mercoledì 22 maggio 2024

"Le assaggiatrici", Rosella Postorino

 

Gross-Partsch, autunno 1943. Rosa Sauer ha 26 anni ed è arrivata da appena una settimana nella Prussia Orientale quando viene reclutata dalle SS. Ogni giorno lei e altre nove donne tedesche vengono portate alla mensa della Wolfsschanze, la Tana del Lupo, dove devono assaggiare ciò che in seguito verrà servito al Führer, se nessuna di loro manifesterà segni di avvelenamento. Cavie umane regolarmente retribuite, uno stipendio più alto di quello percepito da Rosa quando lavorava come segretaria a Berlino. E' in ufficio che aveva conosciuto Gregor, il suo capo che poi sarebbe diventato suo marito. E quando lui si era arruolato l'aveva mandata dai suoi genitori perché considerava la campagna più sicura della città, senza immaginare che anche lì Rosa avrebbe rischiato di morire ogni giorno, a ogni boccone.

Libro pluripremiato (fra i tanti il Campiello nell'anno della pubblicazione, il 2018) che non mi ha mai attratta abbastanza da inserirlo nella mia wish list. Ma è a lui che ho pensato vedendo che una delle tracce di maggio della Reading Challenge richiedeva libri ambientati durante una guerra.

E' una storia romanzata che ricalca quella reale vissuta da Margot Wölk, la quale fece veramente parte del gruppo di donne (quindici e non dieci come nel libro) che vennero ingaggiate con il solo scopo di poter verificare che il cibo destinato a Hitler non fosse stato avvelenato: durante la tarda mattinata le quindici dovevano assaggiare tutto e attendere per un'ora. Se in nessuna compariva alcun genere di disturbo allora anche il Führer poteva mangiare.

La Wölk raccontò questa esperienza durante un'intervista rilasciata in occasione del suo 95° compleanno, vale a dire moltissimi anni dopo, nel dicembre 2012. Peccato per questo ritardo: penso che se ne avesse parlato prima qualcuno avrebbe avuto il tempo per scrivere la sua biografia, che avrebbe avuto un valore ben maggiore di due romanzi dove ai fatti reali si mischia la fantasia di chi li ha scritti.

Due perché, sempre nel 2018, V.S. Alexander - autore (credo) statunitense - pubblicò "Al servizio di Adolf Hitler" che racconta gli stessi fatti: una curiosa coincidenza di cui mi piacerebbe conoscere i retroscena.

Questo della Postorino, il suo quarto romanzo dei sei scritti fino a questo momento, è uno di quei libri che strizzano l'occhio ai premi letterari italiani, confezionati per raccogliere il maggior numero di consensi.

Dal punto di vista stilistico il libro non ha difetti: ben scritto, scorrevole e per niente noioso, come invece qualcuno me lo aveva descritto.

La protagonista non è nazista: il padre - così come quello della Wölk - aveva rifiutato di aderire al partito, e Rosa, come la Wölk, non aveva fatto parte della Lega delle ragazze tedesche (l'analogo femminile della Gioventù Hitleriana). Se per altre assaggiatrici (quelle che vengono definite invasate, e non faccio fatica a immaginarle) morire per Hitler sarebbe stato un onore, per Rosa quel lavoro è l'imposizione che è e la Postorino all'inizio riesce a trasmettere la paura che prova, ma presto subentrano elementi che, stemperando la drammaticità della storia, la fanno diventare quasi una favoletta, con tanto di risvolto d'amore.

La Wölk nell'intervista aveva raccontato che in seguito aveva impiegato molti anni prima di riuscire a mangiare godendo di nuovo del cibo. Se provo a immaginare quei momenti vedo una grande mensa militare con quindici donne sedute ai tavoli attorniate da SS armate, dove parla solo chi impartisce ordini mentre chi li subisce deve fare in fretta ciò che viene loro imposto.

Nel libro le donne chiacchierano, scherzano e litigano, nascono alleanze e antipatie, si scambiano addirittura i piatti e - seppur ogni tanto venga ricordato - la paura che quel cibo possa essere davvero avvelenato si affievolisce in fretta.

Tutto troppo poco realistico, compreso il modo in cui viene raccontato l'attentato al Führer del 20 luglio 1944: si lascia intendere che il colonnello che piazzò la bomba all'interno della Wolfsschanze e le persone che lo circondavano fossero mosse dal desiderio di libertà e democrazia, mentre i cospiratori dell'Operazione Valchiria miravano a eliminare Hitler perché con lui al potere avevano paura di perdere la guerra.

Discutibile anche il finale che, con un balzo di quarantacinque anni, riassume solo brevemente la vita di Rosa negli anni immediatamente successivi alla fine del conflitto, nulla a che vedere con quanto accadde alla Wölk, unica sopravvissuta delle quindici assaggiatrici, ma che dopo la battaglia di Berlino venne segregata per due settimane dai soldati russi e violentata con una brutalità tale da renderla sterile.
Avrebbe davvero meritato una biografia autentica.

Reading Challenge 2024, traccia gioco di società di maggio, Risiko: libri ambientati durante una guerra