martedì 14 novembre 2023

"Dieci motivi per uccidere", Raffaele Malavasi

 

Genova, inizio maggio 2018. Sono trascorsi soltanto tre mesi dagli omicidi di Sparzi quando l'ispettore capo Gabriele Manzi e la sua squadra si ritrovano a indagare su altri omicidi avvenuti nell'entroterra della città. Prima a Masone, tre giorni dopo a Busalla. Il modo in cui le due vittime sono state uccise e quello in cui i cadaveri sono stati ricomposti rendono evidente che Vittorio Bianchi, il Mostro del Nord-Ovest che tre anni prima aveva ucciso sette persone nel triangolo Torino-Milano-Genova, ha un emulatore.
Bianchi è rinchiuso nel carcere di Marassi, dove ha ricevuto pochissime visite.
Forse per trovare qualche collegamento con il presente bisogna scavare nel suo passato: è quello che fa Orietta Costa, giornalista del Secolo XIX, che passando i rassegna gli articoli di tre anni prima nota qualcosa, o qualcuno, in una foto scattata durante il processo a Bianchi.
Ed è quello che non ha mai smesso di fare Goffredo "Red" Spada, che continua a non trovare risposte certe riguardo ai fatti che all'inizio del 2016 portarono al rapimento e alla successiva uccisione di sua moglie Anna.

Con tutti gli arretrati che ho, raramente leggo libri novità, ma per questo di Malavasi (uscito a settembre) ho fatto volentieri un'eccezione.
Come l'autore aveva anticipato nei ringraziamenti alla fine del precedente romanzo, "Dieci motivi per uccidere" chiude la serie che ha per protagonista Goffredo "Red" Spada.

Cinque titoli ("Tre cadaveri", "Due omicidi diabolici", "Sei sospetti per un delitto", "Undici morti non bastano" e infine questo) che vanno rigorosamente letti in ordine cronologico, pena non capire nulla. Perché nei libri di Malavasi la trama orizzontale è il centro di tutto. Anche nei primi quattro romanzi della serie, che hanno ciascuno la loro trama verticale con situazioni autoconclusive, la storia del Mostro del Nord-Ovest e la conseguente uccisione della moglie di Spada, per quanto possano sembrare marginali, in realtà sono colonne portanti. Di libro in libro emergono svariati tasselli che portano al quadro completo, quello a cui si giunge solo a pagina 352 (l'ultima) di questo capitolo conclusivo.

Questa volta Malavasi nei ringraziamenti dice che qualche lettore, dopo aver appreso la sua intenzione di chiudere la serie, si è lamentato: "Ma perché dopo solo cinque episodi arrivare già alla conclusione?"
Invece, secondo me, ha fatto benissimo, anzi, la storia di Anna, Manfredini, Castello, eccetera, è stata tirata fin troppo per le lunghe e infatti si arriva alla fine senza che tutte le carte scoperte siano sorprendenti, come avrebbe potuto essere se Malavasi ci avesse ricamato sopra un po' meno.
"Troppo", l'aggettivo che avevo definito adatto per descrivere "Undici morti non bastano", è calzante anche per la trama orizzontale della serie, esageratamente ingarbugliata, tanto da generare confusione in fase di lettura.

Nei ringraziamenti dice anche che "pur avendo idea della struttura generale della storia, in gran parte l'ho scoperta strada facendo, a volte con grande sorpresa". Male. Sono d'accordo con quanto dichiarato da John Grisham in una recente (e bella) intervista rilasciata a "Il venerdì di Repubblica": quando scrive un libro sa in partenza come andrà a finire. Credo che questo sia un buon sistema per non fare giri a vuoto, col rischio di perdersi (o di ripetersi), come è successo a Malavasi qua e là.

Ci sono anche alcune cose poco verosimili (ad esempio che Orietta noti per caso un particolare ignorato da tutti in una foto
 risalente a tre anni prima facendo centro) e una certa spacconeria maschile tutta da dimostrare (regalando a Red una prestazione sessuale da "domani non cammini").
E, dall'alto dei miei quasi 54 anni (fra undici giorni), magnanimamente sorvolo sul quel "tardona" che Malavasi affibbia a una dipendente della biblioteca Berio che colloca fra i cinquanta e i sessanta!!
Ma lo ringrazio per avermi sbloccato un ricordo dell'infanzia:


Quanto amavo quei fascicoletti!!

E ora inizia l'attesa perché, nonostante le critiche, non vedo l'ora di leggere il prossimo romanzo di Malavasi. Sempre nei ringraziamenti accenna al fatto che uno o più personaggi presenti in questa serie potrebbero ricomparire, "desiderosi di far sentire una parte della loro storia che non è stata del tutto raccontata".
E qui faccio di nuovo un pronostico: sarà Orietta Costa.

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