentire a casa: zone e strade che conosco, compreso il trivio di san Giacomo, un incrocio che era il mio incubo quando da ragazza, fresca di patente, andavo a vedere giocare la squadra di basket di Genova sulle alture di Borzoli. Una sera avevo anche rigato la fiancata dell'Opel di mio padre strisciando contro il cancello di ingresso!
Le nostre espressioni colorite, da un "porco belino d'una scalogna marcia" a un "porca d'una bagascia impestata".
E ancora: la mia Sampdoria, l'ospedale di Sampierdarena dove sono nata e Pegli, il quartiere dove vivo e che confina con la Sestri Ponenete di Bistolfi.
C'è addirittura la valle dell'Orba, dove abita mia sorella.

E ci sono tante verità.

"Avete presente quei bambini cattivi d’animo che provano piacere a strappare le ali alle mosche, a tagliare la coda alle lucertole? Quei bambini lì quando diventano grandi, se si trovano nelle condizioni di avere per le mani la vita degli altri, di poter trattare la gente come mosche o lucertole sicuri di non essere castigati, lo fanno. Eccome, se lo fanno! Il mondo è pieno di bastardi così. Basta che le condizioni lo permettano e loro sono pronti a tagliare a fette il prossimo."

Reading Challenge 2023, traccia annuale di settembre: cinque libri di autori dello stesso sesso